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Michele Cappelletti con la figlia Federica
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Via Milano, Rigamonti Calzature chiude l’ultimo negozio. Cappelletti: “Online e affitti alti, è cambiato tutto”

“Si chiude un’epoca, il commercio è cambiato parecchio”. Così un altro nome storico delle botteghe di Como saluta e se ne va. E’ Rigamonti Calzature di via Milano bassa. Anzi, più che di un negozio storico, è aperto dal 2014, parliamo di un nome radicato profondamente nella memoria cittadina poiché figlio della lunghissima tradizione portata avanti dalla famiglia Rigamonti-Cappelletti, il cui ultimo notissimo volto è Michele Cappelletti, oggi peraltro assessore al Commercio della giunta Rapinese. Nel 2017 la famiglia ha deciso di chiudere il negozio simbolo di via Bernardino Luini, aperto dal 1935 dai nonni Vincenza e Giuseppe (lo trovate in questo approfondimento). E altrettanto ha fatto anche col punto vendita di Cernobbio nel 2018 (dopo 11 anni di attività). Adesso la tradizione finisce davvero con l’addio all’ultima struttura: da giovedì 23 marzo il liquida-tutto e poi serranda abbassata anche in via Milano entro la fine di giugno.

“Il problema – spiega Cappelletti – è doppio, in un settore come il nostro l’online è una concorrenza fortissima, poi bisogna aggiungere la questione degli affitti sempre più alti. Non è più conveniente proseguire”. Insomma, la pura e semplice conferma di un trend che da tempo raccontiamo su queste pagine. Nella città che cambia, con il locomotore turismo a tutto regime, l’impresa individuale, il negozio di vicinato, soffoca e non trova spazio. D’altronde, come emerso di recente, negli ultimi 10 anni tra centro città e quartieri hanno chiuso 144 negozi (qui numeri e intervista al presidente di Federmoda Marco Cassina).

E come la prende Michele Cappelletti nei panni di assessore? “Da assessore mi fa male, basta guardare quanti sono i negozi vuoti in via Milano (a conferma qui il nostro reportage)”. Il tema ruota sempre intorno a un unico perno: “I proprietari non capiscono che con affitti così alti si rischia la desertificazione in strade come appunto via Milano”. Ci sono soluzioni? “C’è poco da fare, parliamo di proprietà private”. E nemmeno si può pensare a incentivi come nei piccoli comuni: “Ne ho visti, mi sono informato. Ci sono realtà dove l’amministrazione fa il più possibile, tra contributi economici e sgravi, per riportare i piccoli esercenti, ed è una buonissima cosa. Ma qui è impossibile, siamo un comune capoluogo, numeri e proporzioni sono diversi”. Detto questo Cappelletti è convinto vi sia comunque una luce: “Sicuramente quando avremo realizzato il parcheggio in Ticosa le cose cambieranno, è una cosa bella per i negozianti”.

Intanto, addio anche alla lunghissima storia di Rigamonti Calzature: “E’ un dispiacere enorme”.

PER APPROFONDIRE IL CASO DI VIA MILANO:

L’addio con liquidazione totale dello storica Casa dei filati fratelli Ghelfi: oggi lunghe code di clienti in via Milano

Via Milano Bassa, raffica di saracinesce abbassate (dove il marciapiede è più stretto): “Affitti impossibili”

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6 Commenti

  1. ok parcheggi in Ticosa, ma che non siano un salasso come tutti i posteggio di Como. Almeno andiamo incontro a chi risiede nelle frazioni . A Varese con 2 euro posteggio intera giornata

  2. No vabbè, prima tutto un panegirico sulla storia dell’attività di famiglia, poi tutta un’attenta analisi riguardante la crisi del commercio (individuandone peraltro le cause nel dilagare del e-commerce) e infine, ingloriosamente, eccoci precipitati nella catarsi del futuribile parcheggio dell’area ex ticosa…

  3. ditemi voi come il parcheggio in Ticosa aiuterebbe via milano?
    E’ troppo lontano, ci vogliono parcheggi più vicini. Rapi pensaci tu, facci un parcheggio in piazza vittoria, magari togliendo la statua inutile che occupa almeno 4 posti auto!

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