“Un giorno mio figlio Tonino mi disse: ‘Mi ricordo del periodo in cui avevo cinque anni e tu quarantacinque, ma cosa hai fatto prima?’. Decisi in quel momento di scrivere il racconto della mia vita, destinato ai miei figli”.
Inizia così “Lettera ai miei figli” (Albatros Editore), in uscita in questi giorni scritto da Biagio De Falco, classe ’43, papà del conosciutissimo Tonino del Birrivico, che un giorno ha deciso di raccontare la sua storia attraverso le pagine di un libro che è un insieme di coraggio, incoscienza giovanile, sogni da realizzare e una voglia di non fermarsi davanti alle sfide della vita che oggi, a quasi 80 anni, non si è ancora spenta.
“Mio padre non ha mai raccontato molto ma poi, andando avanti con gli anni, gli è venuta voglia di farlo. Purtroppo però il morbo di Parkinson non gli permette di scrivere a lungo, così gli ho regalato un tablet per poter dettare direttamente il testo ma l’idea sembrava non essergli piaciuta – racconta il figlio – poi un giorno mia mamma mi ha detto ‘Credo che papà non stia bene, passa la notte a parlare da solo’. E invece stava scrivendo il suo libro”.
E comincia così la storia di un ragazzino nato a Pomigliano d’Arco e letteralmente scappato a Milano in cerca di fortuna e di una vita che lì, tra la campagna e lo stabilimento Alfa Romeo, gli sembrava di non poter avere. “Ho iniziato come lavapiatti, senza neanche sapere cosa fosse un mestolo e sono arrivato a gestire per anni un albergo, l’Hotel Funicolare, e ad avere un ristorante – racconta – ho fatto di tutto seguendo la mia unica vera passione: stare a contatto con le persone”.
E la sua vita, davvero simile a un romanzo, è costellata di improvvisi cambi di direzione e ripartenze mosse da un’unica forza, l’amore per il proprio lavoro. Da Milano a Venezia e poi Napoli, Cernobbio, dove ha gestito l’Hostaria, e Parigi. E poi ancora a Como apre il ristorante Er Più e La Griglia, una breve fuga in Giappone per amore e infine il matrimonio con la figlia del proprietario del cinema di Pomigliano dove, da ragazzino, sognava di vendere le bibite.
Una vita, la sua, che non è semplicemente una bella storia da raccontare ai figli ma un messaggio fortissimo: “Se i principi sono sani, il buono prima o poi esce, anche nei momenti difficili – dice – quello che ho fatto lo devo ai miei genitori, ma anche agli schiaffoni che la vita mi ha dato come quando sono stato rifiutato dal ristorante Savini a Milano perché ero troppo basso e con l’accento meridionale. E lo devo anche a chi ha creduto in me, come due industriali comaschi che, ai tempi dell’Hostaria, hanno avallato per me un fido in banca da 3 milioni. Per me quella è stata una svolta, non potevo deluderli”.
E oggi il Maestro del Commercio Biagio De Falco si gode figli e nipotini “facendo il garzone al Birrivico”, dice scherzando e guarda a questo momento di crisi con lo stesso incrollabile ottimismo che ha caratterizzato tutta la sua vita: “Ogni ostacolo può essere aggirato – conclude – io ho cominciato nel dopoguerra, quando c’era voglia di fare e di ripartire e ora è lo stesso: quando finirà tutto questo ci sarà lavoro per tutti. Se c’è ambizione e voglia di fare, un’alternativa c’è sempre”.