Stupore, dubbi, molti dubbi e rabbia sul comunicato post vertice del centrosinistra, emergono ormai senza più freni. In quelle poche righe – non proprio ricche di sostanza ma politicamente significative – la firma di tutti i partecipanti tranne quella di Civitas (qui il resoconto) rappresenta, almeno in apparenza, una dirompente presa di posizione. A parlare in maniera chiara di quanto, anche agli occhi di un profano apparirebbe come una nota stonata, è Elisabetta Patelli dei Verdi che, nella serata di mercoledì era stata invitata anche a svolgere la funzione di coordinatrice della riunione (qui i retroscena). “Quando oggi ho saputo del comunicato e dell’assenza di Civitas per me è stato un fulmine a ciel sereno. E non posso dunque che sottolineare come si tratti di un atto politico chiaro, evidentemente orchestrato da chi era assente (piuttosto chiaro riferimento al fondatore di Civitas, Bruno Magatti, Ndr)”. Patelli, insomma, non usa mezzi termini per esprimere il proprio stato d’animo.
Un sentimento che però si fa ancora più cupo proprio perché lei, a quel tavolo, c’era: “Non dobbiamo girare intorno alla questione. Io stessa pensavo che Luca Venneri e Andrea Bordiga di Civitas fossero più battaglieri perché così sembrava di capire dalle loro ultime esternazioni su nomi di eventuali candidati, dalle discussioni sui programmi e quant’altro. Invece fin da subito ieri sera c’è stata massima collaborazione”, evidenzia Patelli.
E aggiunge: “Proprio per evitare situazioni particolari o vedere arrivare poi un comunicato monco, io ho voluto ribadire alcuni concetti”. Dunque il presidente dei Verdi ha posto due semplici domande. La prima, se ci fosse “da parte loro la volontà di stare nella coalizione e di partecipare, visto il presunto rientro, all’analisi e allo sviluppo di quello che ad oggi è solo una bozza di linea programmatica. Prima risposta affermativa”. Ma è soprattutto il secondo passaggio che proprio non va giù a Elisabetta Patelli. “Ho poi chiesto di avanzare perplessità, dubbi o riserve sul nome di Barbara Minghetti che per noi (Partito Democratico, Svolta Civica, Agenda Como 2030, Europa Verde-Verdi di Como e con alcuni distinguo da trattiva Como Comune, Nrd) è il candidato sindaco. E anche in questo caso nessuna obiezione, nessun tentennamento, nessun nome alternativo. Adesso invece non c’è la loro firma. Incredibile. Devo pensare che dietro ci sia un piano? La classica tattica dell’elastico messa in essere da Bruno Magatti? Va chiarito”. Questa la riflessione. Si attende dunque il prossimo incontro, che dovrebbe essere in calendario il primo febbraio. Ma soprattutto si attende di capire cosa potrà succedere prima di allora.
8 Commenti
Direi che queste tattiche democristiane di puntare sempre il dito su chi è moderatamente di sinistra hanno ampiamente rotto: le abbiamo viste in opera per decenni e sono sempre le stesse. In una città moderata non ci si può certo permettere di essere progressisti, non sia mai che si rovini la pelliccia (ironico). Anche perché dare dell’estremista al cattolicissimo Magatti fa ridere i polli. E poi ad essere moderatissimi, a prendere il capitano coraggioso come candidato, si prendono delle belle musate in faccia: il candidato della destra vince in scioltezza anche se è insipido. Il problema è che questa classe dirigente non impara mai. Che tristezza.
ancora una volta il bertinotti di noaltri, dopo aver sabotato Lucini per 5 anni, si prepara a fare lo stesso. Con sempre meno voti (ne ha sempre avuti pochissimi comunque) ma con lo stesso obiettivo di sempre: provare a rovinare la città e le alleanze pur di apparire come protagonista (del nulla). Non sarebbe ora di isolarlo visto che non porta alcun voto ma al massimo rogne?
C’è da rallegrarsi della presenza di Europa Verde e di Elisabetta Patelli. Una coalizione di centrosinistra senza i Verdi sarebbe stata come un tavolo a tre gambe. Europa Verde è improbabile che dia un apporto determinante in termini di voti ma è fondamentale per il successo della coalizione. Dà, infatti, garanzie sull’attenzione che si riserverà a su due temi fondamentali per la città: la sostenibilità ambientale e le politiche urbanistiche.
Solo un fake, caro grillo parlante. Solo un fake.
Che la Patelli si presenti come “presidente” dei Verdi di Como, è tecnicamente errato e anche un po’ ridicolo, dato che i Verdi di Como semplicemente non esistono. Dovrebbe avere l’onestà intellettuale di parlare solo a titolo personale. Ma se davvero avesse i Verdi alle sue spalle (e non li ha perché semplicemente a Como non ci sono), è incomprensibile che si schieri contro la lista civica di Magatti (che un po’ di ambiente lo mastica) e a favore di una lista alleata a un partito ultraliberista come il Pd comasco, che ha un tasso ambientalista pari a zero. Non ha senso che lo faccia ora e neppure quando lo fece a favore dell’imprenditore della Coca Cola della medesima lista quando si candidò sindaco alle passate elezioni. Tutto regolare, ma almeno non si spacci per presidente dei Verdi: aderisca direttamente a quella lista senza spubblicare i Verdi, che sono già abbastanza in difficoltà.
Magatti, l’instancabile sabotatore della sinistra comasca, mascherato da innocuo boy scout. Ormai ha sorpassato abbondantemente il ridicolo!
“No, veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no…ah no: se si balla non vengo. No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Bruno vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Elisabetta”.
la Vera Sinistra non tradisce mai,qualsiasi cosa pur di perdere un’elezione….ma quanti voti porta civitas?e,se accantonati,proporrano un loro candidato-di pura testimonianza,ovviamente-o se ne staranno arcigni a guardare e criticare?