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“Sciami di turisti, maleducazione, anima snaturata: Como bellissima ma ormai invivibile, noi ce ne andiamo”

C’è un sottile confine che distingue una città viva e reale, con un’anima e un cuore pulsanti, da una Disneyland con le facciate dei palazzi di cartapesta e dietro il nulla e questo confine sono, indubbiamente, le persone che la abitano. Perché una città in cui i turisti incrociano solo altri turisti, in cui chi ci vive si sente come un indiano stretto in una riserva, poco più di un panda in via di estinzione, è destinata, nella migliore delle ipotesi, a trasformarsi in un banale centro commerciale a cielo aperto. E nella peggiore, a non piacere più neppure ai turisti che quell’anima la cercano eccome.

E così, mentre Venezia quest’anno ha sfiorato il punto di non ritorno con un quasi pareggio tra numero di posti letto nelle strutture ricettive e quelli residenziali (48.596 i primi contro 49.365 i secondi), Como trotterella spensierata verso il punto di non ritorno in cui sono già finite, prima di lei, molte altre città turistiche, felice di essersi scoperta amatissima dai turisti e convinta che le beghe più grosse da risolvere siano le code per i battelli e il traffico. E non il malcontento che serpeggia tra i suoi abitanti e una lenta, sottile emorragia che comincia a manifestarsi. Qui ne raccontiamo solo due esempi, senza l’ambizione di essere esaustivi, ma con l’auspicio di cominciare a parlarne, prima che sia troppo tardi.

Rosanna Romano e Alberto Pozzi
OSS in una casa di riposo lei, ingegnere gestionale e docente del Politecnico lui. Rosanna Romano e Alberto Pozzi hanno già gli scatoloni pronti per lasciare la casa in cui vivono tra via Grassi e piazza Volta e trasferirsi fuori città, a Fino Mornasco. “Dovremmo trasferirci a novembre, non vediamo l’ora – raccontano – viviamo qui dal 2014, e abbiamo visto questa zona passare dall’essere un posto fin troppo tranquillo, al limite del ‘mortorio’, al disastro che è oggi, non ne possiamo più”.

Sotto accusa una situazione più che nota fatta non solo di locali e “movida”, ma soprattutto di una maleducazione sempre più dilagante che rende impossibile la vita di chi abita qui: “Le scale esterne del nostro condominio sono un assembramento costante di ragazzi che fumano, bevono, vomitano, fanno rumore e usano questo spazio come bagno senza parlare delle moto a tutto gas su via Rubini o delle vere e proprie gare di minicar senza che nessuno passi davvero a controllare – raccontano – e se a questo aggiungiamo i garage affittati come magazzini a bar e i ristoranti che a mezzanotte svuotano i secchi dei vetri nei bidoni fregandosene di chi dorme sopra, il quadro è completo”.

Quasi completo, perché anche di giorno la situazione non è delle migliori: “Abbiamo affittato annualmente un posto all’autosilo dell’ex zoo ma, nonostante paghiamo quasi 2mila euro all’anno, non disponiamo di una corsia preferenziale per entrare (non obbligatoria per autosili sotto i 500 posti Ndr) quindi dobbiamo fare code interminabili – raccontano – poi abbiamo un posto residenti in piazza ma è sempre occupato da auto che non ne hanno il diritto, l’ultima volta abbiamo aspettato quaranta minuti con la nipotina in macchina per riuscire a parcheggiare”.

Da qui la decisione, sofferta, di lasciare Como e andare a vivere altrove: “Ormai ci siamo ridotti a goderci la città solo al mattino presto o alla sera tardi e allora tanto vale, ce ne andiamo, anche se adoriamo Como – dicono – ma questa città sta veramente facendo passi indietro di fronte a una maleducazione che dilaga senza controllo. Ci dispiace per chi rimane”. E la casa? “Ci stiamo ancora pensando, probabilmente proveremo a trasformarla in una casa vacanze – concludono rassegnati – i turisti sono gli unici a cui probabilmente non importa il casino, tanto restano qualche giorno e se ne vanno, che alternative abbiamo?”.

Roberto Pirina e Andrea Sanna
Che non serva vivere nel cuore della movida per decidere di scappare dalla città, lo dimostra un altro punto di vista, quello di Roberto Pirina, manager nel settore della moda che, dopo aver vissuto tra la Sardegna, Roma e Parigi, si è fermato a Como per amore ma che ora, dopo soli quattro anni, medita la fuga: “Mi sono trasferito a Como nel 2019 ma già da un paio d’anni andavo e venivo perché qui viveva Andrea, che è medico e oggi è mio marito, finché nel 2020 abbiamo deciso di comprare casa insieme in viale Varese – racconta – solo pochi anni fa ci sembrava la soluzione perfetta perché siamo a due passi dal centro, in una zona tranquilla e comoda per andare a lavorare, con un parco vicino per i nostri cani. Era la casa ideale, ma ora ci stiamo seriamente guardando intorno per andare a vivere fuori città”.

Cosa sia cambiato, in così pochi anni, è sotto gli occhi di tutti: “A noi piace andare sul lago ma i posti dove si può fare il bagno sono sempre più affollati e trovare parcheggio è diventato impossibile, ma anche la città è diventata difficile da vivere, non è più quella di prima – racconta – la gente, la musica, l’atmosfera internazionale inizialmente hanno sicuramente ringiovanito e vivacizzato Como, ma la realtà è che oggi è diventata sì più bella e ricca, ma si sta snaturando, è travolta da sciami di turisti, tanto che se vuoi andare a bere un aperitivo devi farti largo tra la gente, è impossibile farsi una passeggiata tranquilla sul lungolago e tutti i ristoranti sono diventati carissimi e a misura di turista. Vivere qui è diventato sempre meno interessante”.

Da qui l’idea di cambiare, anche se non a cuor leggero: ”L’idea iniziale era quella di cercare un altro appartamento in centro, magari con un grande terrazzo per avere uno sfogo esterno, ma i prezzi in città sono alle stelle e comunque non avremmo risolto il problema del caos quindi stiamo guardando qualche soluzione in campagna, con un giardino – spiega – un po’ di timore però c’è perché vivere in una città per me ha sempre significato sentire un senso di appartenenza a un luogo e mi spaventa l’idea di perdere il contatto con la vitalità e il clima giovane e internazionale che si respira qui. Ma, alla fine il rischio concreto è che Como diventi una città esclusivamente turistica, con pochissimi abitanti. Vale davvero ancora la pena di vivere qui?”.

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15 Commenti

  1. “Como sta arrivando al punto di non ritorno, con troppi turisti”…”e casa vostra?”…”la trasformeremo in casa vacanze” quando si dice essere coerenti 😅

  2. Perfettamente d’accordo con i signori. Io abito in un paese della bergamasca, paese tranquillo fino a poco tempo fa. Ora dopo l’apertura di un bar si vede e si sente di tutto fin oltre la mezzanotte non c’è pace. Nessuno fa nulla perché i sodi dell ‘affitto vanno al comune. Bergamo città poi non ha niente da invidiare alla bellissima Como. Ubriachi, drogati, bande di ragazzini che provocano, e chi più ne ha più ne metta. Ci vorrebbe il coprifuoco come ai brutti ma “” bei tempi del covid””.

  3. Hanno perfettamente ragione. Il Turismo a como è di bassa lega…maleducato, incivile . Porta solo caos disordine traffico sporcizia .non è
    qst il turismo x Como! Dovrebbero mettere una tassa di soggiorno alta ed entrate contenute ( come dovrebbe essere x Venezia)-

  4. Non è un dogma: il turismo di massa porta benefici a pochissimi e danneggia la gran parte della cittadinanza.

  5. Ma di quale movida state parlando che dopo le 8 di sera trovi in giro solo i cingalesi che provano a vendere le rose?

  6. Capisco bene il problema,meglio una cittadina con tanto verde e poco rumore,la movida va bene agli studenti e ai trentenni,la gente che lavora vuole tranquillità.

  7. Non è sorprendente. La “Como da vivere” sta lasciando sempre più spazio a questo gigantesco e caotico villaggio turistico che sta diventando la “Como da visitare”. La soppressione degli Asili e lo sfratto degli spazi per gli anziani (Bocciofila) sono la punta dell’iceberg del disagio dei residenti. Como non è più una città per vivere ma solo da visitare possibilmente in giornata. Chi ha la sfortuna di abitare in condomini in cui ci sono B&B, o avere appartamenti sopra bar, ristoranti, pizzeria o gelateria. oppure sulle vie di comunicazioni principale, oppure semplicemente in convalle lo sa bene. A Como, chi ha profitti con il turismo sta trasferendo disagi e costi a chi con il turismo non ha nulla a che fare.

  8. certo la città è invivibile è vero!io sono nata e cresciuta in centro città abito fuori le mura ora ma ovunque sporcizia e inciviltà. certo che lasceranno como x fare un b&b proprio coerenti…..

  9. NOTIZIONA. Un tizio, con consorte, decide di trasferirsi da Como a Fino M.
    il premio Pulitzer per il giornalismo è assicurato….

  10. Lasciamo Il Nulla, rimarrà da silo e sara sindaco per l’eternita’ di un parco giochi, fino a quando ci saranno dei turisti e poi?

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