Avevamo chiuso l’anno con un’intervista all’assessore alla Cultura Livia Cioffi.
E ora iniziamo il 2021 con la risposta di un suo indimenticato predecessore, Sergio Gaddi, ex assessore dell’era Bruni, uno con il quale, volente o nolente, chiunque sia venuto dopo deve fare i conti.
Quando abbiamo intervistato l’assessore Cioffi era appena uscita la classifica “Qualità della vita 2020” del Sole 24 Ore con Como all’84° posto su 107 per cultura e tempo libero (nel 2019 era 61°). Colpa dell’accontentarsi del turismo in crescita senza puntare a scelte di qualità, secondo l’assessore. Secondo lei cosa è successo?
L’84° posto è già troppo alto, avrebbe dovuto essere all’ultimo. Qualsiasi discorso su questo tema muore davanti al nulla: Como non ha mai avuto così tanti soldi e così tante possibilità di spenderli ma servono persone capaci di farlo e nessuno degli assessori alla Cultura è un addetto ai lavori. Riconosco, però, che sono degli eroi ad accettare l’incarico dopo che lo sono stato io (Ride).
Però neanche lei, allora, era un esperto di cultura.
Sono l’eccezione che conferma la regola. Guardiamo i fatti: solo nel 2006, oltre a Magritte con 120mila visitatori, ho organizzato 33 mostre, dato 75 patrocini e 91 contributi e tutti gli spazi espositivi erano costantemente pieni. Ora però sono inagibili. Anch’io avevo a che fare con problemi di messa a norma ma mi assumevo un’infinità di rischi personali. Caricarsi un Picasso nel baule della macchina non è roba per tutti.
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Non mi ci faccia pensare.
Avevo smania di fare e i risultati parlano da soli. E ricordiamoci che Como, allora, non era neanche sulle carte geografiche dal punto di vista culturale. Eppure la mostra su Magritte è stata persino più bella di quella portata due anni dopo a Milano.
Parlando di grandi mostre, l’assessore punta su Chagall entro l’inizio dell’anno prossimo. Che sia la volta buona per riportare a Como i grandi eventi?
La organizza direttamente? Perché se deve chiedere in prestito anche le idee, cosa ci fa lì? Noi eravamo diventati un’eccellenza, eravamo l’ente produttore, una cosa mai vista altrove. Poi con Lucini hanno buttato via tutto pensando che temi come il Razionalismo attirino le folle. Ma per quanto importantissimo, Terragni non può essere superiore a Rubens in fatto di numeri.
Non che una cosa debba per forza escludere l’altra.
Assolutamente no, anzi. Il nostro progetto era a doppio binario: Villa Olmo vale 100mila Case del Fascio e doveva diventare un faro attrattivo capace di generare grandi flussi. Questo ci avrebbe permesso di avere le risorse per altri progetti.
Cosa ne pensa dell’idea dell’assessore Cioffi di non ricorrere più a i bandi ma di organizzare direttamente gli eventi sia estivi che invernali?
Sarebbe la cosa più intelligente da fare se l’assessore non fosse lei perché servono competenze specifiche. Io l’ho fatto ma decidevo tutto assumendomene in pieno la responsabilità e ha funzionato.
E se venisse finalmente creata la Fondazione che dovrebbe gestire il compendio di Villa Olmo e le offrissero di dirigerla?
Lo potrei fare solo se potessi avere potere assoluto e grado di intromissione del Comune pari allo zero. In pratica un imperatore assoluto. Non mi sto candidando, ma sarei uno splendido Re Sole.
Un commento
Occorre prenderne atto: ComoZero ormai è diventato l’ufficio di stampa del Re Sole…