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Aldo Pacifici, da Como ad Auschwitz. Il nipote: “Si combatta ogni forma di discriminazione”

Aldo Pacifici fu un Ardito della Prima guerra mondiale. Al fronte venne ferito due volte e in ospedale conobbe Antonietta Castellini, infermiera, da cui ebbe due figli.

Aldo Pacifici, reduce di guerra, tornò a casa e divenne un funzionario delle dogane, prima a Genova, poi a Milano e infine a Ponte Chiasso nel 1936, dove si stabilì con la famiglia in via Brogeda 11.

Due anni dopo, nel 1938, reduce di guerra, funzionario dello Stato, ebreo, perse il lavoro e ai figli venne proibito di andare a scuola, come risultato delle leggi razziali.

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“Nel 1943 venne poi catturato dagli uomini della milizia fascista mentre tentava di scappare in Svizzera. Venne incarcerato a Como e fu portato nel campo di concentramento di Fossoli. Arrivò ad Auschwitz il 6 agosto 1944, dove morì lo stesso giorno”. A raccontare la storia dell’uomo, il nipote Aldo, chiamato come il nonno, che oggi, 27 gennaio riceverà dal Comune di Como una pietra d’inciampo pronta ad essere posata in via Brogeda.

“Proprio a Como gli si presentò la possibilità di evadere dal carcere, nei pressi dell’attuale Caserma de Cristoforis ma si sacrificò perché non voleva aggravare la posizione del figlio Dino, mio padre, che al tempo era militare. A Fossoli provò a seguire una via legale per il proprio rilascio e ci fu addirittura un carteggio tra il Prefetto di Modena e quello di Como, in cui quest’ultimo si impegnava ad approfondire il caso di mio nonno. Ma arrivò tutto troppo tardi” racconta Aldo.

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L’uomo venne messo su un convoglio ferroviario per la Germania, insieme al fratello Goffredo e al cugino Spartaco, già respinti in precedenza dalle autorità svizzere.

“Oggi più che mai è necessario combattere qualsiasi forma di discriminazione che marginalizza le persone per il colore della pelle, orientamento sessuale, come capri espiatori dei tanti problemi del mondo – conclude Aldo, commentando il riconoscimento per il nonno – in questo senso la pietra d’inciampo ha un valore ancora più ampio e attuale”.

 

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Un commento

  1. Nell’immaginario collettivo la persecuzione dei cittadini italiani di religione ebraica ha come colpevoli le SS tedesche e le truppe di occupazione. In realtà per la maggior parte dei casi chi ha accompagnato questi sventurati al loro triste destino, sono stati, come nel caso di Aldo Pacifici, fascisti italiani.
    La colpa principale, ma non l’unica, del regime fascista è di avere abbandonato molti italiani solo perché di religione ebraica. Le Leggi razziali rappresentano il peggio della politica fascista e la loro promulgazione un’onta per la monarchia sabauda.
    Quando penso che oggigiorno molti nostalgici fascisti usano come slogan “Prima gli italiani”, penso agli italiani di religione ebraica e alle colpe del fascismo.

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