In questi giorni si è detto e letto di tutto e per tutti l’edizione di quest’anno di StreetScape, la rassegna comasca di Street Art e Urban Art arrivata alla sua ottava edizione, resterà quella del toro e dei panni stesi in piazza del Duomo.
La più commentata, la più discussa, la più ricca di spunti, a voler ben vedere.
PER APPROFONDIRE
Como, il Duomo “scomunica” l’arte dei panni stesi: “Con che criterio è stata permessa?
Ma chi c’è dietro le quinte di StreetScape? Innanzitutto i due curatori, Chiara Canali e Ivan Quaroni, e poi lui, il presidente del comitato artistico che organizza la rassegna, Michele Dino Viganò. Sorriso perenne e aria di uno che è cresciuto a pane e arte.
Erede di una famiglia di imprenditori tessili, ma anche di una genetica che non mente, ha l’occhio e il fiuto di un segugio quando si tratta di giovani artisti e fa volentieri il punto di questa edizione, ancora in corso.
Avete indubbiamente svegliato la città. Ve lo aspettavate?
StreetScape è una manifestazione che vuole rendere libera l’arte, anche dai commenti sia positivi che negativi. Può piacere oppure no, ma quello che mi dispiace è che nel commentare non è quasi mai stato considerato il vero aspetto artistico.
Ad esempio?
Il toro di Balzano in piazza Duomo è un’opera da 50 mila euro che molti collezionisti si sono già offerti di acquistare. Ma è stata vista solo come un valicare confini che non andrebbero valicati senza l’intelligenza di provare a vedere cosa c’è dietro.
Esattamente quello che è successo con Laundry e ai panni stesi davanti alla Cattedrale.
Gianni Pettena aveva realizzato questa istallazione per Campo Urbano per sottolineare provocatoriamente la differenza tra l’abitare e l’apparire, tra vivere una città o far finta che ci sia il salotto buono nascondendo il resto. La nostra voleva solo essere una rievocazione di un messaggio che è ancora molto attuale. Probabilmente andava spiegata meglio.
PER APPROFONDIRE
Pettena, 50 anni di panni stesi in casa propria. Cari polemisti, a dirla tutta parliamo di una (bella) replica
In realtà, oltre agli appuntamenti che avete proposto, sarebbe bastato fare una rapida ricerca su Google per scoprirne il significato.
L’ho già detto, il comasco nasce imbruttito (ride) e quando leggi certi commenti capisci la piccolezza di chi non si prende nemmeno dieci minuti per capire, per venire a un incontro. Non per farsi convincere che è bello, ma solo per capire cos’è.
Ma se vale il detto “bene o male purché se ne parli”, StreetScape 2019 è stata un successo.
Siamo stati contattati da diversi sponsor interessati, abbiamo avuto contatti con un consigliere della Regione per alcuni bandi e gli iscritti alla nostra pagina sono aumentati notevolmente. Segno che ci sono moltissime persone che comprendono il valore di una manifestazione come questa.
Come scegliete gli artisti e le opere?
La selezione è affidata ai due curatori. Io mi permetto solo di segnalare qualche artista che mi sembra interessante e che vedo durante i miei viaggi di lavoro e molti, pur di esporre in una vetrina così importante come Como, sono disposti a coprire anche alcuni dei propri costi.
In questi anni siete stati anche ottimi talent scout.
In 8 anni, da Como sono passati 80 artisti e alcuni di loro nel frattempo hanno avuto un’escalation di valore incredibile, come Francesca Pasquali, Giuseppe Veneziano o Liu Ruowang. Artisti quasi sconosciuti che dopo 5 anni sono già nelle più famose collezioni del mondo.
Idee per il 2020? Vi ingrandirete?
Ci sono arrivati spunti per un’edizione legata all’ecologia. Ma è presto per parlarne. Di certo, essendo una manifestazione a sponsorizzazione privata
Un commento
( Three Sheets to the Wind difficilissimo pezzo del grandissimo Allan Holdsworth )
non si capisce perché gli artisti possono fare dell’ironia o provocare e il pubblico no