I grandi dell’economia comasca – anzi, lariana – sbraneranno senza pietà i piccoli? Lo scenario della grande battaglia per la guida della nascente, nuova Camera di Commercio di Como e Lecco unite, sembra dipingere esattamente questo. Con un attore su tutti: Confindustria, intenzionata a mollare al proprio destino gli alleati di un tempo e fare man bassa assieme ad altri due partners forti (i “nemici” di un tempo: Confartigianto e Confcommercio) dei posti strategici sia nel consiglio camerale, sia nella giunta, sia – ciliegiona sulla torta – alla presidenza. E allora vediamolo il terremoto in arrivo, per ora ipotetico ma destinato a diventare realtà domani a mezzogiorno, quando si depositeranno gli apparentamenti ufficiali tra le sigle economiche.
In ballo, come detto, la rappresentanza (in base al peso specifico di ogni sigla nel contesto economico generale) nel consiglio della nuova Camera di Commercio unificata tra Lecco e Como. Una rappresentanza che prevede questa ripartizione dei 30 seggi totali (più 3 a sindacati, consumatori, e liberi professionisti): 7 industria, 6 artigianato, 5 commercio, 5 servizi, 2 turismo, 1 ciascuno agricoltura, cooperazione, trasporti, credito e assicurazioni, altri settori. La giunta invece sarà a 7 più il futuro presidente.
Il punto vero è che Unindustria ha rotto il patto dell’ultimo “mandato” e, lasciando a se stessi i piccoli alleati del recente passato (tra gli altri Cdo, Cna, Confcooperative, Confesercenti, Api Lecco) ha stretto quasi all’ultimo minuto un patto di ferro con Confartigianto e Confcommercio. Così facendo, gli industriali hanno determinato una triade sostanzialmente invincibile sul piano dei numeri, ossia in grado di prendere tutto o quasi (leggi una maggioranza blindata) sia in consiglio, sia di conseguenza in giunta e ovviamente il presidente (che stando ai rumors dovrebbe essere un industriale di Como oppure un artigiano di Lecco).
Giochi di potere, dunque, che designeranno un fortissimo gruppo di controllo dell’economia camerale sui due rami del Lario.
Chi ne esce peggio? Probabilmente Cna, che pare abbia appreso del “voltafaccia” di Unindustria soltanto pochissimi giorni fa, senza preavviso. Ma anche Cdo e in sequenza tutti gli altri “piccoli” che rischiano di contare poco o nulla nel nuovo assetto dell’ente.
Domani, comunque, sarà il giorno della ratifica delle nuove alleanze. Nel frattempo i futuri “capi” dell’economia comasca e lecchese dovranno individuare il nome del presidente dell’ente camerale. Infine, la Regione ratificherà tutto.
Chissà se, in un scenario che appare comunque immutabile, le novità in serie non produrranno altri scossoni a Como e dintorni.
Un commento
Costoso carrozzone all’italiana reso inutile da tempo dalla globalizzazione del commercio e dall’incapacità di chi lo dirige di interreagire con le istituzioni centrali….