Non è solo una cosa per introdotti all’arte (anche autonominati tali) o alle (spesso arcane) dinamiche politico-cittadine.
E’ un gesto, un segno (meglio), una meta-opera e chiara protesta, quello che in queste ore illumina Casa del Fascio.
Ricorderete, solo poche settimane fa abbiamo raccontato l’addio (peraltro non ancora compiuto interamente. E non interamente gradito da più parti) al nato/provvisorio ma poi perché/toccarlo Novocomum di Fabrizio Musa, omaggio al transatlantico di Giuseppe Terragni.
E’ il Wall-Paint che domina via Ballarini. Bello e caro, come quelle cose che entrano nell’abitudine, nel gesto: non le vedi più, le metabolizzi. Ma se le togli: quasi una mutilazione.
Il lavoro, fortemente voluto per il centenario della nascita di Terragni (il GT04), fu concepito dall’artista comasco e dal comitato organizzatore.
Poi la recente (legittima, pur opinabile) decisione della nuova proprietà dell’edificio di via Ballarini: via tutto, si deve ristrutturare.
Ne abbiamo parlato in tre tappe:
1 – Via Ballarini, lavori in corso. Dopo 15 anni addio per sempre al Novocomum di Musa
2 – Novocomum addio. Terragni: “Che tristezza”. Gaddi: “Salvare l’opera? E’ ancora possibile”
3 – “Sono indignato, salviamo il Novocomum”. La rabbia di Francesco Castiglioni, decano degli architetti comaschi
Ebbene, sabato scorso l’inaugurazione di Terragni e Golosov: Novocomum a Como Club Zueva a Mosca. Avanguardie a confronto. Splendida iniziativa del Maarc a San Pietro in atrio (via Odescalchi) di cui abbiamo parlato ampiamente su ComoZero Settimanale nel corso dei mesi:
Così oggi, contestualmente all’evento, ecco la proiezione del lavoro di Musa su Casa del Fascio:
Un segno, un’enorme didascalia, in qualche modo. Atto elegante, ma non negoziabile, per dire che, forsemaforse, cancellare l’enorme traccia che domina via Ballarini non è proprio una genialata.
Eppure è così, succede. Giusto per vederla, quasi a alibi, con Walter Benjamin quando parlava dell’Opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.
L’unicità, non equivoca, dell’opera definisce la sua stessa storicizzazione: ogni modifica materiale, ogni restauro, ogni passaggio di proprietà, ogni chiodo cui è appesa sono parte dell’atto creativo. E quindi anche la sua distruzione.
A essere romantici oggi nasce un Iper-Musa.
Ma è comunque un peccato, enorme. E dispiace. Moltissimo.
Ma piace il piccolo-gigante atto del Maarc. Su Casa del Fascio, poi. C’è arte anche nella polverizzazione della medesima. Appunto.