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Sciopero del 9 dicembre, i sindacati: “Inaccettabile e demagogico mettere in discussione un diritto. Le nostre ragioni”

Nonostante le polemiche su tempistica (nel pieno dell’emergenza Covid) e giorno specifico (il 9 dicembre), le segreterie comasche di FP CGIL, CISL FP, UIL FPL e UIL PA rilanciano e rivendicano le ragioni dello sciopero del settore pubblico previsto per dopodomani, parlando di “inevitabile conseguenza delle richieste inascoltate e delle ripetute sollecitazioni fatte al Governo per l’apertura delle trattative su diversi temi dell’innovazione, delle assunzioni, della sicurezza e del rinnovo del CCNL di tutti i comparti pubblici. Non c’è stato dialogo né contrattazione”.

Fermi stronca (con sondaggino) lo sciopero dei dipendenti pubblici del 9 dicembre

Di seguito, la nota siglata da Alessandra Ghirotti (Fp Cgil), Nunzio Praticò (Cisl Fpl) e Vincenzo Falanga (Uil Fpl)

Nel nostro sistema democratico costituzionale quando non c’è dialogo tra lavoratori e datore di lavoro, esiste il diritto di rivendicare le proprie richieste anche con forme di mobilitazione collettiva. Questo diritto è lo sciopero, che può essere esercitato anche se il datore di lavoro è lo Stato.

Alcuni intellettuali, politici, opinionisti, parte della stampa, e non solo ritengono che la presa di posizione di CGIL CISL e UIL sia “inopportuna” in questo momento. La proclamazione dello sciopero non è stata fatta a “cuor leggero” anzi è stata una decisione sofferta, nata da un intenso dibattito all’interno del mondo del lavoro pubblico già da qualche mese.

La libertà di pensiero e di espressione nel nostro Paese sono costituzionalmente garantiti, esattamente come il diritto di sciopero. Sono fisiologici i commenti quando ci sono ricadute nell’erogazione dei servizi ma sono inaccettabili e demagogiche le posizioni che mettono in discussione il diritto di sciopero, che ha lo scopo di aprire un confronto per la difesa dei diritti dei lavoratori, a qualunque categoria essi appartengano.

Il 9 dicembre sciopereranno lavoratori che hanno pagato un prezzo altissimo in questa pandemia, lavoratori precari di tutti i settori (circa 350.000), lavoratori che sono sempre più in affanno perché non riescono più a sopperire alle gravi carenze di organico che si sono create per effetto di 20 anni di tagli lineari alla spesa pubblica.

Basti pensare che nel solo comparto degli enti locali si sono persi 93.000 addetti in 10 anni (l’esempio in provincia del comune di Como in cui si è passati da circa 900 dipendenti nel 2010 a circa 760 dipendenti nel 2020).

La spesa pubblica complessiva cresce a ritmi spaventosi e il risparmio arriva solo dai tagli al personale con enorme danno a cittadinanza e imprese e riduzione dei servizi o esternalizzazioni. L’ex presidente dell’INPS ha dichiarato che i pubblici dipendenti sono privilegiati e propone di applicare anche a loro la cassa integrazione. A chi applicherebbe la cassa integrazione?

Agli operatori sanitari, che sono già pochi, oppure al personale dell’INPS che sta elaborando le pratiche di cassa integrazione?

Applicherebbe la cassa integrazione al personale educativo dei nidi o ai pochi assistenti sociali che in questo momento con abnegazione e passione assistono centinaia di nuove povertà sul nostro territorio?

Oppure chiuderebbe i Centri per l’Impiego che in provincia di Como a causa dei numeri ridotti di personale devono contare sulle partite IVA per aprire i servizi all’utenza.

Forse questo politico lungimirante e non solo lui assegnerebbe la cassa integrazione ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate che garantiscono le entrate del nostro paese anche con il lavoro di lotta all’evasione fiscale? assegnerebbe la cassa integrazione ai Vigili del Fuoco o la Polizia Locale? Forse i dipendenti comunali o provinciali con le numerose funzioni fondamentali che svolgono per la nostra vita quotidiana?

Domande alle quali non occorre dare risposta.

Il 9 dicembre chiederemo con forza, ancora una volta, il rinnovamento della P.A. attraverso i necessari e non più rinviabili investimenti infrastrutturali e tecnologici. Chiederemo investimenti nella formazione e riconoscimento economico delle professionalità. Chiederemo nuovamente di attuare un piano straordinario di assunzione del personale in grado di garantire il necessario turn over del personale cessato al fine di ridare slancio alla P.A. con l’ingresso dei nostri giovani nel mondo del lavoro pubblico.

Chiediamo più sicurezza per lavoratrici e lavoratori, ricordando le vittime e i contagiati.
Gli attacchi alla libertà di sciopero sono strumentali e hanno lo scopo di indebolire le nostre rivendicazioni creando divisione e conflitto sociale, proprio quello che è stato finora evitato anche grazie al fondamentale contributo dei servizi pubblici a tutti i livelli e in ogni territorio.

Per questi motivi FP CGIL, CISL FP, UIL FPL e UIL PA, della provincia di Como parteciperanno attivamente allo sciopero del 9 dicembre e invitano tutti gli addetti a fare altrettanto non solo per rinnovare la P.A. ma per aumentarne il valore in termini di servizi e di qualità a tutela dei cittadini di tutto il nostro Paese.

Non possiamo scendere in piazza ma abbiamo deciso di dare voce alla protesta con un presidio (nel rispetto delle normative dell’emergenza), presso la sede dell’Ospedale S. Anna dalle 10.00 alle 12.00, durante il quale si terrà la conferenza stampa di CGIL CISL e UIL.

Tutte le professioni saranno simbolicamente presenti e daremo loro visibilità proprio nel luogo che in questi mesi ha sofferto di più la carenza d’organico, i ridotti investimenti in termini di risorse umane, economiche e di innovazione.

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4 Commenti

  1. al di là delle ragioni, davvero non riesco a capacitarmi come si possa scegliere come data dello sciopero il 9 dicembre.
    davvero tafazzismo puro da parte dei sindacati.

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