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Tra i monti del lago di Como un maestoso faggio racconta storie d’amore: ecco come trovarlo

A Brunate, incantevole paese affacciato sul lago di Como, nella frazione più alta, San Maurizio, c’è un faggio centenario capace di raccontare di amori lontani solo a chi, passando da lì, sa alzare lo sguardo oltre quel vecchio tronco per fermarsi a guardare e poi, fatalmente, ascoltare.

E sempre vale la pena farsi raccontare la sua bellissima storia. La storia di un albero che da giovane ha ospitato sotto i suoi rami chissà quanti baci e offerto la sua corteccia a giuramenti d’amore che poi il tempo, forse, ha spazzato via. Ma lui non li ha dimenticati, anzi.

Li ha protetti tra i suoi rami per decenni e li ha portati con sé sempre più in alto intanto che cresceva. Ma ora è anziano, sono cambiate tante cose e i ragazzi che si amano se lo dicono su Whatsapp o lo raccontano su Instagram, e a nessuno viene più in mente di andare a raccontarlo a un albero. E così lui se ne sta lì, custode di un cancello e di tanti ricordi capaci di riportare indietro nel tempo.

Perché lassù, se si guarda con attenzione, è ancora un pomeriggio dell’estate del 1954, Elvis ha appena inventato il rock’n’roll e, con nelle orecchie le note di That’s All Right, B.G. e V.C stanno incidendo nel tronco di quell’albero le loro iniziali.

E, pochi rami più in là, è l’aprile del 1944, mancano pochi mesi alla fine della guerra, ma T.F e V.B. ancora non lo sanno: a loro importa solo quel cuore trafitto da una freccia che dice al mondo che il loro amore è più forte del dolore e degli orrori di quei giorni.

E chissà se Ugo e Sa. si sono amati ancora dopo quel giorno del 1956 in cui uno dei due si è arrampicato su quel ramo per dirlo a tutti. Impossibile indovinare se questi amori abbiano resistito alle intemperie della vita, ma è bello sapere che passando da San Maurizio e imboccando via alle Colme (strada che conduce al parcheggio del Cao), c’è un vecchio faggio pronto a raccontare la loro storia a chi ha la pazienza di ascoltarlo.

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3 Commenti

  1. Vero. Quante volte passando sotto quel faggio, per raggiungere il Cao o la Carla, mi sono fermato a fare le stesse tue riflessioni, cercando di immaginare il lontano momento delle incisioni e il correre delle loro vite con le gioie e i dolori.

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