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Cultura e Spettacolo

Danza, il più grande classico della storia: Giselle al Teatro Sociale

Sabato 7 aprile alle o20.30 al Teatro Sociale di Como, il Balletto di Roma decide di affrontare un grande classico della storia del balletto, unendo così le proprie anime, quella del balletto e quella della danza contemporanea. In scena Giselle.
Per approfondire e trovare nuove chiavi di lettura, questo titolo è stato affidato ai due autori contemporanei Itamar Serussi Sahar e Chris Haring; un doppio remake in cui la tragica trama si confonde sapientemente con gli ingredienti della danza di oggi e con le strutture di pensiero della quotidianità contemporanea, e ripropone una Giselle tematica, analizzata nella sua attualità e complessità attraverso i temi cardine della sua vicenda: amore, tradimento e vendetta.
Per la prima volta, Giselle coinvolge team internazionali di collaboratori, con identità artistiche originali e distinte, portatori di approcci creativi diversi. Anche i due compositori, Richard Van Kruysdijk e Andreas Berger, lavorano sullo score originale per renderlo più contemporaneo e per aggiungere la traduzione in musica dei movimenti dei danzatori.

ASPETTANDO GISELLE… CON AMORE

Nel foyer del Teatro, sabato 7 alle ore 18.30, gli studenti del Liceo Musicale Teresa Ciceri di Como introdurranno la serata con letture, arie e musica sull’amore: dalla tradizione folk inglese, a Verdi, Mozart fino a Morricone, i ragazzi alterneranno la musica a sonetti di Shakespeare e poesie di Prévert. L’evento sarà aperto a tutti e ad INGRESSO LIBERO.

INFO

Biglietti per lo spettacolo in vendita presso la biglietteria del Teatro e online su teatrosocialecomo.it. Prezzi 16€ a 33€ + prevendita.

TEATRO SOCIALE DI COMO
sabato, 7 aprile 2018 – ore 20.30

GISELLE

con Balletto di Roma

Coreografie
Itamar Serussi Sahar, Chris Haring/Liquid Loft

Concept Development Peggy Olislaegers
Musiche originali ispirate alla partitura di Adolphe Adam
Rielaborazioni musicali Richard Van Kruysdijk, Andreas Berger

Produzione Balletto di Roma

Dopo la nuova produzione Paradox, dedicata al tema del genere, ancora temi e titoli importanti per il Balletto di Roma, che decide di affrontare un grande classico della storia del balletto: Giselle.
Unendo così le proprie anime, quella del balletto, che ricorre anche nel nome, e quella della danza contemporanea, che fa parte da sempre del DNA della compagnia, Balletto di Roma porta in scena il 16 luglio a Civitanova Danza e il 26 luglio nell’ambito di Operaestate Festival a Bassano del Grappa, il titolo simbolo del balletto romantico: Giselle.

Per approfondire e trovare nuove chiavi di lettura, Balletto di Roma ha deciso di affidare questo titolo ai due autori contemporanei Itamar Serussi Sahar e Chris Haring; un doppio remake in cui la tragica trama sapientemente si confonde con gli ingredienti della danza di oggi e con le strutture di pensiero della quotidianità contemporanea, e che non vuole riproporre una Giselle narrativa, ma piuttosto tematica, analizzata nella sua attualità e complessità attraverso i temi cardine della sua vicenda: amore, tradimento e vendetta.

Il primo atto è affidato alla danza materica e intensa di Itamar Serussi, ex danzatore della Batsheva Dance Company ora resident choreographer per Scapino Ballet di Rotterdam, che dal 2006 ha portato avanti autonomamente il proprio stile personale; uno stile che sperimenta i limiti fisici attraverso l’umorismo e l’improvvisazione, creando lavori giocosi ed eleganti, in sinergia con gli interpreti, che conquistano spettatori in tutta Europa (Francia, Slovenia, Inghilterra, Austria…). Serussi sceglie di approfondire nel primo atto il tema dell’amore e del tradimento, che porterà in scena grazie alla sua abilità di tessere relazioni senza la necessità di un palese contatto fisico tra i danzatori, con una danza che porta lo spettatore a vedere con naturalezza un immaginario e traducendo i famosi passi a due e gli assoli di Giselle in una danza che è un invito alla curiosità.

Il secondo atto è assegnato invece a Chris Haring, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2007 e coreografo della compagnia Liquid Loft (che riunisce, oltre a danzatori, anche artisti visivi e compositori). La sua è una danza multimediale, in grado di creare contemporaneamente mondi reali e fittizi che, tra tecnologie ed espedienti meta-teatrali, perdono il loro naturale confine e mettono in discussione la definizione stessa di realtà: non c’è un confine tra questi mondi, proprio come non c’è tra il mondo dei vivi e delle Willi, e come non c’è una fine all’amore tra Giselle e il principe Albrecht. Ma non è l’amore il tema scelto da Haring per il secondo atto, bensì la vendetta: della rivalsa di una donna su un uomo, ma anche di una vendetta legata al tradimento in generale. In entrambi gli atti infatti, tutti i danzatori interpretano di volta in volta tutti i personaggi del balletto originale, sottolineando ancora una volta l’universalità della vicenda di Giselle, e del “bisogno di amare e sentirsi amati pur con la paura di essere feriti da chi ci ama”, come afferma la dramaturg Peggy Olislaegers, coordinatrice del team creativo.

Per la prima volta, infatti, Giselle coinvolge team internazionali di collaboratori, con identità artistiche originali e distinte, portatori di approcci creativi diversi, coordinati da Peggy Olislaegers, fino al 2016 direttrice artistica e direttrice generale del Dutch Dance Festival, dramaturg anche per Rambert Company, e apprezzata dramaturg per molti altri artisti sia di danza che di teatro. A collaborare con i coreografi anche due compositori, Richard Van Kruysdijk e Andreas Berger, che lavorano sullo score originale per renderlo più contemporaneo e per aggiungere la traduzione in musica dei movimenti dei danzatori, e anche le loro voci.

Giselle, Balletto di Roma
di Gaia Clotilde Chernetich

Centosettantacinque anni. Tanti ne sono passati dalla prima rappresentazione del balletto Giselle, gioiello di poesia romantica creato per il debutto parigino della ballerina italiana Carlotta Grisi. Da allora Giselle non ha mai smesso di trasformarsi. Per noi spettatori del XXI secolo è importante tenere a mente un fatto: oggi Giselle non è più solo il balletto emblema dell’Ottocento romantico europeo, ma una danza che affonda le proprie radici nel tempo presente godendo di un diritto di cittadinanza globale.
Commissionando la creazione ai coreografi Itamar Serussi Sahar e Chris Haring|Liquid Loft, impegnati rispettivamente nel I e nel II atto, il Balletto di Roma non si limita a presentare una nuova versione di Giselle capace di esplorare ancora e diversamente la follia amorosa di una giovane tradita dal proprio ideale (I atto) e l’esito mortifero del suo dolore ambientato in un mondo ultraterreno (II atto).
La Giselle che il Balletto di Roma porta in scena nel 2016 non esplora un personaggio che contiene in sé gli opposti riassumibili nella sacra contrapposizione tra vita e morte, ma l’espressione di un sentire esteso e molteplice che appartiene alla comunità dei corpi in scena. La sua identità non è più incarnata in un ruolo, ma agisce come una lente attraverso la quale ognuno osserva il mondo intorno a sé. Così hanno lavorato i danzatori della compagnia, incorporando Giselle nelle improvvisazioni non in quanto scomposizione del suo personaggio in parti più piccole e individuali, ma in quanto decostruzione della narrazione del libretto di Théophile Gautier e delle sue declinazioni alle prese con corpi e sensibilità del tempo presente.
La profonda rielaborazione delle musiche di Adolphe Adam, a opera di Richard Van Kruysdijk e Andreas Berger, sostiene entrambi gli atti collocando la danza in una dimensione che consente a ogni spettatore di creare la propria storia grazie alle evocazioni ritmiche e a quelle del gesto.
Ideato dall’artista israeliano Itamar Serussi Sahar, il primo atto ci consegna una coreografia all’insegna della potenza fisica e carnale che emerge da corpi spogli di quel vezzo pantomimico che tradizionalmente caratterizza il primo atto di Giselle. Eppure, i danzatori si offrono agli spettatori con una generosità compositiva che consente di scorgere il soggetto dello spettacolo più in profondità, arrivando fino all’intenzione originaria dei loro movimenti. Dell’archetipo ottocentesco ritroviamo la dimensione terrestre, che qui si esprime attraverso un’umanità che si lascia alterare dal reale, mossa e a tratti scossa da pulsioni vitali che esplorano lo spazio della scena esprimendo un senso di appartenenza tanto alla vita quanto alla morte. Mentre la vitalità del I atto tende a diversificare tra loro i danzatori, il II atto firmato dal coreografo austriaco Chris Haring recupera una dimensione collettiva più corale.
Giselle ci ricorda che, tra gli umani, nulla è più condiviso e comune della morte. L’ipotesi che la vendetta sia capace di alleviare il dolore della perdita rappresenta allora quell’ultimo guizzo di umano, l’ultima chimera che la vita concede a Giselle, prima che i corpi si affrontino definitivamente – interrotti solo da alcune estreme incursioni del reale – in un incontro dominato da una rarefazione visiva che va esaurendosi. Come una fenice ormai incenerita che ci riconsegna tutti, artisti e pubblico, alla vita.

BIOGRAFIA CHRIS HARING coreografo
Vincitore del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia (2007), Chris Haring è oggi uno dei piú apprezzati coreografi della scena performativa contemporanea e nel 2013 è stato insignito del prestigioso riconoscimento Outstanding Artists Awards del ministero per le Arti austriaco. coreografo e danzatore in compagnie internazionali come DV8, Man Act, Nigel Charnock e Tanz Hotel – e Liquid Loft, la compagnia di danza contemporanea da lui fondata con artisti visivi, compositori e danzatori, impegnata nella ricerca di nuovi linguaggi multimediali e nella creazione di spettacoli di danza e dance film.

BIOGRAFIA ITAMAR SERUSSI SAHAR coreografo
Itamar Serussi Sahar inizia la propria formazione di danza all’età di quindici anni presso Israel Arts High School e School of Bat-Dor Dance Company. Nel 1998 entra a far parte di Batsheva Dance Company. Dal 2006 sviluppa il proprio stile personale e sperimenta i limiti fisici attraverso l’umorismo e l’improvvisazione cercando di andare oltre la danza tradizionale. Il suo lavoro è giocoso, leggero ed elegante e i suoi pezzi sono il risultato di una sinergia con ciò che lo circonda e con i suoi danzatori. Le coreografie di Itamar sono di forte impatto sia per il pubblico che per i performer e vengono eseguite ampiamente in Europa (Repubblica Ceca, Francia, Slovenia). Itamar crea per compagnie in Inghilterra, Austria, Stati Uniti d’America, Francia, Danimarca e Belgio e dall’estate del 2014 è coreografo residente per Scapino Ballet (Rotterdam, NL).

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