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Stipendi, ‘povera’ Como battuta da Milano. Estelli: “Ma sul Lario gli affitti sono alle stelle, le retribuzioni vanno adeguate”

Stretti nella morsa della concorrenza di Svizzera e Milano, il destino delle imprese comasche sembra essere segnato dalla geografia, che da sempre mette la Città di Volta lì sul confine con il Ticino e a un’ora scarsa di auto, percorrendo l’autostrada A9, da Milano. Due poli in grado di attrarre forza lavoro di qualità, spesso altissima, grazie anche a buste paga decisamente più pesanti.
Se il paragone tra stipendi comaschi e svizzeri è davvero improponibile in tutti i comparti, ecco che si scopre come anche a parità di livello, le aziende milanesi siano disposte a pagare di più i propri dipendenti.

Questa almeno la fotografia scattata dalla Cgia di Mestre, istituto con un ufficio studi decisamente all’avanguardia che ha messo in fila le retribuzioni annue (lorde) di tutta Italia. Sono stati presi in considerazione i dipendenti del settore privato, i dati sono del 2021.

I comaschi con 22.672 euro lordi all’anno sono al 26° posto in una graduatoria che parte con la Città Metropolitana di Milano fissata a 31.202 euro e si chiude con Vibo Valentia con 11.823. il valore dei lavoratori di Como, pur di 804 euro superiore rispetto alla media nazionale (21.868) vale oltre 8.500 euro in meno rispetto ai dipendenti milanesi. Disparità che preoccupa, anche se non stupisce il sindacato. “Il confronto con la Svizzera è improponibile, anche su lavori a bassa specializzazione e quindi si può dire pagati male – commenta Sandro Estelli, segretario della Camera Generale del Lavoro di Como – Dobbiamo invece ragionare sulla disparità tra Como e Milano e anche con altre zone della Lombardia”.

Lecco, Bergamo e Varese si trovano rispettivamente al 6°, 9° e 10° posto in classifica con stipendi annui lordi tra i 25 e i 24mila euro. “A Milano il costo della vita è superiore in particolare per chi ci vive, ma anche a Como i costi degli affitti sono balzati alle stelle, se si vogliono lavoratori di qualità si devono adeguare le retribuzioni – spiega Estelli – Se si vuole perseguire l’eccellenza produttiva, un’industria e un terziario sani vanno alimentati con lavoratori meglio retribuiti. Stiamo parlando di produzioni che necessitano di operatori formati, lavori che non si imparano in una settimana. Professionalità che invece non vengono riconosciute”. Anche nel welfare le imprese comasche sembrano avere un importante gap da colmare rispetto alle milanesi. Scarso smartworking, condizioni lavorative spesso non eccellenti e benefit quasi sempre assenti.

Sul peso della busta paga incide poi il mancato rinnovo di tanti contratti nazionali. “In questi anni i contratti nazionali hanno subito la scure dell’inflazione e vanno rinnovati subito. Nel biennio abbiamo vissuto un aumento del carovita di circa il 15% questo significa che i 1.000 euro di stipendio valgono 850 oggi. Molti datori di lavoro hanno avviato una contrattazione in proprio, ma noi crediamo che si debba intervenire per tutti. Il rischio, dopo 7, 8 anni di mancato rinnovo dei contratti e di avere sempre più famiglie nella soglia della povertà” conclude Estelli.
Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste, secondo la Cgia di Mestre, perché nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie, assicurative e bancarie che – tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media – sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Le tipologie di aziende appena citate, infatti, dispongono di una quota di personale con qualifiche professionali sul totale molto elevata (manager, dirigenti, quadri, tecnici, ecc.), con livelli di istruzione alti a cui va corrisposto uno stipendio importante.

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5 Commenti

  1. Il problema deve essere affrontato, sia a livello Regionale che Nazionale. Gli stipendi, sia dei Privati che dei Dipendenti Pubblici, devono, in primis, essere automaticamente adeguati al costo dell’inflazione. Solo i costi per la spesa cubano circa 1500 euro annuì in più a famiglia; aggiungiamoci tutto il resto (rincaro Mutui, benzina, energia e etc) e la cifra come minimo si raddoppia. Ma gli stipendi sono sempre quelli! Per forza che la recessione sarà inevitabile. Chi vive al nord, poi, ha un costo della vita decisamente più alto e spende sicuramente di più anche per il riscaldamento. Quindi oltre alla rivalutazione automatica degli stipendi al costo dell’inflazione gli stessi devono essere anche rapportati al costo della vita. Un dipendente che vive a Como non può campare con 1500 euro in busta mentre al sud si.

    1. Mi sembra che fu addirittura un esponente del PD a dire che gli stipendi dei dipendenti pubblici devono essere differenziati in base alla zona di residenza.
      Ossia: un insegnante a Milano non può percepire lo stesso stipendio di un insegnante di… Brindisi (città a caso del Sud Italia).
      è sufficiente andare al mercato per vedere la differenza.

      Figurati!
      Ci fu una levata di scudi da arte dei sindacati che nemmeno voglio ricordare e la proposta finì in un nulla di fatto.

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