E’ un continuo dai-e-vai con proteste, fughe in avanti e sgambetti quello in corso tra i distretti tessili più importanti d’Italia: Biella, Prato e ovviamente Como.
Del blitz piemontese di metà settimana avevamo dato ampiamente conto.
Il maxi pasticcio del tessile: Biella riparte, Prato si infuria, Como incassa. Poi lo stop. Braga: “No a discriminazioni”
In sostanza, il distretto biellese – con il via libera della prefettura locale sulla base di un protocollo che prevedeva il 35% di forza lavoro impiegata, severe norme anti contagio e produzione limitata ai soli campionari e prototipi – aveva aperto all’improvviso le proprie aziende il 23 aprile scorso, salvo poi incappare nelle ire soprattutto dei “cugini” di settore di Prato e dunque venire stoppati dal Governo.
Dunque, tutti fermi e palla di nuovo al centro.
Ora, in attesa che sempre da Roma e Milano arrivino direttive certe e definite e quindi dando per buona la data del 4 maggio prossimo salvo anticipi già a metà della prossima settimana, ecco una seconda mossa. Questa volta autorizzata dalla Regione Toscana con un’ordinanza ad hoc.
QUI L’ORDINANZA DELLA REGIONE TOSCANA
In questo caso, il presidente Enrico Rossi ha dato il via libera alle aziende tessili toscane, e ovviamente in particolare a quelle di Prato, ad aprire da domani. Con una specifica però: le aziende interessate sono quelle dove si lavorano tessuti di origine animale e vegetale e in cui giacciono scarti di lavorazione che rischiano il deterioramento.
In questi casi possono riprendere le attività di manutenzione e conservazione, non di produzione vera e propria. Anche se comunque è un riaccendere i motori, cosa che a Como ancora non può avvenire in alcun modo così come a Biella.
A meno che, come si accennava sopra, il presidente del Consiglio Conte, questa sera 26 aprile, non decida altrimenti in accordo con Regione Lombardia.
