Andrea Volonterio ha 24 anni e di certo non difetta di determinazione. Il suo percorso va da Lipomo alla Florida, in mezzo ci sono il diploma a Minoprio, laurea magistrale a Pisa in Progettazione e gestione del verde urbano e del paesaggio, e, soprattutto, un progetto per riqualificare l’area del San Martino a cui tiene particolarmente. Il progetto è diventato anche la sua tesi di laurea dal titolo “Il recupero delle aree verdi degli ex ospedali psichiatrici in un’ottica di parco pubblico multifunzionale, la proposta per un’area del San Martino di Como”.
Ci parla dal suo studio alla University of Florida College of Design, Construction and Planning, è lì grazie a una borsa di studio. “L’estate scorsa in ateneo ci hanno comunicato del bando, c’erano sei posti studenti delle università pisane – ricorda Andrea – di solito vincono sempre quelli del Sant’Anna o della Normale, sono tutti geni, ma mi sono voluto mettere in gioco. E così ho passato anch’io la prima selezione e poi, al colloquio, mi sono preparato proprio sulla rigenerazione dell’ambiente urbano, che è l’idea che ho sposato anche per il San Martino. Potevo scegliere tra Canada e Stati Uniti e ho optato per la Florida. Qui si studia come ricostruire ad esempio le città del Golfo del Messico devastate dagli uragani, con soluzioni strategiche. Sono qui solo da un mese, sarà un’esperienza breve, rimarrò fino a metà giugno, ma davvero formativa”.
A Como gli uragani grazie al cielo non hanno fatto danni, ma degrado e incuria sì. C’è un’area che le sta proprio a cuore, tanto da averci fatto la tesi.
Ho approfondito molto la questione del San Martino, partendo da un lavoro di analisi sui dati del Catasto Teresiano, fino, diciamo, allo studio di fattibilità più recente, quello del 2022 dell’architetto Angelo Monti presentato dall’Amministrazione provinciale per trasferire il Setificio. Ho applicato l’analisi di diversi casi studio simili presenti in Italia, ipotizzando di rendere questi luoghi degli spazi multifunzionali dove storia, cultura e innovazione permettano di creare un punto di interesse e coesione per le comunità urbane limitrofe e non solo.
E’ vero che ha fatto anche tante interviste per arrivare al suo progetto?
Verissimo, ho sentito 300 persone, tra interviste, un sondaggio, fatto diversi sopralluoghi al San Martino. Forse questo la farà sorridere, ma ho anche ascoltato la signora che si occupa dei gatti dell’area e ogni giorno porta loro da mangiare. Ci sono tante persone che hanno cura degli altri e della cosa pubblica ed è giusto renderle partecipi e non escluderle. Poi mi sono detto, che forse, visti i quattro studi, nessuno andato a buon fine solo per il Campus, uno naufragato anche a causa dell’addio del Politecnico a Como, forse sarebbe stato il caso di proporre qualcosa di diverso, senza escludere però la vocazione scolastica. Un polo multifunzionale, che recuperi la struttura centrale, ma valorizzi anche gli spazi verdi, come quello che ho definito come il pratone, dove si è concentrato il mio masterplan per il parco pubblico.
Andrea Volonterio ha diviso il suo San Martino in cinque differenti ambiti con una o più destinazione e immagina anche uno spazio per ricordare l’ex manicomio, chiuso dopo la legge Basaglia del 1978, un museo, poi stanze per il coworking, sale studio, spazi per corsi, luoghi adatti a utenze anche molto diverse, per cittadini e imprese.
Si è ispirato anche alla Florida?
Qui sono arrivato dopo, ma in effetti così avviene in tutto il mondo, in ogni progetto si cerca sempre di creare dei luoghi utilizzabili contemporaneamente per creare contatti e sviluppo a livello sociale. Nel San Martino non potrà mancare però un ambito ricreativo, con delle strutture sportive, compresa una bocciofila, un ristorante e il collegamento con le strutture di recupero già attive oggi, come l’Arca di Como.
L’idea del presidente Bongiasca di portare lì il Setificio invece non la convince? Un po’ come al sindaco Rapinese…
Non escludo nulla, perché il lato Ovest dell’area è l’ambito studentesco del mio progetto, già ben collegato con il Setificio e l’Insubria. Purtroppo c’è una zona con ville storiche ormai crollate, il parco senza manutenzione si è infoltito in modo irregolare. Si potrebbe invece creare un’area verde come estensione del Setificio e dell’Insubria, per l’ora di motoria delle superiori ad esempio. Anche il museo della Seta ne avrebbe beneficio, attraverso la valorizzazione dei gelseti e di piante tintorie. Nel mio progetto sono presenti anche degli orti sociali, filari di piante, la rigenerazione del parco storico attorno all’Arca e al Ritrovo. Però il punto di partenza credo debba sempre essere la multifunzionalità.
Nel parco ha messo anche qualcosa di avveniristico?
Beh forse la passerella sospesa, fino a 14 metri di altezza, che permette di camminare tra le fronde degli alberi secolari, superando il dislivello del terreno. Poi ho immaginato un grande parco giochi, un percorso botanico, aree sportive per attirare dai bambini agli anziani nello stesso luogo.
E’ vero che avrà anche delle “finestre” il suo Parco del San Martino?
Ho pensato di abbattere alcune porzioni del muro della Cappelletta e lasciare solo delle vetrate, un modo per indicare a chi passa che il parco è aperto e inclusivo.
Come si potrebbe finanziare la conservazione del tutto però una volta fatti i lavori?
Come dicevo, io sono partito da un sondaggio, con 300 persone. Tutti hanno risposto che volevano un parco pubblico, ma chiedevano anche un parco sicuro. In particolare le ragazze, che oggi preferiscono correre o camminare tra le auto lungo la Regina piuttosto che fare una passeggiata nel verde, ma in un luogo buio e mal frequentato. Per vivere una giornata in un parco sicuro le persone non avrebbero alcun problema anche a pagare un biglietto.
A chi ha presentato per ora il suo progetto?
Inizialmente ad Arca, con cui ho fatto anche diverse riunioni avendo sempre feedback positivi. Ora vorrei fare uno step successivo, ma serve il coinvolgimento di più attori: Regione, Ats, Asst, Provincia, Comune… La mia è una proposta pilota, che permetterebbe di aprire al pubblico subito una zona ben definita del parco. Così si potrebbe testare l’effettivo utilizzo dell’area, incentivando, nel caso di un riscontro positivo, la progettazione e il recupero dell’intero San Martino e delle sue strutture. Io sono disponibile a collaborare con chiunque ovviamente. Anche al sindaco dovrebbe essere arrivato un estratto del progetto. A fine giugno rientro in Italia, speriamo che qualcuno si faccia vivo.
E Andrea Volonterio si meriterebbe davvero una chance.
9 Commenti
Bravo Andrea!
Recupero di funzioni perse in Città (cfr. Bocciofila); ristrutturazioni del patrimonio storico nell’ambito della valorizzazione del patrimonio ambientale; senza escludere l’idea di un campus scolastico.
Sei esempio di progettazione a partire dall’ascolto umile e dalla verifica globale della realtà in esame: tutto ciò che manca nella nostra realtà.
Datela in mano RN e ne fara’ un bel parcheggio con impianto fotovoltaico.
Speriamo solo che non sia l’ennesima occasione mancata. Bravissimo questo ragazzo che ha fatto un grande lavoro e che la municipalità potrebbe sfruttare a costo zero! Ma sarebbe troppo bello…quasi un sogno per una città come Como dove le cose semplici, con capacità straordinaria, vengono immediatamente rese complicatissime.
Grande progetto spero che si avveri. L’area San Martino da troppi anni è rimasta al palo per l’inadeguatezza della classe politica.
Complimenti per il progetto! Spero tanto che venga accolto!
Bellissimo il progetto ma dubito che il sindaco lo accetterebbe o lui piace distruggere alberi non metterne
E.V.
Il progetto è molto convincente. Spero possa avere buon ascolto da parte dei decisori. Lo condividerei subito. Complimenti
Che bello questo progetto, senza fronzoli e con una visione di utilizzo veramente a largo respiro e a utenza ampia per tutte le fasce di età e di interesse anche turistico (bella la passerella, ma anche il museo/memoria, la bocciofila, i percorsi botanici) ….. un Parco vero e per tutti, di respiro europeo (si vada a vedere quelli realizzati nel nord Europa). Anche l’idea del ‘contributo’ alla manutenzione con il pagamento di un ingresso (basterebbe una cifra minima e simbolica, anche solo 1 euro, per incentivarne l’uso senza contrastarlo, se lo utilizzassero 1000 persone al giorno sarebbe già una cifra) e magari proporre all’Arca di inserire una attività di ordinaria manutenzione e perché no, anche alla Casa di Gino. Potrebbe diventare davvero un ‘polo’ per la cittadinanza. Dai facciamolo!
Andrea scrive: ” Ci sono tante persone che hanno cura degli altri e della cosa pubblica ed è giusto renderle partecipi e non escluderle.”
Sarebbe bello fa arrivare queste parole al sindaco; ho comunque il dubbio che non le capirebbe…