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Stavolta il capolavoro è firmato Gaddi: seconda laurea in storia dell’arte (con 110 e lode). “A Sgarbi, un maestro”

Questa volta la sorpresa è stata grossa per tutti: Sergio Gaddi, curatore e inventore delle grandi mostre d’arte a Villa Olmo a partire dalla metà degli anni 2000, critico d’arte conteso in tutta in Italia (e mezzo mondo), nonché ovviamente politico sulla scena da 30 anni (oggi è consigliere regionale di Forza Italia al Pirellone), ha conseguito la sua seconda laurea. E da ieri, con il 110 e lode meritato all’Università di Bologna Alma Mater, è ufficialmente storico dell’arte (risultato che bissa la precedente laurea in Economia Aziendale all’Università Bocconi di Milano).

“E’ sublime studiare il mutismo loquace di pittura e scultura – ha commentato sui social dopo la stretta di mano finale – E siccome le opere d’arte danno il senso della storia, ho pensato di prendere la laurea (magistrale) in storia dell’arte. L’ho fatto all’Università di Bologna, perché l’Alma Mater ha una cattedra gloriosa di arti visive e da vero secchione ho preso pure 110 e lode. Chiaramente prima della discussione della tesi in Fenomenologia dell’arte contemporanea mi hanno scambiato per il padre di qualche laureanda, ma ci sta. Ho umilmente taciuto sul fatto che la mia prima laurea in economia alla Bocconi ce l’ho da più di 30 anni. E ora si ricomincia a studiare. Dove finisce l’uomo continua l’infinito, diceva il grande Lucio Fontana”. Fin qui, dunque, i soliti tratti guasconi.

Ma il giorno dopo, impossibile non ricordare come iniziò questo suo lungo viaggio nell’arte.

“La prima mostra che curai direttamente – ricorda – fu quella di Picasso a Villa Olmo. L’elenco di opere predisposto inizialmente dai curatori aveva dei pezzi mancanti e in quel momento decisi di andare alla ricerca di altre opere di persona. Chiamai Vittorio Sgarbi, che già conoscevo da anni, andai fino a Tolosa per ottenere il grande sipario e portai pezzi aggiuntivi con il ‘famoso’ trasporto di alcuni anche nel bagagliaio della macchina. Da allora tutte le mostre di Villa Olmo le curai io, ma quello resta l’evento che segnò il grande salto”.

Celebre, ai tempi, fu anche l’invito a Gaddi da parte di un’autorità come Sebastiano Grasso, dalle pagine culturali del Corriere della Sera, a continuare quell’attività. E il novello storico dell’arte non se lo fece ripetere, allestendo una serie di altri grandi eventi dapprima a Como e poi, con la mostra su Brueghel portata in mezzo mondo (“Da Tel Aviv a Roma, da Parigi alla Germania, dalla Reggia di Venaria al Giappone e alla Cina”), spiccando il volo. L’ascesa nel nuovo settore era cominciata e non si sarebbe più fermata sfociando nella collaborazione con la società leader del settore Artemisia e in una serie di conferenze sui grandi dell’arte richieste a ogni latitudine.

“E allora – racconta ancora Gaddi – visto che in 20 anni, come curatore, ho pensato sempre a studiare, ho deciso di seguire il corso magistrale di storia dell’arte per conseguire il titolo di storico dell’arte, che è cosa ben diversa dall’essere critico. E non potevo che scegliere Bologna per laurearmi, perché è una cattedra fondamentale per la storia dell’arte”.

Migliaia e migliaia di pagine, decine e decine di tomi (“Dall’archeologia dell’arte greca alla Museologia”, rimarca) e infine la tesi “sui manifesti dell’arte spaziale di Lucio Fontana in relazione alla metodologia critica di Giulio Carlo Argan”.

Ora, da storico dell’arte, un pensiero finale, con un filo di commozione, per Vittorio Sgarbi, da qualche tempo vittima di una grave forma di depressione in seguito anche ad alcuni problemi fisici: “Conosco Vittorio Sgarbi da 30 anni, sono citato nel suo libro ‘Il pensiero segreto’ e infinite volte l’ho seguito direttamente per mostre ed eventi. Lui stesso mi ha definito in più occasioni come il primo dei suoi seguaci, quindi in questo momento di difficoltà mi piace pensare a lui, un vero maestro, genio assoluto e ispiratore numero uno”.

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