Scarpe del valore di circa 18 euro realizzate in Vietnam vendute poi in Ocidente – anche grazie al traino garantito dal nome di Roger Federer – con prezzi al pubblico che oscillano tra i 190 franchi (quelle da corsa firmate proprio dal campione di tennis), i 240 per un altro modello da trekking e si spingono fino ai 445 per le sneakers Cloudtilt Loewe. E’ una vera bufera economico-mediatica quella che si è abbattuta in queste ore sul fuoriclasse svizzero del tennis, Roger Federer che per l’appunto promuove con il nome “Roger Advantage” una collezione di calzature del marchio On con sede a Zurigo. Per dare un’idea dell’importanza dell’azienda svizzera, la Rsi ha rivelato che “in termini di capitalizzazione borsistica, la società svizzera è la quinta al mondo in questo ramo”. Nel 2022, inoltre, la On era riuscita ad aumentare il suo fatturato netto del 68,7%, superando per la prima volta nella storia la soglia del miliardo di franchi.
Tornando alla vicenda, a rivelare la grande forbice tra i costi di produzione in Vietnam e il prezzo di vendita finale è stata la rivista svizzera di informazione ai consumatori K-tipp, molto famosa oltreconfine (e non solo) per le accurate analisi su prodotti e servizi di vario genere. Dopo un’indagine compiuta su ben 30 modelli, K-tipp ha evidenziato le cifre molto fortemente diverse tra produzione in Vietnam e rivendita proprio partendo dalla scarpa con il nome di Federer che On acquista in Vietnam a 17,86 franchi il paio e poi vende nel suo negozio online per 190 franchi, più di dieci volte il prezzo di fabbrica.
All’inchiesta di K-tipp ha replicato una portavoce di On spiegando che molti prodotti in Svizzera sono più cari rispetto all’estero a causa dei costi più elevati e come, negli ultimi mesi On ha «deliberatamente non aumentato» i prezzi. Poi, questa volta a Tvsvizzera.it, ancora la portavoce di On Alexandra Bini ha ulteriormente aggiunto che “i dati pubblicati all’inizio della settimana contenevano informazioni false. Ci impegniamo a garantire che i nostri partner di produzione paghino alla manodopera un salario equo. Svolgiamo regolarmente audit indipendenti e corsi di formazione per assicurarci che i nostri partner rispettino tutte le linee guida del codice di condotta, comprese quelle relative ai salari”, ci ha dichiarato via e-mail Alexandra Bini, portavoce della On. Ma le polemiche sulla vicenda e inevitabilmente di riflesso anche su Roger Federer non si sono placate. Anzi. Come riferisce oggi Repubblica, l’associazione che tutela lo Swiss made si è schierata contro l’azienda con cui collabora anche la leggenda svizzera: “Produce all’estero, non può avere l’insegna elvetica”. L’azienda però anche in questo caso ha replicato con nettezza: “La sede è a Zurigo, il marchio legittimo”. Ma la vicenda non sembra essere finita qui.
5 Commenti
ancora una volta viene scoperta l’acqua calda..
E qual è la novità ?
Quando si acquistano scarpe da Foot Locker, per fare un esempio tra quelli di media/bassa qualità e alto prezzo, il rapporto costo / prezzo è lo stesso, senza scomodare Federer.
Tutto ciò che è prodotto in oriente viene rivenduto almeno con un ricarico del 1000% dagli importatori: solo i negozianti (che non siano flagstore) hanno un ricarico del 120%, a malapena si ripagano affitti e stipendi.
Immagino lo stupore quando scoprirete borse e scarpe di pelle fatte in Corea e spacciate per made in Italy…
Perché obbligano a comprarle?
Abbiamo scoperto il capitalismo predatorio.
Meglio tardi che mai.