A Saronno c’è una bottega dove la tradizione incontra la viralità social. È il negozio di Marino Maximiliano Maiorino, detto Max, giovane calzolaio, recentissimo protagonista anche dell’ultima assemblea generale di Confartigianato Como. che con i suoi video su TikTok ha saputo ridare voce e valore a un mestiere spesso considerato d’altri tempi. E invece no: il lavoro artigiano, nelle sue mani, è diventato moderno, creativo, vivo. Ma soprattutto “figo”, come dice lui stesso.
“Ho deciso di fare il calzolaio nel 2013, quando avevo 23 anni. Dovevo aprire partita Iva per iniziare a lavorare da libero professionista e ho pensato: perché non provare con qualcosa che mi ha sempre affascinato? – ha raccontato Max – Quando ero piccolo guardavo mio nonno lavorare. Negli anni ’90 aveva smesso, poi aveva aperto una piccola impresa edile, ma nel 2010 è arrivata la crisi. Io, invece, ho voluto riprendere quel mestiere e impararlo davvero”.
Il mestiere, però, è nel sangue. “Siamo alla quinta generazione: le mie zie erano orlatrici, cucivano le scarpe. È un mondo che ho respirato da sempre. A scuola andavo malissimo, quindi ho capito presto che dovevo fare qualcosa con le mani. Sono molto creativo e volevo fare qualcosa che mi permettesse di esprimere questa mia forza”.
“Perché non raccontare quello che faccio su TikTok?”
Max ha aperto tre negozi: a Saronno, Gorla Minore e Solaro. “A Gorla galleggiavo, a Solaro aumentavano le spese. Poi è arrivato il Covid e ho deciso di tenerne solo uno, quello di Saronno. Era la soluzione più sostenibile. Ora lavoro anche online: i clienti mi mandano le foto, faccio un preventivo, al ché mi spediscono le loro scarpe, e gliele rimando sistemate a dovere. Funziona bene e costa poco”.
Ma il vero colpo di genio arriva nel 2020, quando Max si affaccia su TikTok. “Era un momento difficile, il negozio andava male. Ho pensato: ‘Perché non provare a raccontare quello che faccio?’. TikTok era ancora pieno di balletti, ma mi sono detto: magari a qualcuno interessa vedere cosa fa un calzolaio”. E così è stato.
“Per i primi due anni ho pubblicato un video al giorno, senza mai saltare: Natale, Capodanno, compleanni, sempre. Lavoravo 16 ore al giorno, facevo tutto da solo: giravo, montavo, rispondevo ai commenti in aggiunta al mio carico di lavoro normale. È stata dura, ma sono stato costante e la gente ha iniziato a seguirmi”. Il risultato? Una community affezionatissima e una visibilità che ha rivoluzionato la sua attività.
“Segui i tuoi sogni anche se gli altri non capiscono”
“Oggi ho clienti da tutta Italia. E ricevo un sacco di messaggi, a volte la gente mi riconosce per strada, mi fa i complimenti e mi chiede una foto, è bellissimo”. E i commenti negativi? “Ce ne sono ma pochi per fortuna. Qualcuno all’inizio diceva che le cuciture erano storte, ma erano critiche costruttive e quelle le apprezzo. Mai insulti gravi”.
Il successo sui social non ha cambiato l’autenticità del suo lavoro: “Quello che faccio è vero. Non metto filtri. E la gente lo capisce. Vorrei far vedere che l’artigiano è un mestiere figo. Non è più il ripiego di chi non vuole studiare. È un lavoro che ti dà futuro, indipendenza e soddisfazione e puoi creare quello che vuoi con le tue mani. Io non vorrei fare altro nella vita”.
Ai giovani artigiani del futuro Max lascia un consiglio sentito: “Fare qualcosa controvoglia per tutta la vita non ha senso. Se hai un sogno, seguilo. Anche se gli altri non ti capiscono. Finché sei giovane, non hai responsabilità, non hai figli: è il momento giusto per rischiare”.
Poi ha aggiunto: “Il problema è che in Italia non c’è una cultura che ti incoraggi a fare quello che ami. Preferiscono che tu segua un percorso ‘sicuro’. Ma io dico: prova, fallo. Al massimo cambi strada ma almeno ci hai provato. Personalmente sono contento delle scelte che ho fatto, se dovessi tornare indietro, rifarei tutto. Sempre artigiano. Sempre con le mani. Sempre con il cuore”.