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Un pesce di nome crisi. I pescatori: “Nessun aiuto dallo Stato, lasciati in balìa delle onde”

Della crisi provocata dall’emergenza sanitaria abbiamo parlato a più riprese, toccando molti temi e indagando i vari settori economici. Anche la categoria dei pescatori lariani, nicchia con meno di 200 professionisti che con amore portano avanti questo antico mestiere, ha subito gli effetti del Covid e per certi versi si è sentita un po’ lasciata da parte dallo Stato.

“Pur essendo titolari di partita Iva, per una serie di cavilli siamo stati esclusi da ogni riconoscimento governativo – spiega Alessandro Sala, pescatore e titolare dell’Ittiturismo Mella di Bellagio – La nostra categoria è stata dimenticata durante l’emergenza, non abbiamo ricevuto sostegno né il bonus di 600 euro”.

Un problema che tocca fortemente tutti i pescatori, tanto che la categoria si è rivolta alla Regione Lombardia per chiedere aiuto. “Abbiamo bisogno di sostegno, soprattutto coloro che vivono di pesca e non hanno attività secondarie – continua Alessandro – Il nostro è un settore che si ricollega all’ambiente, grazie alla pratica di una pesca sostenibile, ma anche al turismo. Siamo rimasti in balìa delle onde, letteralmente”.

Sempre più persone, infatti, si recano ogni anno nei moltissimi ristoranti del lago che permettono di degustare il pesce fresco lariano. Un turismo che, però, quest’anno fatica a ripartire.

“Qualcosina si è mosso – commenta il pescatore bellagino – la gente ha iniziato a circolare e si vede qualche turista, ma i mesi scorsi abbiamo avuto molte difficoltà. La pesca è un’attività primaria e quindi potevamo continuare a svolgerla, ma la vendita era ridotta al lumicino”.

Altra crisi che tocca il settore, ormai da qualche anno, è quella dello scarso ripopolamento del Lago di Como in particolare per i lavarelli. “Come Associazione Apat Lombardia ci siamo confrontati con la Regione e abbiamo messo in atto la limitazione della misura delle maglie – continua – aumentando la sezione da 32 a 35 millimetri per dare la possibilità al pesce di arrivare a riproduzione”.

E aggiunge: “Inoltre, abbiamo chiesto uno studio approfondito per capire la problematica del calo del lavarello. Abbiamo proseguito l’attività con l’incubatoio di Fiumelatte, concentrato proprio sul lavarello”.

Stessa situazione viene vissuta da Andrea Fantoni, anch’egli pescatore lariano. “Il lavoro è poco e anche il pesce – commenta – in particolare i lavarelli ma sono confidente che arriveranno anche loro. Invece, agoni e persici non mancano”.

Anche Andrea sottolinea la situazione drammatica del turismo, sul Lago di Como. “I turisti sono molto meno dell’anno scorso, meno della metà – spiega – Sentiamo, in particolare, la mancanza di americani e russi che al momento non possono entrare in Italia ma per noi rappresentavano la maggior parte dei clienti”.

Foto Ittiturismo Mella

Andrea, infatti, fornisce quotidianamente il pescato al ristorante di famiglia La Punta. “Ora si lavora con gli italiani – aggiunge – nel weekend è pieno ma in settimana c’è ancora poca gente, abbiamo circa 10 o 20 persone a pasto”.
Nonostante la crisi, Andrea sottolinea con orgoglio la bellezza che esercita il suo lavoro sul turista.

“Spesso alla mattina ci sono alcune persone vicino al molo – commenta – io arrivo con la mia barca, con prodotti a chilometro zero, e molta gente mi fa le foto. Sono un po’ un’attrazione che rende felice il turista, perché vede qualcosa di diverso. E sa che porto un prodotto fresco, di qualità, che può gustare a tavola”.

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