Come noto giovedì scorso, 17 marzo, è morto il direttore della Caritas diocesana di Como, Roberto Bernasconi, 72 anni. Era ricoverato da 15 giorni all’ospedale Sant’Anna di Como a seguito di un gravissimo malore.
Conosciutissimo e apprezzato ben oltre i confini della città Da un quindicennio al vertice della Caritas, Bernasconi ha attraversato da protagonista infaticabile alcune delle emergeze più gravi che hanno colpito Como e il territorio in questi anni, basti pensare all’arrivo in massa dei migranti nel 2016 fino all’accoglienza invernale, ogni anno, delle persone senza dimora attraverso il progetto Emergenza Freddo. Figura di grande personalità, non raramente è entrato anche nel dibattito sui temi della più stretta attualità con vigore e posizioni che hanno fatto discutere, pur in una vita spesa sempre a fianco degli ultimi e delle persone più fragili.
Alle 15 di oggi sono in programma i funerali in duomo a Como. E’ possibile seguirli dal canale YouTube della Diocesi
L’OMELIA DEL VESCOVO MONSIGNOR OSCAR CANTONI
Ancora una volta, la nostra Comunità piange per il distacco terreno di un nostro fratello tanto amato, il diacono Roberto, per il quale vogliamo innalzare al Dio dell’amore e della gioia le nostre preghiere, così che possa essere introdotto nella pienezza della vita.
I partecipanti a questa celebrazione e quanti in questi giorni sono accorsi al Centro Pastorale, per una preghiera e un ultimo saluto davanti alle spoglie mortali del diacono Roberto, testimoniano la stima, la fiducia e anche l’affetto che essi riponevano in lui, anche da parte delle autorità civili.
Egli ha offerto una incisiva ed esemplare testimonianza di discepolo del Signore Gesù, non solo per la sua vita spesa al servizio degli altri, in una dedizione incondizionata, ma anche per il suo metodo di azione, dal momento che riusciva a coinvolgere gli altri in un confronto positivo, sereno e dialogante con tutti, nonostante le inevitabili difficoltà.
Il popolo di Dio ha un intuito speciale: sa riconoscere immediatamente e onora quanti, per amore di Cristo e in fedeltà al suo Vangelo, si donano senza sosta e con gioia, in modo disinteressato, fino all’estremo.
Il diacono Roberto è sicuramente uno di questi, giunto a donare alla fine anche parte dei suoi organi interni.
La sua identificazione con Cristo servo gli ha permesso di costruire con Lui il Regno di Dio, caratterizzato dall’amore, dalla giustizia, dalla pace.
Ora il Signore Gesù, risorto da morte, asciuga le nostre lacrime e trasfigura il nostro lutto in una splendida occasione di gioia, così da poter accompagnare, consolati, il nostro Roberto nel suo viaggio finale, dove verrà accolto dalla compagnia dei Santi, dai tanti amici defunti, parte dei quali hanno condiviso con noi, in questi anni, la stessa avventura cristiana, momenti di umile servizio e di dono generoso, quale riflesso dell’amore di Dio per tutti, soprattutto per i poveri.
Sono quei “santi della porta accanto“, testimoni viventi dell’amore di Dio, che ci hanno preceduto nel cammino della fede e che hanno preparato un posto anche a Roberto, perché goda il premio della sua fedeltà nell’amore, cioè nel libero e gioioso dono di sé.
Perciò è significativa l’immagine del banchetto, espressa nella prima lettura dal profeta Isaia, quale prefigurazione della gioia e della piena comunione che il Signore riserva nell’al di là a coloro che hanno fatto della loro vita un dono. Sono gli invitati a “un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati“.
Oggi festeggiamo quindi con gioia l’ingresso nella vita eterna del nostro fratello Roberto, lui che nel tempo ha condiviso la nostra vita ecclesiale e sociale e ha promosso costantemente la “convivialità delle differenze“, accogliendo tutti alla mensa comune, soprattutto i poveri, al di là della loro provenienza, del colore della loro pelle, della loro condizione sociale e perfino della religione, quali ospiti d’onore del Signore, ma anche accolti dalla nostra generosa ospitalità.
Sono numerose le persone che il diacono Roberto ha riconosciuto come fratelli e sorelle in questi anni, quelli che nel vangelo, appena proclamato, sono identificati come la stessa “carne viva” del Signore Gesù: “lo avete fatto a me!”.
Volti concreti che si sono via via presentati: profughi, senza dimora, carcerati, migranti, nullatenenti, persone affette da malattie mentali, famiglie in difficoltà, disabili, persone prive di lavoro, ragazze della tratta, o uomini e donne dalle svariate dipendenze: insomma tutti quei poveri che generalmente la società esclude perché danno fastidio e tiene volentieri ai margini.
Roberto li ha saputi accogliere, riconoscendoli come i prediletti del Signore e ha mostrato loro al vivo la misericordia di Dio, quale “cuore pulsante del Vangelo“.
Caro diacono Roberto, ti ringrazio, a nome di tutti, perché ci hai insegnato a identificare le persone, pur nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, quali nostri fratelli e sorelle, che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri.
Glorifichiamo il Signore che attraverso di te ci ha educato ad essere, come si è espresso più volte papa Francesco, “una Chiesa che serve, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità, per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione”.
+ Oscar CANTONI, Vescovo di Como
IL TESTO DI SALUTO DELLA CARITAS DIOCESANA
Ciao Roberto.
Vogliamo esprimerti il nostro GRAZIE! Oggi ci hai riuniti attorno alla mensa della Parola e dell’Eucarestia, dove si rivela il mistero più bello del servizio, della diaconia. La diaconia di Cristo, che ha dato la vita per mettersi a servizio di tutti.
Oggi ancora una volta ci spingi a vivere la comunione di uomini e donne, piccola comunità in cammino, che insieme a te hanno voluto vivere la FRATERNITÀ, la condivisione, l’attenzione ai poveri.
In questi anni, abbiamo imparato dal tuo sorriso, dalla tua disponibilità che cosa significa vivere L’ACCOGLIENZA INCONDIZIONATA verso tutti e verso ciascuno. Sempre pronto, sempre disponibile, mai stanco di confrontarsi, di essere fratello e amico nel cammino.
Ci hai rivelato che la diaconia, il servizio, non è un orizzonte da cercare, ma uno stile di vita radicato e profumato, contagioso. Aprire la propria vita all’altro, mettersi allo stesso livello, metter al centro il fratello in difficoltà, non esitare ma fare passi coraggiosi ricchi di speranza e fiducia, perché l’uomo e la donna in difficoltà che si presentavano davanti a te erano il VOLTO DI COLUI per il Quale hai deciso di donarti fino in fondo.
Non ti sei mai fatto da parte, non ti sei mai tirato indietro.
Ci “hai messo sempre la faccia” anche a costo di soffrire ed essere frainteso, ma con la convinzione che potevi farti carico di pesi che forse per alcuni diventavano troppo esigenti.
Ci hai protetto, coccolato, guidato, sostenuto. Perché hai creduto fermamente che o si cammina insieme o non si costruisce nulla.
Ciascuno e ciascuna ha sempre avuto la certezza che era accolto e incoraggiato per ciò che è, senza giudizi, senza filtri, con libertà e apertura.
Abbiamo imparato a riconoscere che sei uomo di fede. Sei uomo della diaconia. Sei uomo che sostiene e incoraggia vedendo oltre il breve orizzonte. Ancora grazie.
E oggi, ancora una volta, quelle crepe sui muri dell’indifferenza e dell’esclusione, diventano piccole feritoie attraverso le quali arriva la luce splendente di una diaconia senza fine. La tua diaconia!
La tua Caritas.
IL TESTO DI SALUTO DEI DIACONI PERMANENTI
Ugo Foscolo scriveva al fratello Giovanni: “Solo chi non lascia eredità di affetti non troverà pace nell’urna.” Ci hai sempre insegnato che non bisogna idealizzare la realtà e le persone. Anche oggi in questo momento vicino a te non vogliamo fare memoria di idee, di concetti e di conoscenza.
Vogliamo fare memoria di persone e del rapporto che noi stessi abbiamo instaurato con loro. Roberto, ti ricordiamo ma con te ricordiamo noi stessi in rapporto con te.
Quello che ci resta e che ci commuove è l’affetto che ci ha legati e che hai seminato sempre nel tuo cammino fatto di ascolto, di attenzione e sempre di una parola di conforto o di consolazione senza un attimo di riposo. Sei stato per noi tutti padre o fratello maggiore nella vita e nella fede operosa.
In te Roberto, il dono della carità era connaturale e si manifestava con uno spontaneo incoraggiamento con i confratelli a svolgere il loro ministero.
Per te oggi caro fratello Roberto, il tempo terreno si è compiuto ed ora vivi e riposi con il Padre. Chiediamo al nostro Padre dei cieli di accoglierti e per quelli che rimangono chiediamo che doni la Sua consolazione.
A te noi tutti diaconi chiediamo di aiutarci a crescere nella concretezza della nostra identità, nell’unità nella nostra Comunità e con i nostri fratelli presbiteri e con il nostro Vescovo per cui ti sei sempre battuto e nella carità fraterna con cui ci hai sempre accompagnato.
Ciao Roby, a Dio.