La Svizzera sarebbe pronta ad abbassare da 300 franchi a 150 la franchigia oltre la quale i cittadini della Confederazione devono pagare l’Iva per gli acquisti all’estero, cioè in moltissimi casi in Italia e in provincia di Como (l’Iva svizzera ora è al 7,7%, ma da gennaio passerà all’8,1%). Obiettivo principe dell’iniziativa: frenare e disincentivare a suon di tassa il turismo della spesa oltreconfine, che vede ogni anno uscire dalla Svizzera circa 8,5 miliardi di franchi e che anche in provincia di Como vede ogni giorno – e specialmente nei fine settimana – tantissimi cittadini svizzeri varcare la dogana per fare acquisti in supermercati e negozi italiani.
A riferire del possibile cambiamento legato all’abbassamento della franchigia (oggi, come detto, fissata alla soglia di 300 franchi per singola persona) è stato il quotidiano zurighese TagesAnzeiger che ha parlato, sulla base di fonti ritenute attendibili, un dossier specifico in ultimazione al Dipartimento federale delle finanze. Nelle ore successive, da segnalare che nessuna smentita alle indiscrezioni di stampa è arrivata.
In attesa di sapere se davvero da qui a breve i cittadini svizzeri dovranno dichiarare in dogana gli acquisti già dopo i 150 euro a testa di spesa, pagando la relativa Iva, va comunque segnalata una prima reazione per così dire popolare. La RSI, Radio Televisione Svizzera, ha lanciato un sondaggio sulla propria pagina Instagram Rsi Info chiedendo se questa misura sarebbe un effettivo disincentivo a fare la spesa oltreconfine. E così ieri il sito della Rsi ha riportato l’esito (che naturalmente non ha valore scientifico): “L’impressione, a caldo, è che la franchigia dimezzata non cambierà molto le abitudini: stando al sondaggio lanciato sulla pagina Instagram di RSI Info il 73% continuerebbe comunque a fare spesa oltre confine, il 20% no e il 7% è nel dubbio”. Insomma, lo spettro dell’Iva da pagare già dopo 150 franchi di spesa in Italia, non sembra fare troppa paura.