Sulla scorta delle disposizioni dell’Università Insubria, gli studenti il prossimo semestre non torneranno nelle aule dell’ateneo con sede a Como e a Varese. Si è infatti optato per la continuazione della didattica a distanza, sebbene le attività pratiche si potranno tenere in presenza dividendo gli studenti in due gruppi che si alterneranno su diversi orari. In sostanza, lezioni in presenza per gli studenti dei corsi magistrali e per le matricole, on-line per tutti gli altri e per chi sceglierà di non tornare in aula: queste le linee principali su cui si articolerà l’inizio del prossimo anno accademico all’Università dell’Insubria.
Scelte che a Como vengono apertamente contestate da Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia.
“Leggo, molto amareggiato, che il mio ateneo insieme a molti altri in Italia ha optato per mantenere la didattica a distanza, con annessi esami online, per almeno tutto il primo semestre del prossimo anno accademico – riferisce lo studente e membro di Gioventù Nazionale Valerio Colombo aggiungendo – Noi studenti paghiamo migliaia di euro l’anno di tasse universitarie che per prossimi sei mesi, in pratica, ci consentono solamente di ricevere i link di partecipazione alle lezioni”.
“E’ assolutamente una situazione sconcertante questa che si sta delineando negli atenei lombardi, le istituzioni che durante il lockdown e nella lunga fase 2 e 3 hanno abbandonato i giovani studenti che si sono dovuti arrangiare e dopo quasi sei mesi non si è stati in grado di trovare una soluzione ottimale per ripartire – aggiunge Andrea Matteri, studente e membro di Gioventù Nazionale – Ma per il Governo l’istruzione, l’università e la ricerca non erano così importanti che hanno addirittura creato due Ministeri scorporando l’unico già presente dell’istruzione, l’università e la ricerca in altri due dicasteri? Che di fatto sono parecchio in difficolta nel gestire la situazione ripartenza”.
“Noi di Gioventù Nazionale chiediamo, come è nostro diritto di poter ripartire anche negli studi in presenza, ci pare abbastanza forzato vedere scuole e università chiuse, mentre i locali e gli svaghi sono perfettamente consentiti, assolutamente importanti, non vogliamo certamente cadere nel bieco qualunquismo di chi se la prende con gli svaghi, non è questo il tema – chiude la nota – però ci interessa allo stesso tempo comprendere quali sono le priorità per il governo e per le istituzioni che pare giochino a scaricarsi addosso le responsabilità che nessuno vuole prendersi”.
“L’istruzione è importante, l’università è importante in quanto polo aggregativo di giovani menti e conoscenze che tanto possono dare alla nazione, ma pare che tutti siano ciechi e sordi – è la conclusione – sono palesi i limiti della didattica a distanza, come allo stesso tempo sono palesi i limiti di dover sostenere una sessione di esami in modalità on-line, riprendere è necessario, con le dovute cautele, investendo sull’edilizia scolastica e universitaria, la didattica a distanza ha finito i suoi giorni, siamo tornati nei bar, chi lavora è tornato in ufficio, siamo tornati al parco e pure in discoteca, ora è tempo però di pensare anche alla nostra istruzione”.