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Supermercati, Butti declina l’invito di Fridays e Ricominciamo: “Il dialogo non può essere a senso unico”

Benché con metodo informale – un appello indiretto nell’annunciare l’appuntamento online di questa sera – l’assessore comunale all’Urbanistica, Marco Butti, era stato invitato da Fridays For Future e Ricominciamo da Como a partecipare alla discussione su quella che i due gruppi di attivisti avevano denunciato come l’invasione dei supermercati a Como Sud, tra Rebbio, Camerlata, Prestino e Breccia.

Oggi arriva il diniego dell’esponente della giunta Landriscina.

Fridays e Ricominciamo da Como, blitz contro la giungla di supermercati (ma con invito a Butti)

“Apprendo dalla lettura di ComoZero che sarei stato invitato ad un dibattito online relativamente allo sviluppo urbanistico della zona sud di Como. Fatico a trovare mail anche nella cartella spam piuttosto che messaggi o whatsapp: forse non ho la stessa idea di comunicazione e garbo degli organizzatori del dibattito. Amen”, esordisce subito Butti, lamentano l’assenza di una comunicazione almeno formale.

“Entrando nel merito non capisco con quali strumenti si può impedire l’insediamento di una media struttura di vendita, quando sono rispettati tutti i crismi e quando per il recupero di un’area dismessa la proprietà intende presentare siffatti progetti piuttosto che altro”, aggiunge l’assessore.

“Se poi ci concentriamo nello specifico su un importante intervento, su via Cecilio, come quello della Lidl, perché contestare senza se e senza ma un intervento che ha consentito di riattivare un progetto che era fermo dal 2002 e che prevede, oltre alla media struttura di vendita, la realizzazione di una trentina appartamenti da parte di Aler? – domanda l’assessore all’Urbanistica – Era meglio mantenere uno scheletro e l’area dismessa? Ha senso parlare di pianificazione aggressiva ad esempio per la Coop che ha realizzato anche un parcheggio al servizio della scuola di via Giussani? Il tutto senza trascurare le ciclabili che verranno realizzate. Si può sempre migliorare ma il dialogo non può essere a senso unico”.

“Ribadisco – conclude l’assessore – di non avere nessuna preclusione al dibattito ed al confronto ma credo che le più basilari norme di educazione impongono quantomeno di concordare la data, come avviene nella stragrande maggioranza dei casi. Purtroppo taluni pensano di dettare loro le condizioni, chissà, magari poi per attaccare se un ospite non accetta di subire l’imposizione di data ed orario”.

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Un commento

  1. È difficile dare torto all’Assessore. Ha perfettamente ragione sulla forma e molte ottime ragioni sulla sostanza. Un dibattito si fa se si invita a partecipare coloro con cui si vuole dibattere. Sulla sostanza, invece, le ragioni sono più articolate. Le applicazioni del concetto di economia circolare all’urbanistica suggeriscono di risanare le aree dismesse e di costruire su esse evitando di aggredire le aree verdi. Questo mi piace e presumo piaccia soprattutto agli ambientalisti. Tuttavia, è il tema di maggior complessità che deve affrontare Como. Il caso della Ticosa è emblematico ma i casi della Pessina e delle altre fabbriche abbandonate in città lo sono altrettanto. Il punto è che gli unici che sono oggi in grado finanziariamente di risanare e ricostruire, sono le imprese della Grande Distribuzione. Per rendere finanziariamente profittevoli questi investimenti la Grande Distribuzione chiede spazi commerciali e le Amministrazioni, senza soldi, devono accettare compromessi: volumetria per la vendita in cambio del risanamento e di alloggi popolari (caso LIDL), oppure in cambio del risanamento e di aree di servizio per gli edifici pubblici (caso COOP), oppure in cambio del risanamento e di alloggi e servizi (caso Pessina); oppure in cambio del risanamento e di rotatorie e sottopassi (caso Fino Mornasco) ecc.. Le Amministrazioni non possono fare altrimenti se non vogliono tenersi le aree dismesse da risanare e difendere con i denti gli spazi verdi. Quindi, la discussione è assolutamente legittima ma bisogna studiare alternative alla Grande Distribuzione che per fortuna considera ancora Como un’area fertile per gli affari e ha convenienza a investire. Se non fosse così avremmo mille Ticosa in più. Non si può solo dire che non va bene, bisogna prepararsi e trovare soluzioni alternative. Ed è molto complesso.

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