L’omicidio di don Roberto e le strumentalizzazioni della politica. Le leggi dello Stato e le due facce della Chiesa Cattolica. La cultura dell’odio e la città solidale. Sandro Sallusti, comasco, direttore de “Il Giornale”, non ha dubbi: “Questo prete è un santo e i santi se ne sono sempre fregati delle leggi dello Stato e della Chiesa”.
Direttore, c’è un prete morto ammazzato e gli sciacalli la buttano in politica.
È inevitabile. Quei due, teste di …., che hanno massacrato un ragazzo di colore, sono diventati subito dei fascisti e dei razzisti. Qui è il rovescio della medaglia. Un immigrato clandestino ha ammazzato un prete bianco e inevitabilmente si inverte la lettura politica.
E le sembra normale?
No infatti. Il problema è che dovremmo tornare alle responsabilità personali. Chi ammazza è un criminale. Punto.
Quando, vent’anni fa, uccisero don Beretta…
Omicidio fotocopia, ma la differenza sta nel fatto che allora il buono e il cattivo, il bene e il male erano categorie chiare ed evidenti. Non c’erano zone d’ombra. Oggi invece sì. Oggi la vittima è buona, ma fino a un certo punto, perché si dice: “Un po’ se l’è cercata”. E il carnefice è cattivo, ma fino a un certo punto, perché si dice: “La società non lo ha accolto”. Ciò è aberrante. La vittima è vittima e il carnefice è carnefice, non possiamo ammettere dei “ma”, o dei distinguo.
Qualcuno ha proprio detto che Don Roberto “un po’ se l’è cercata” e che il suo assassino, irregolare, non doveva essere qui.
Don Roberto è un santo e i santi se la cercano per definizione. Il Santo è uno che se ne frega delle regole e hanno sempre litigato con lo Stato e anche con la Chiesa ufficiale. Noi dobbiamo difendere le regole, ma meno male che ci sono i don Roberto che se ne fottono delle leggi. Un amministratore pubblico non potrebbe mai fare quello che faceva don Roberto, ma è normale che preti come lui non facciano distinzioni tra immigrati regolari e clandestini.
Ma non le fa un po’ schifo che si faccia campagna elettorale sul dramma dell’immigrazione?
C’è una parte politica che specula sull’allarme immigrazione, ma ce n’è un’altra che specula sull’allarme fascista e razzista. La politica è un ring e sul ring si combatte. Succede di darle e succede di prenderle. Oggi vige la politica del “contro”. Se sul Giornale faccio il titolo “Berlusconi è un grande”, perdo cinquemila copie, se scrivo “Di Maio è un pirla” ne guadagno diecimila.
Complimenti! Per cui seguitiamo a cavalcare l’odio.
La destra è accusata di cavalcare la paura e fomentare l’odio, ma la sinistra risponde con un odio ancora peggiore. Lo fa in maniera uguale e opposta. Travaglio, in un suo vecchio post, aveva sostenuto che “l’odio è un diritto”. L’ipocrisia è che tu continui a odiare Salvini, ma io non posso odiare Saviano.
Don Roberto era invece l’emblema della bontà.
Infatti diventerà santo, un santo fuori dagli schemi convenzionali anche della sua stessa Chiesa.
Secondo lei, qualcuno prenderà il suo posto? Qualche altro prete uscirà dalle sacrestie per andare in strada?
Ce ne sono tanti di preti in strada, ma penso che debbano stare anche in sacrestia, nel senso che c’è bisogno anche di sacerdoti dediti alla preghiera, alla liturgia, preti che parlino di Dio e non soltanto che aiutino i disperati. Per fare quello ci sono anche la protezione civile e le associazioni di volontariato.
Io, don Roberto, l’ho visto al dormitorio che, a mani nude, spalmava la crema sulle piaghe di un senzatetto.
Infatti è un santo. È un novello San Francesco.
Visto che piace così tanto San Francesco, perché non vi piace altrettanto il Francesco Papa.
Papa Francesco non è molto amato perché è un progressista, un sudamericano per cultura e teologia. La curia romana e la cultura cattolica europea sono invece più tradizionalisti, anche sui temi dell’immigrazione.
I don Roberto sono l’opposto del cattolicesimo conservatore.
Il conservatorismo cattolico non ha futuro e lo ha dimostrato Ratzinger. Il Papa emerito si è dimesso e ha voluto come suo successore Francesco. Ratzinger ha volutamente consegnato la Chiesa al suo nemico, ma per salvarla.
La città ha dimostrato di amare don Roberto e i preti come lui. Cattedrale piena e piazza del Duomo gremita.
Como, lo dico da comasco, è una città cinica, supponente e anche un po’ stronza, ma al dunque ha sempre dimostrato di essere solidale. I comaschi sono incazzati nel vedere i barboni che dormono davanti a San Francesco e hanno ragione perché il decoro è un valore. La politica deve trovare una alternativa, perché non è normale che i don Roberto portino la colazione ai disperati.
Morto ammazzato proprio mentre portava loro la colazione.
Appunto. Una santità sfociata nel martirio.