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Taxi boat, i ‘buttadentro’ del Lago di Como: “Contro di noi l’editto feudale di Rapinese. Mia moglie multata e umiliata”

Mentre l’estate porta in città migliaia di turisti ogni giorno, sul lungolago monta il malcontento. A protestare sono gli operatori privati dei tour in barca, da settimane nel mirino dell’amministrazione comunale, accusati di promozione selvaggia e disordine. Ma la loro versione racconta un’altra realtà, fatta di lavoro quotidiano, investimenti e regole già rispettate.

“Alla biglietteria della Navigazione ci sono code interminabili sotto il sole cocente – ha denunciato Luca Molteni – L’altro ieri è arrivata un’ambulanza: un ragazzo di 22 anni e un uomo di 40 sono svenuti, uno si è anche fatto male. In quella zona non c’è nemmeno un bagno pubblico per i turisti o delle zone in ombra. Queste dovrebbero essere una priorità per il Comune, non le ordinanze contro chi lavora”.

Molteni lavora per una delle tante ditte che offrono tour privati o condivisi in barca, un settore in forte espansione che, sostiene, dà lavoro a decine di giovani: “Rivendichiamo il diritto di lavorare. Siamo tutti in regola, paghiamo le tasse, e diamo lavoro a tanti ragazzi che altrimenti non avrebbero opportunità. È un accanimento del tutto ingiustificato. Il sindaco parla di ordine pubblico, ma su dieci persone che ci chiedono informazioni, nove vogliono sapere dove si trovano i battelli, quanto costano, dove sono i bagni pubblici, dove prendere l’autobus. A Como manca un vero ufficio informazioni”.

“Tutto è regolare, nessuno di noi si mette a gridare o a importunare i turisti”

Sembra infatti che siano i turisti ad approcciare per primi gli operatori e non il contrario. Per onor di cronaca ad esempio, durante la nostra breve chiacchierata, tre viaggiatori si sono fermati a chiedere indicazioni. “Se qualcuno mi ferma per strada e mi chiede dove sono i battelli o la funicolare, io rispondo educatamente. La stragrande maggioranza non è interessata alle nostre barche, ma ha bisogno di informazioni generiche. Quando invece qualcuno vuole sapere qualcosa sui nostri tour, gli forniamo un Qr code che rimanda al sito internet. Le prenotazioni avvengono online, con carta di credito. Tutto è tracciato, tutto è regolare. Nessuno di noi si mette a gridare o a importunare i turisti. Accompagniamo i clienti alla barca, spieghiamo cosa è incluso, cosa no. Tutto alla luce del sole. Eppure, sembra che a Como questa attività dia fastidio. Ma in quale altra città d’Italia è proibita? Solo qui, sembra di vivere sotto un editto feudale del grande signorotto Rapinese, il Don Rodrigo di turno”.

“Umiliati e multati mentre lavoriamo”

Il malessere nasce anche dalle modalità con cui viene applicata la recente ordinanza comunale, che vieta ogni forma di promozione a terra. “A mia moglie – ha continuato Molteni – è stata fatta una multa da 50 euro mentre spiegava un tour a due clienti. È stata umiliata. Si è sentita trattata come una criminale. Ora il mio lavoro è a rischio, non è un hobby: con questo impiego mantengo la mia famiglia. Noi non vogliamo caos: se ci fossero degli info point turistici ufficiali, saremmo i primi a volerci lavorare. Preferiremmo stare in un chiosco con l’aria condizionata, anziché sotto il sole. Abbiamo chiesto al sindaco un canale di comunicazione per poter collaborare in modo regolare, ma ci è stato sempre risposto di no”.

“Chi ci tiene veramente al territorio nota questi problemi”

Il collega Luca Tironi, titolare della Black Pearl, una società di noleggio con conducente attiva sul Lago di Como dal 2023, ha raccontato un’esperienza simile: “Io sono stato fermato e multato da agenti in borghese mentre lavoravo. Non si sono nemmeno identificati chiaramente. Una scena surreale. Se volevano fare un controllo, perché non venire in divisa? In quattro anni di lavoro, da qui sono passati ogni giorno circa 2 mila turisti, senza mai un incidente. Eppure leggo dichiarazioni del sindaco che dicono ‘Finora siamo stati fortunati, ma non possiamo garantire che non succeda nulla’. Mi chiedo: cosa ha fatto lui, esattamente, per evitare problemi? Non guida barche, non gestisce il traffico, non ha aggiunto pontili né migliorato la segnaletica”.

Tironi è amareggiato anche per il clima che si è creato: “Il nostro lavoro è trasparente. Nessuno ferma le persone per strada per obbligarle a salire a bordo. Sono i turisti stessi ad avvicinarsi, a chiedere informazioni. In città, però, non ci sono indicazioni chiare: se un turista vuole andare dal pontile 1 al pontile 5, deve percorrere quasi un chilometro senza un solo cartello. Sono piccole cose che solo chi lavora sul territorio e chi ci tiene veramente nota”.

Ma quello che manca, secondo entrambi, è una visione. “Comprendo che il sindaco debba avere un progetto per Como – ha detto Tironi – ma non condivido l’idea che la promozione a terra sia disturbante. Non credo che i turisti si sentano infastiditi. Semmai, siamo noi a lavorare in condizioni difficili, senza alcun supporto dall’amministrazione. Il comune ha i mezzi per intervenire, ma non lo fa. Abbiamo giardini pubblici in condizioni vergognose, a volte si vedono i topi, e solo cinque bagni pubblici per migliaia di turisti. Il vero problema non è la nostra attività, ma la gestione del turismo da parte dell’amministrazione. La nuova ordinanza è vaga, poco chiara, e penalizza le imprese come la nostra, che operano nel rispetto delle regole”.

“Serve una città all’altezza del 2025”

Per Molteni, il punto è semplice: “Noi non facciamo nulla di male. Anzi, sosteniamo un turismo sano e legale. Como è diventata una meta turistica di fama mondiale, senza di noi, regnerebbe il caos. I turisti scendono dalla barca e ci chiedono: ‘E adesso cosa facciamo?’ Perché non ci sono indicazioni, né proposte, né locali aperti la sera. È una città turistica organizzata male. Dovremmo prendere esempio da chi il turismo lo sa davvero gestire”.

Tironi ha rincarato: “Il sindaco considera l’overtourism una minaccia invece che una risorsa. E allora emette ordinanze penalizzanti per chi lavora onestamente. Servirebbe un’amministrazione più smart, rapida, elastica. Capace di sostenere il turismo oggi. Invece ci troviamo con un sindaco che, cito le sue parole, ha detto: ‘La minoranza a me non interessa, faccio quello che voglio e risponderò alla fine del mio mandato’. Se tratta così la minoranza politica, figuriamoci noi comuni cittadini”.

“Noi abbiamo investito, crediamo in Como”

“Dietro alla mia azienda – ha raccontato Tironi – ci sono quattro famiglie, due barche di lusso, investimenti per oltre 300 mila euro. Offriamo esperienze accessibili e di qualità. Quando leggo titoli come ‘Un’ora in barca a 450 euro’, penso che dovrebbero scrivere: ‘Nove persone felici hanno speso 50 euro ciascuna per vivere la cartolina più bella del Lago di Como’”.

E sulla presenza di operatori non autorizzati, entrambi sono netti: “Certo che ci sono abusivi – ha detto Molteni – Ma vanno colpiti loro, non noi. Se un ristorante serve cibo avariato, si chiude quel ristorante, non tutta la categoria. È assurdo punire chi è in regola“.

La conclusione di Tironi è un appello: “Cosa vuole fare il sindaco della Como del futuro? Perché intanto qui sta arrivando il Ritz-Carlton a Bellagio. Sa cos’è il Ritz-Carlton? È uno degli hotel più esclusivi al mondo, e ha scelto proprio il nostro lago. Questo significa che Como ha un potenziale immenso. Ma serve una visione chiara e moderna. Non un’amministrazione che tenta di spegnere la città”.

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