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Tavolo dell’economia, proposta-scossa per Como: “Un tetto ai guadagni da case vacanza”

Occhi puntati sul turismo a Como. Questa mattina infatti nella sede regionale di via Einaudi si è tenuto il secondo tavolo territoriale di Regione Lombardia. Dopo l’incontro sulle infrastrutture di qualche settimana fa, questa volta si è reso necessario parlare dell’economia del territorio. Tessile, legno-arredo, piccole e medie imprese si dirà. Non esattamente. Si è parlato ovviamente dei bandi regionali a sostegno delle imprese (Negozi Storici, Faber, Distretti, Arché) ma al centro della scena c’è stato il turismo, quello che ormai da diversi anni porta a Como e in tutto il territorio centinaia di migliaia di visitatori.

“Ci è stato chiesto di promuovere ancora di più il brand Lago di Como ma anche di aumentare il livello standard dell’accoglienza turistica creando una sorta di sistema di controllo qualità dell’offerta turistica – ha spiegato il sottosegretario Fabrizio Turba, referente per il presidente Attilio Fontana dei tavoli provinciali – Si è parlato di destagionalizzazione senza dimenticare ciò di cui hanno bisogno le tante imprese del territorio: semplificazione, accesso al credito, contrasto alla concorrenza sleale e all’illegalità ma anche a quella della vicina Svizzera”.

“I turisti che prenotano a Como devono trovare quello che hanno scelto e per cui hanno pagato – ha sottolineato l’assessore allo Sviluppo Economico Alessandro Mattinzoli – Inoltre sta diventando sempre più una priorità regolamentare l’affitto di case vacanza: oggi in città ci sono più posti letto in queste strutture che negli alberghi. Credo vadano trovati dei correttivi, servono regole per riequilibrare la situazione, altrimenti si rischia di non avere più immobili residenziali in centro”.

L’assessore è convinto che se non si mettono dei paletti ci saranno danni sull’economia locale a medio-lungo termine. “Si potrebbe pensare a un numero massimo di giorni di affitto di un immobile perché i proprietari non dovrebbero poter guadagnare il 200% in più affittando ai turisti anziché a chi vuole vivere in città. Se da quell’immobile, con un affitto residenziale, posso guadagnare 7500 l’anno, con i turisti dovrei arrivare a un massimo di 10mila, non a 20mila euro”. E aggiunge:

“Altrimenti per compensare bisognerebbe pensare a una tassazione Imu diversa per gli immobili con affitti residenziali rispetto a quella delle case vacanza. La liberalizzazione del mercato in alcuni ambiti è funzionale, in altri no, ci vogliono regole ben precise”.

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2 Commenti

  1. economia di mercato,questa sconosciuta, protezionismo della casta degli albergatori e non solo, ingerenza nelle attività economiche oltre il limite di quello che è uno stato liberale.
    Ma una volta che i proprietari sono in regola con le licenze e pagano le tasse (ecco magari facciamo controlli seri su questi due fattori) perchè lo stato, la regione o il comune dovrebbero stabilire il tetto dei loro guadagni? forse il sogno degli amministratori lombardi è l’ Unione Sovietica? capisco che siano innamorati di Puttin e dei suoi rubli, ma non esageriamo

  2. n una città dove le case popolari risultano sfitte e in alcuni casi perfino murate, limitare la libertà dei proprietari di casa di destinare i loro immobili al bed&breakfast per riportarli sul meno profittevole mercato delle locazioni, è assai curioso.
    Considerando poi che sui banchi della maggioranza al governo di Como siede la Lega, mi chiedo se questo intervento dei Consiglieri regionali sul mercato immobiliare di Como sia stato suggerito dai Consiglieri Comunali della Lega che non hanno in programma nulla per risolvere il problema delle case popolari a Como o, più semplicemente, i primi sanno che i secondi sono solo in grado di elencare cronologicamente le malefatte dei “cattivissimi” migranti e nulla più……..

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