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Ambiente, Attualità

Lago di Como, la montagna della durissima discordia: “Piste da sci? Spreco di soldi che ignora il cambiamento climatico”

La montagna della discordia. Giornata di polemiche roventi sul fronte San Primo, la vetta sopra Bellagio su cui si dibatte animatamente da mesi a proposito del progetto impianti sciistici (qui trovate tutte le cronache). Con ordine, questa mattina dopo un lungo silenzio è arrivata la conferma del via libera al progetto ma con durissime prese di posizione da parte del sindaco di Bellagio, Angelo Barindelli, e del presidente della Comunità Montana del Triangolo Lariano, Danilo Bianchi.

Ecco quanto hanno scritto in una Nota ufficiale inviata dal Comune: Bellagio: “Ignobile campagna violenta e offensiva. Nessun nuovo impianto sciistico, ecco il vero progetto per il Monte San Primo”.

Non molte ore dopo, chiamato direttamente in causa nel comunicato, è intervenuto il Pd, con una Nota davvero durissima della segretaria provinciale, Carla Gaiani: Impianti da sci sul monte San Primo, il Pd: “Anacronistici, noi totalmente contrari, non si facciano insinuazioni strumentali”.

Infine ecco le parole della storica esponente e rappresentante comasca e lombarda dei Verdi e di Europa Verde, Elisabetta Patelli. Riportiamo integralmente il comunicato inviato alla redazione:

Nonostante le crescenti critiche, la mobilitazione di 35 associazioni e della popolazione e l’evidente insostenibilità del progetto, la Comunità Montana Triangolo Lariano e il Comune di Bellagio confermano la realizzazione di nuovi impianti sciistici e di innevamento artificiale a bassa quota sul Monte San Primo. Un progetto anacronistico e dannoso, che ignora il contesto climatico attuale e si traduce in uno spreco di risorse pubbliche senza precedenti.

Abbiamo potuto verificare, tramite accesso agli atti, che l’Accordo di Programma tra la Comunità Montana e il Comune di Bellagio è stato aggiornato lo scorso aprile, con un aumento dei fondi stanziati: ai già discutibili 5 milioni  e 310mila euro provenienti da risorse pubbliche. Ma per quale scopo? Per finanziare ancora piste da sci, tapis roulant e cannoni sparaneve, nonostante sia risaputo che a quote comprese tra 1.100 e 1.300 metri la neve naturale sarà sempre più rara e l’innevamento artificiale sempre meno efficace e più dispendioso.

Un progetto fuori dal tempo e dalla scienza

Gli esperti climatici concordano: il riscaldamento globale sta innalzando le temperature e rendendo sempre più difficile la formazione di neve al di sotto dei 2.000 metri. Insistere nella realizzazione di impianti sciistici a bassa quota è non solo miope, ma rappresenta una vera e propria sfida alle evidenze scientifiche. Già oggi, l’innevamento artificiale richiede enormi quantità di acqua ed energia, con un impatto ambientale devastante: eppure, la Comunità Montana e il Comune di Bellagio sembrano ignorare tutto questo, portando avanti un intervento insostenibile sotto ogni punto di vista.

Le priorità per la montagna: sostenibilità e sviluppo responsabile

Un milione di euro è previsto solo per al creazione di un bacino idrico artificiale  mascherato ad riserva antincendio e molto più probabilmente necessario agli impianti di innevamento artificiale. Di fronte a un simile sperpero di denaro pubblico, ci chiediamo: perché non investire solo invece in progetti di valorizzazione sostenibile del territorio? La montagna ha bisogno di interventi  di riordino , pulitura e ristrutturazione del patrimonio  edilizio esistente  e progetti di promozione turistica che ne rispettino la biodiversità e che favoriscano un turismo responsabile, in grado di portare benefici economici durevoli alla comunità locale senza distruggerne il patrimonio naturale. Il nostro bellissimo territorio è un dono prezioso, un gioiello di cui avere cura con responsabilità , buon senso e lungimiranza.

Della vicenda si erano occupati, dopo la stampa locale, anche il National Geographic, la Cnn, il Telegraph ed Euronews. Qui l’articolo del comitato sugli approfondimenti internazionali.

La vicenda, tra opposte verità, è tutt’altro che chiusa.

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