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Come brilla la scuola di via Brambilla: libri, fatica, stucchi e pennelli uniscono dirigenti, prof e studenti

Qualche giorno fa abbiamo commesso, in assoluta buona fede, una leggerezza. Abbiamo ricevuto una segnalazione (una delle tante che riceviamo ogni giorno) e, complici mille ragioni che ci rendono umani fallibili, l’abbiamo pubblicata senza premurarci di verificare come avviene di solito se le cose stessero esattamente così, come c’erano state segnalate da un lettore in altrettanta buona fede.
E a farne le spese è stata la palestra della scuola di via Brambilla, che raggruppa la primaria “F. Baracca” e la scuola media “G. Leopardi”, frequentata anche da diverse società sportive che, è vero, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni è un cantiere a cielo aperto, ma non lo è per l’inefficienza di chi dovrebbe occuparsene, bensì perché oggetto di un progetto di sistemazione portato avanti in prima persona dagli alunni.

Chiarito l’equivoco, grazie alla pronta segnalazione della dirigente dell’Istituto Comprensivo Como Lago Giusy Porro, e pubblicata una rettifica, poteva risolversi tutto così e invece no. Perché un progetto così bello meritava di essere raccontato dai veri protagonisti, i ragazzi che si stanno sporcando (letteralmente) le mani tutti i pomeriggi tra stucco e pennelli, e le loro insegnanti, oltre naturalmente alla stessa dirigente.

“I Pon, grazie a finanziamenti europei, permettono alle scuole di attivare iniziative volte al recupero di competenze disciplinari, ma anche progetti che promuovono la socializzazione sana tra i ragazzi – spiega infatti la dirigente – per questo abbiamo organizzato corsi estivi per bambini della primaria e della secondaria e poi, a settembre, un corso di potenziamento di lingua italiana per un gruppo di ragazzi che ne aveva più bisogno. Parallelamente, però, abbiamo deciso di ideare qualcosa anche per quei ragazzi che, per tante ragioni diverse, incontravano maggiori difficoltà relazionali”.

E così, ecco l’idea: “Durante l’estate ci siamo dati da fare per tinteggiare le aule e rendere più accogliente la scuola ma mancavano ancora da sistemare i bagni e gli spogliatoi della palestra, così la docente di Educazione Fisica, la professoressa Arianna Zarcone, ha ideato un progetto che coinvolgesse un gruppo di ragazzi delle medie mettendoli al lavoro in prima persona”.
Pennelli, stucco, vernici colorate e una palestra che, ogni pomeriggio dopo le lezioni, da luogo in cui fare semplicemente attività fisica, diventa una vera e propri “palestra di vita” in cui mettersi in gioco ma, soprattutto, maturare e aprirsi a nuove amicizie.

“Qui stanno facendo tutto loro, carteggiano, stuccano, mettono lo scotch carta, verniciano ma l’idea non è solo quella di rendere più belli gli ambienti al servizio della palestra, ma soprattutto favorire la socializzazione e l’integrazione attraversi un’attività di laboratorio ma anche ludica – spiega la professoressa Zarcone – personalmente credo fortemente che i ragazzi abbiano bisogno di alternare le lezioni classiche a esperienze manuali e il nostro Istituto ha già impostato l’attività didattica sempre più in questa direzione”.

“Vederli così partecipi e motivati ci fa capire ancora di più che ai ragazzi serve usare le mani per appassionarsi a quello che fanno – è il pensiero della professoressa Grazia Tripi, docente di Matematica impegnata a dare una mano alla collega e ai ragazzi – io stessa, per quanto riguarda la mia materia, proverò a trovare il modo di portare avanti l’esperienza di questi giorni anche durante l’anno scolastico ideando piccoli progetti laboratoriali in cui coinvolgere i miei studenti”.

E poi ci sono loro, i veri protagonisti di questa piccola magia fatta di impegno, risate, scherzi, schizzi di vernice e, soprattutto, grandissimo impegno: Leonardo, Samuele, Niccolò, Joanna, Yamile, Gabriele, Antonio, Luca, Nicholas, Romeo, Adam, Pedro, Quiana, Alexandra, Sara Luna, Michelle, Ginevra, Demetra, Gian Carlos e Makar. Un manipolo di ragazzini e ragazzine che, e qui sta la vera bellezza, ha perfettamente colto il senso di quello che stanno facendo e sorprendono per la maturità e la serietà delle loro riflessioni.
“Ho chiesto io di poter partecipare perché mi piace dipingere – racconta Joanna mentre dà l’impregnante a una cassetta di legno che servirà per contenere i materiali dell’aula di Scienze – mi piace molto stare qui, si conoscono nuovi amici e si fa qualcosa di utile”. “E si chiacchiera o si ascolta la musica mentre si lavora – le fa eco Yamile, seduta a terra con lei – è divertente”.

“Avevo già provato in passato a dipingere ma qui mi sto divertendo e ho conosciuto tanti nuovi amici”, racconta Romeo mentre è alle prese, con fare molto sicuro di sé, non solo con un rullo per tinteggiare le pareti dello spogliatoio ma con un’esperienza da cui uscirà sicuramente più ricco. E che l’obiettivo di offrire un’occasione di socializzare sia stato pienamente centrato, lo conferma anche Adam, pennello in mano, sorriso sul viso e battuta pronta per rispondere agli scherzi degli amici: “Mi sono appena trasferito in questa scuola e non conoscevo praticamente nessuno – spiega infatti – ora invece ho tanti nuovi amici e sto imparando anche a fare qualcosa di nuovo”.
Alle prese con una porta da colorare di azzurro, ci sono invece Samuele, Leonardo e Niccolò che, spiegando quello che stanno facendo, esprimono un pensiero assolutamente non scontato per la loro età che, però, racconta come il germoglio di questo progetto abbia già iniziato ad attecchire: “Ci divertiamo tantissimo anche perché, oltre a lavorare, abbiamo anche tempo di giocare insieme – dicono infatti – e sicuramente poi, noi che abbiamo lavorato qui avremo cura di questi spazi, più di chi non l’ha fatto. E ci arrabbieremo con lui se qualcuno li rovinerà”.
“E’ un progetto faticoso ma bello non solo perché ci sono ragazzi di diverse nazionalità, ma anche ragazzi con caratteri più introversi o nuovi in questa scuola e si ha l’occasione per farsi nuovi amici – conferma Luca – ma la cosa più bella è far parte di qualcosa di più grande di noi, che resterà anche quando saremo alle superiori e qui ci saranno altri ragazzi a sfruttarlo. Pensa che bello tornare qui tra qualche anno e dire: questo muro l’ho dipinto io quando ero più piccolo”.
Appartenenza, impegno, responsabilità, amicizia, divertimento e bellezza: obiettivo decisamente raggiunto.

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2 Commenti

  1. Quella palestra è tenuta male. Nello spogliatoio dei maschi da due anni le luci lampeggiano a mo’ di discoteca, la porta è sbrindellata e la pulizia è scarsa.
    Una rondine non fa primavera.

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