Su Facebook esiste un gruppo che si chiama “Le rane della Valbasca” ed è l’unico posto in cui trovare questi simpatici anfibi abbinati al nome di una delle zone del parco della Spina Verde più amate dai comaschi. Perché in Valbasca, di rane, neanche l’ombra.
Che di per sé uno se ne fa anche una ragione – avranno preferito andare altrove – non fosse per quei 100mila euro (frutto di un bando europeo più uno di Fondazione Cariplo, oltre a risorse del Parco stesso) finiti nel 2013 nella costruzione di due laghetti artificiali da sempre tristemente asciutti e invasi da rovi. E ovviamente snobbati dalle rane di Lataste, rarissima specie in via di estinzione, cui erano destinati.
“Le criticità di questo progetto erano state evidenziate fin da subito dagli abitanti di Albate – racconta l’ex consigliere regionale del Pd Luca Gaffuri, tra i primi a esprimere perplessità – la zona in cui era stato deciso di realizzare i laghetti è notoriamente secca così come il torrente che doveva alimentarli, asciutto per la maggior parte dell’anno. Quando piove l’acqua segue il corso del fiume e non entra nel canale che dovrebbe deviarla. Inizialmente erano state previste anche delle simil paratie, poi eliminate. Gli errori progettuali, che avevamo già segnalato a suo tempo, sono evidenti”.
Quei fondi strettamente legati a interventi a favore della biodiversità (quindi non spendibili in altro modo nel Parco), però, evidentemente non potevano andare persi e, a lavori conclusi, il report finale inviato a luglio 2013 a Bruxelles in fase di rendicontazione celebrava gli “obiettivi pienamente raggiunti” riducendo le proteste dei residenti a preoccupazioni “per il possibile aumento di zanzare e di acqua stagnante” e bollando la polemica per il canale, già ostruito dai rami dopo il primo temporale estivo, come “un’ingiustificata protesta”.
Peccato che, già l’anno successivo, nelle relazioni ai bilanci consuntivi del Parco per il 2014 e il 2015 risulti la richiesta di risarcimento nei confronti del progettista per delle problematiche emerse con il riconoscimento di 6mila euro di danni oltre alla realizzazione a proprie spese dei lavori di ripristino.
Tutti elementi a favore di un “te l’avevo detto che non poteva funzionare” ben poco consolatorio per gli albatesi che si tengono un costoso laghetto asciutto ridotto a roveto. Con buona pace delle rane.
Un commento
….”Ingiustificata protesta”….. L’incapacità ed arroganza dei dirigenti del “parco” è davvero ingiustificabile. Una domanda : le istituzioni che foraggiano questa *banda del buco e dello spreco” non verificano i risultati prima di elargire altri fondi ? (vedasi la polveriera da 330.000eu a 100mt dal roveto da 100.000eu.) Qui dovrebbe intervenire la magistratura !