Il simbolo del Ministero dell’Istruzione che contrassegna ogni edificio scolastico italiano è stato strappato via. Sulla facciata dell’ex scuola elementare di Lora ne resta solo l’alone, per i tanti anni in cui è rimasto appeso.
Quell’edificio infatti risale al 1911 e per un paio d’anni, tra il 1919 e il 1920 è stata anche adibita a ricovero per i malati di vaiolo della città. Terminata l’emergenza l’edificio è tornato alla sua destinazione originaria, ospitando nuovamente generazioni di bambini. Ed è nel pieno del boom economico che raggiunge la sua massima capienza: si passa dai 74 alunni del 1953 ai 120 nel 160 fino ai 320 del 1965.
E’ in quel momento che il Comune decide di ampliare la struttura: del vecchio edificio resterà l’ala verso la strada con l’atrio, l’alloggio del custode e due aule. Per decenni è stato il punto di riferimento di un quartiere nato come rurale e cresciuto fino a diventare una comunità vera e propria all’interno della città.
Poi la società è cambiata, è arrivata la crisi demografica e non c’erano più sufficienti bambini per tenere aperta una struttura tanto grande che poteva accogliere fino a 200 bambini contemporaneamente.
Così la scelta a metà anni Duemila di chiuderla e di spostare i bimbi dell’ormai divenuta “primaria” nella nuova struttura che ospita anche le scuole medie. Quindici anni dopo l’erba cresce, le fronde degli alberi hanno invaso il grande giardino, le tapparelle rotte rimangono permanentemente abbassate e nessuno conosce il futuro di quel luogo dell’abbandono. L’edificio infatti rientra nel Piano delle Alienazioni del Comune che lo ha messo all’asta a 675mila euro per ben quattro volte senza ottenere alcuna offerta.
“Mi spiace vederla vuota, si potrebbe sfruttare meglio anche a livello sociale per il quartiere – racconta Marina Pomoni, 64 anni e una vita da maestra tra quelle mura alle spalle ora che da tre anni è in pensione – lo spostamento all’epoca fu semplicemente una questione amministrativa ma stavamo nettamente meglio nella vecchia scuola di via di Lora”.
I motivi sono tutti legati alla conoscenza dei bambini e del loro modo di vivere le ore scolastiche.
“In quell’edificio avevamo un atrio grandissimo che dava la possibilità di fare accoglienza in modo adeguato, riunendo tutti i bambini – racconta l’insegnante di Lora – era anche lo spazio adatto per permettere agli alunni di fare l’intervallo senza restrizioni. Senza contare che lì c’era la cucina e i bimbi mangiavano quello che le cuoche cucinavano direttamente per loro. Oggi ai bambini vengono servite portate preparate e trasportate dalla materna in grandi termos”.
Senza dubbio quell’edificio resta nel cuore di generazioni di loresi che, tra quelle mura, hanno imparato a leggere, scrivere e fare di conto. Con il calamaio per l’inchiostro prima e le penne a sfera poi. E’ stato un rifugio per chi non poteva essere seguito adeguatamente a casa perché mamma e papà lavoravano tutto il giorno ma anche un angolo felice dove stringere amicizie e crescere insieme. Quell’epoca è finita: quale sarà allora il futuro di quel luogo oggi abbandonato a se stesso?
L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.