Quando, due anni fa, Aurelio Fermini ha pensato di affittare la vecchia osteria dei suoi genitori, ormai chiusa da tempo, a Rodrigo e Betania Pinna, non pensava di star contribuendo alla nascita di una nutrita e, oggi affiatatissima, comunità brasiliana nel cuore della Val d’Intelvi.
(Fotoservizio e storie ©Carlo Pozzoni per ComoZero, tutti i diritti riservati)
“Tramite amici ho incontrato Rodrigo e Betania e i loro figli che da circa un mese alloggiavano da conoscenti – spiega Aurelio – così ho pensavo di mostrare loro l’osteria che per tanto tempo è stata dei miei genitori qui a Ramponio. Ho lasciato che la sistemassero. Ci hanno messo passione e abilità e ora la casa e tornata a vivere”.
“Ce ne siamo andati dal Brasile perché la situazione economica non era buona e la recessione che non si è ancora fermata rendeva tutto più difficile – racconta Rodrigo che oggi lavora come muratore in Svizzera, dopo aver lasciato Santa Catarina, una città di circa 700mila abitanti nel sud del Brasile – volevamo far studiare i nostri figli in Italia in modo che potessero avere un’educazione migliore”.
Come in tutte le comunità migranti che si spostano all’estero, anche nel caso della Valle d’Intelvi il passaparola ha contribuito ad attirare i Brasiliani decisi a trasferirsi in montagna. “Alcuni amici mi hanno che questo era un bel posto, mi hanno parlato della possibilità di trovare lavoro in Svizzera e di poter dare finalmente un futuro ai nostri figli” spiega Rodrigo, che sul tetto dell’osteria del Fermini ha anche allestito un orto.
Altri membri della comunità brasiliana sono rimasti incantati dalla tranquillità del posto, come nel caso di Tiago, fratello di Rodrigo, e la moglie Arianna.
Ai coniugi, residenti a San Fedele, la Val d’Intelvi ricorda casa. “Mio padre viene da un piccolo paese in campagna e abitare in una grande città, con troppe persone, non ci piace” racconta l’uomo, 28 anni, arrivato in Italia nel 2006, da ragazzo, e che oggi lavora in un’impresa edile in Svizzera.
I pionieri carioca in Val D’Intelvi sono però Aurelio e Marta Lupepsa, marito e moglie, i primi a stabilirsi in valle e dare supporto a Rodrigo e Betania durante gli iniziali mesi di permanenza, prima che si spostassero nell’osteria di Fermini.
“La nostra storia in Italia comincia 25 anni fa – racconta Aurelio che vive nel paese di Scaria con la moglie – siamo venuti in Italia in viaggio di nozze 25 anni fa e non siamo più voluti tornare”.
Dopo diversi anni a Cremona, nel 2013, Aurelio e Marta, lui giardiniere e lei babysitter in Svizzera, si sono trasferiti in valle.
“Agli amici che si vogliono spostare in Italia per lavorare racconto sempre di aver trovato un paradiso. Qui c’è calma e sicurezza. Noi brasiliani andiamo d’accordo con tutti. L’unico problema è l’inverno quando fa davvero freddo” dice l’uomo, scherzando.
“Per me l’Italia rappresenta metà della mia vita. Ho fatto 25 anni in Brasile e 25 anni qui – prosegue Marta che, come il marito, ha discendenza italiana, traccia lasciata dai migranti che durante il secolo scorso hanno lasciato il nostro paese per cercare fortuna in Sudamerica – oggi siamo cittadini Italiani e il legame con il Brasile, oltre che dai parenti, è dato dalla piccola comunità che si è creata qui in paese. Ci troviamo spesso, specie d’estate, per pranzi e aperitivi. Mia sorella è venuta a trovarci un mese fa. Anche lei non se ne voleva più andare dalla Valle”.
Un commento
Un caro saluto ad Aurelio Fermini.
Carlo III scaglione 1972