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Cinque sensi

Stef è morta (anche) a Brunate. Contro la perversione da selfie: l’artista-cadavere

Selfie, ergo sum.

In vacanza (nella migliore delle ipotesi) o in bagno con il Wc sullo sfondo (nella peggiore e più frequente. Un’abitudine misteriosa che prima o poi qualche antropologo si prenderà la briga di studiare) farsi un selfie è diventato quasi un obbligo morale.

Non farlo equivale quasi a non essere mai stato in quel posto, non aver visto gli amici, non esserti divertito. E da lì all’oblio sui Social pare sia un attimo.

Per protestare contro questa moda (con puzza feticista, dai), l’artista Stephanie Leigh Rose si è inventata Stefdies, una serie di performance raccontate da scatti che sono degli anti-selfie in cui, semplicemente, muore (e il titolo Stefdies è appunto un mix tra Stephanie e dies: muore).

Nessuna luce particolare, nessun fotoritocco, nessuna serie di scatti che-poi-scelgo-quello-in-cui-sembro-figa, nessun duck-face: Stephanie, semplicemente, muore. A faccia in giù, capelli spettinati, abiti qualsiasi e, sullo sfondo, i luoghi più famosi del mondo in cui le persone sono solite scattarsi selfie.

Cattivo gusto? Trovata geniale? Memento mori declinato all’era dei social? A voi giudicare.
Ma perché ne parliamo?

Perché tra Parigi, Londra, Roma, Amalfi, le spiagge della Sardegna e il Golden Gate a San Francisco, ecco che tra i luoghi più fotografati al mondo spunta Como. O meglio, il faro di Brunate dove l’artista è “morta” circa un anno fa. Ma le immagini delle sue performance stanno rimbalzando sui social in questi giorni e, tra loro, anche quella scattata da queste parti. Chissà che qualcuno, guardandola, non si ricordi che il vero protagonista è il bellissimo panorama che si gode da lì e non “io con lo sfondo di Como”.

Se siete curiosi, trovate tutte le sue performance su stefdies.com o su Instagram (@stefidies).

O su Fb.

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