“Essere un medico di medicina generale significa avere dentro di sé una passione che ti spinge ad andare oltre l’aspetto clinico per conoscere il tuo paziente a 360 gradi come persona”. A raccontarlo è Paolo Pace, 41 anni, medico di base che si è trasferito nei mesi scorsi dall’ambulatorio di Molochio, piccolo Comune della provincia di Reggio Calabria a Cantù, città dove a ottobre ha preso servizio insieme alla moglie, Caterina Sgrò, 40 anni, anche lei medico di medicina generale.
“Mia moglie ed io ci siamo conosciuti all’Università di Messina, dove entrambi abbiamo studiato alla facoltà di Medicina e Chirurgia – racconta il dottor Pace – Poi la passione condivisa di diventare medici di famiglia. Ben presto abbiamo cominciato a lavorare in diversi Comuni della provincia di Reggio Calabria, io anche all’interno di strutture penitenziarie”.
Il desiderio di cambiare, di cogliere una nuova sfida professionale, era però forte in entrambi. Tanto che hanno deciso di partecipare alla selezione di medici di medicina generale di Regione Lombardia per gli ambiti carenti 2024. “Abbiamo scelto la provincia di Como perché abbiamo alcuni amici che vi risiedono da tempo e ci hanno sempre parlato bene di questo territorio – racconta la coppia – A qualche mese di distanza dal nostro arrivo possiamo confermare il riscontro positivo sia a livello professionale sia umano”. Ciò non toglie la complessità della scelta di vivere a oltre 1.200 chilometri di distanza dai propri cari.
“I paesi da cui arriviamo sono molto piccoli, sono realtà in cui ci si conosce tutti – raccontano i due medici – Cantù, città a cui siamo stati entrambi assegnati, è una realtà molto più grande e crediamo che, in questo contesto, il medico di medicina generale abbia un ruolo sociale ancor più importante. Una volta la nostra figura veniva chiamata medico di famiglia perché realmente il professionista faceva parte del nucleo familiare, vedeva figli diventare adulti e genitori trasformarsi in nonni. Oggi la società è cambiata molto, spesso le persone sono più sole ed è fondamentale che sappiano di avere nel loro medico di base un punto di riferimento a cui rivolgersi per qualsiasi necessità”.
Nel corso degli anni è in continua trasformazione tanto la società quanto la figura del medico di medicina generale. “Ciò che posso suggerire ai colleghi più giovani che si approcciano oggi alla nostra professione è prima di tutto di avere pazienza nello svolgere il loro lavoro, perché è estremamente delicato – conclude il dottor Pace – Non si fermino alla prima impressione, vadano oltre, approfondiscano sempre e imparino a conoscere i loro pazienti non come casi clinici bensì come persone con un vissuto che li aiuterà a comprenderli meglio. E in seconda battuta, a essere sempre al passo con i cambiamenti, aprendosi alla diagnostica con nuovi strumenti tecnologici: evolversi significa non limitarsi”.