La sagoma di Confartigianato si allunga verso il trono della nuova Camera di Commercio di Como e Lecco unite. Il punto è capire di chi sia realmente il profilo che si staglia: del presidente della sede comasca, Marco Galimberti (attuale vice di Ambrogio Taborelli), o del cugino dell’altra sponda lacustre, Daniele Riva?
Fatto il consiglio camerale a 33 (qui i dettagli pubblicati lo scorso 14 novembre) e assodato ormai da mesi lo strapotere dalla triade coalizzata Confidustria-Confcommercio-Confartigianato, nelle ultime ore il tam-tam sembra aver dato una spinta al comasco Galimberti, che si può considerare come minimo appaiato nelle chances al lecchese Riva. Un quadro che di fatto premierebbe comunque gli artigiani che darebbero il cambio (almeno per quanto riguarda via Parini) a una lunga sequela di industriali al vertice. Non tutti i giochi in vista della votazione interna, però, sembrano chiusi.
Innanzitutto, mentre Confcommercio non sembra nutrire particolare perplessità sul tandem-artigiano (a Como, ovviamente, con preferenza a Galimberti), nel mondo di Unindustria qualche resistenza in più si avverte. Se non altro perché a giochi ancora tutti da fare, l’assioma circolante era più o meno questo: “O un artigiano di Lecco o un industriale di Como”.
Il punto, però, è che dalle parte di Unindustria pare si faccia gran fatica a trovare un nome realmente alternativo e anche convinto a diventare il presidente della nuova Camera bifronte. Per andare piatti: il sogno della parte più “chic” degli industriali sarebbe un grande ritorno dal nome di Paolo De Santis, che però pare molto poco propenso a riprendere il timone già avuto tra le mani in passato.
E allora, la sorpresa – che comunque dovrebbe convincere gli artigiani già con la metaforica acquolina in bocca – potrebbe essere Aram Manoukian, per ora defilato ma potenziale carta pesante da calare sul tavolo delle trattative finali. Non pare in corsa, invece, Confcommercio. E per peso specifico e perché l’unica star in scuderia – Andrea Camesasca – pare abbia opposto diversi “no grazie” in tempi non sospetti.
Per avere un’idea più chiara, la prossima tappa a breve termine da tenere d’occhio sarà la designazione delle categorie (e della triade in particolare) dei nomi per il consiglio. Lì, a carte scoperte, qualche indizio importante potrebbe emergere in maniera più netta.