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Economia

La pandemia e il tessile, due volti. Tessuto: “Fatturato sotto del 37%, tutto bloccato”. Gentili: “Poteva andare peggio. Ci riprenderemo”

Alla vigilia del nuovo lockdown, il report di Confindustria aggiornato al mese di settembre raccontava una situazione tutt’altro che incoraggiante per le imprese del territorio: calo negli ordini, contrazione del fatturato (- 87% per quasi 9 aziende su 10 nei primi mesi dell’anno rispetto al corrispondente periodo del 2019) e dell’occupazione e poco ottimismo per il futuro.

“Il rimbalzo positivo dell’economia di quest’estate, abbastanza scontato in seguito alla riapertura dopo il lockdown di primavera con il conseguente incremento dei consumi, aveva illuso rispetto a una ripartenza che, purtroppo, i nuovi indicatori del mese di settembre e le previsioni future non confermano – era stato il commento di Aram Manoukian, presidente di Confindustria Como – la morsa del virus non si è allentata”.

Tra i tanti settori colpiti, spicca senz’altro quello serico, un tempo anima del territorio comasco e ancora oggi, nonostante le difficoltà, elemento fondamentale dell’economia locale che, dopo un 2019 che si è chiuso con una crescita del fatturato, si è trovato a fare i conti con un annus horribilis che rischia di lasciare dietro di sé parecchie vittime.

Per fare il punto della situazione abbiamo interpellato due tra i più noti imprenditori serici comaschi, Sandro Tessuto, presidente del gruppo Clerici Tessuto e consigliere di Amici di Como e Francesco Gentili, presidente e amministratore delegato della tessitura Gentili Mosconi.

“Come siamo messi rispetto ai primi mesi dell’anno? Peggio – esordisce senza troppi giri di parole Sandro Tessuto – il fatturato al momento segna un calo di circa il 37% e, dopo la ripresa estiva, oggi si è di nuovo bloccato tutto. Se va avanti così, la situazione sarà davvero durissima”.

Tra mercato fermo, fiere internazionali cancellate e difficoltà negli spostamenti all’estero, secondo Tessuto, non solo il presente è tutt’altro che roseo ma anche il futuro si presenta a tinte decisamente fosche: “Per il nostro settore il concetto di lavoro online funziona fino a un certo punto. E per quanto ci si sia sforzati di cambiare strategie e modalità di contatto con i clienti, i tessuti vanno toccati e senza fiere e viaggi il lavoro è inevitabilmente rallentato se non pressoché fermo – spiega – al momento cerchiamo di gestire i pochi ordini che arrivano ma questo è davvero un anno maledetto e, secondo le previsioni, anche tutto l’anno prossimo subirà il contraccolpo del Covid. Sarà drammatico”.

La soluzione? “Provare a resistere. Al contrario di altre attività, non mi risulta che il nostro settore sarà oggetto di particolari contributi da parte del Governo – conclude Tessuto – io al momento mi sono messo a lavorare in azienda come quando ero ragazzino. Faccio un po’ di tutto pur di non stare con le mani in mano ad aspettare”.

“Questo secondo stop ha fatto ripiombare tutti nell’incertezza e il contraccolpo, soprattutto a livello psicologico, è stato pesante – gli fa eco Francesco Gentili – ma il settore medio alto sta reggendo abbastanza bene e le ricadute della crisi che stanno attraversando i grandi brand di moda non sono pesanti come ci si poteva immaginare. Per aziende delle nostre dimensioni le perdite si aggirano intorno al 25-30%”.

E se lo smart working non è in grado di sopperire completamente al contatto umano, Gentili ne sottolinea comunque un aspetto positivo: “Lo smart working funziona solo in alcuni settori come l’amministrazione, il back office o i disegnatori ma non per altri – dice – ma se l’impossibilità di viaggiare e di avere contatti diretti sta rendendo difficile acquisire nuovi clienti, questo momento ha fidelizzato i clienti di lunga data che hanno bisogno che, dall’altra parte del telefono o dello schermo, ci sia qualcuno che li conosce già e sappia interpretare le loro richieste”.

Una base solida, quindi, da cui sarà possibile ripartire non appena l’emergenza sarà finita: “Gli scenari che immagino sono due: quello di chi come me riuscirà fortunatamente a non licenziare nessuno e quello di chi, invece, l’anno prossimo si troverà a dover lasciare a casa alcuni dipendenti prevedendo una ripresa lenta. Ma io sono molto ottimista per il futuro – è il pensiero inaspettato dell’imprenditore comasco – quando questo momento sarà finito la voglia di riprendere la vita, e di conseguenza anche i consumi, farà da volano a tutta l’economia e ci rialzeremo molto più rapidamente di quanto possiamo immaginare con un riassorbimento rapido anche di chi è stato lasciato a casa, magari troppo frettolosamente”.

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