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Senzatetto. “A Como non siamo eschimesi, ecco i cittadini”. Il Comune? “Non c’è”

Como che si mobilita e si mette in giorno per il prossimo. È questa la città che stasera si è ritrovata al Centro Cardinal Ferrari per il primo incontro operativo di Emergenza Freddo che dal 2010, grazie a trenta associazioni, aiuta chi ogni inverno si trova a dormire per strada.

La novità di quest’anno, però, è il gran numero di singoli cittadini pronti a seguire il proprio spirito di volontariato. “Quest’anno siamo davvero sorpresi dalla quantità di persone che di loro spontanea volontà hanno deciso di mettersi in gioco – dice Paola della Casa, coordinatrice dei Servizi per la Grave Marginalità – Questo dimostra come lo stereotipo di una città disinteressata ai bisogni dell’altro non sia vero. Spiace solo vedere che nessun rappresentante delle istituzioni o del Comune sia presente stasera, pur essendo un nostro partner”.

“Ho saputo di Emergenza Freddo tramite un volantino lasciato in chiesa – racconta Elisa Ceppi, giovane neo-volontaria, spiegando di aver sentito spesso parlare di Emergenza Freddo – Solo ora che ho la maturità mentale (e anagrafica) per impegnarmi seriamente ho deciso di mettermi in gioco”.

Parlando con altri neofiti presenti, cambiano le età ma non le motivazioni. Per Daniele Orlando, 33 anni, anche lui alla prima esperienza, interessarsi al volontariato “è stata una necessità personale vista la chiusura dei centri per senzatetto e il bisogno evidente di aiutare chi dorme per strada”.

Le parrocchie sembrano essere ancora un notevole volano per il volontariato, come nel caso di Renato Diserò, di Lipomo: “E’ la prima volta che mi interesso tramite la mia parrocchia. Sono già un donatore di sangue e questa mi sembra un’ottima idea per rendermi utile”.

Emergenza Freddo, come è popolarmente noto il servizio di dormitorio Invernale attivo in città da otto anni, ha fatto fronte al severo squilibrio tra la popolazione di senzatetto comasca e la disponibilità di rifugi per la notte, arrivando ad aiutare anche quattrocento o cinquecento persone ogni inverno, secondo alcuni dati forniti durante l’incontro.

Gianfranco Moretti, responsabile di City Angels Como, ha commentato la serata, facendo eco alle parole di Paola della Casa riguardo all’alto numero di nuovi volontari: “Questo dimostra che Como non è una città di Eschimesi, freddi. Dimostra che la cittadinanza reagisce quando le fornisci un obiettivo preciso”.

L’incontro di questa sera è servito a introdurre i nuovi volontari alle basi del servizio. Basi sia pratiche come il funzionamento del dormitorio di Via Sirtori, sia sia teoriche e psicologiche come la gestione dei rapporti personali con gli ospiti senzatetto. “Non avere una casa non è solo un tetto sopra alla testa che viene a mancare. Significa anche non avere degli affetti, non potersi prendere cura di se stessi, poter costruire delle relazioni e vivere la propria vita – ha ricordato Ivana Fazzi della Caritas Diocesana che ha tenuto a rassicurare la platea riguardo al senso di impotenza che spesso si percepisce nel lavorare con le gravi marginalità. “Saranno tante le emozioni che quest’esperienza susciterà in voi, non preoccupatevi e non abbiate timore di chiedere aiuto”.

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