Il turismo a Como cresce, è un’economia che – almeno per il momento – funziona. Non va altrettanto bene ai lavoratori di settore che, per dirla con le parole del segretario della Cgil di Como, Giacomo Licata “rischiano di essere poveri pur lavorando”. I problemi sono noti: la stagionalità e quindi la precarietà, le tipologie di contratto, ma anche il lavoro grigio, ovvero l’assunzione part time solo di facciata, e ovviamente quello nero.
Licata (Cgil): “Como, nel turismo i nuovi proletari. Ridistribuire la ricchezza del boom”
Su questo tema sta lavorando da diversi mesi il segretario provinciale della Cgil comasca, Giacomo Licata, che spiega: “I lavoratori di questo settore continuano a crescere ma è ancora considerato un settore povero”. A ribadire il concetto qualche dato. Il totale degli addetti in provincia di Como è passato dai 180.140 del 2017 ai 184.710 del 2018 ma i contratti degli assunti nel settore restano precari: nel 2017 furono 240 gli indeterminati e 4140 i determinati mentre nel 2018 930 i primi e 4550 i secondi.
“In questo territorio ci sono le condizioni per aprire un dibattito su che tipo di turismo vogliamo. Serve una regia e strumenti di tutela per questi lavoratori, come la Naspi, che già possono richiedere – commenta Licata – Servono politiche attive perché non ci sia bisogno solo di camerieri e lavapiatti ma anche di chi progetti un turismo più sostenibile e un’offerta più organizzata per i visitatori. Perché sul nostro territorio non abbiamo un istituto tecnico superiore a indirizzo turistico? Pensare in questo modo permetterebbe la creazione di nuovi posti di lavoro”.
Sulla tutela dei lavoratori del settore turistico quindi c’è ancora molto da fare. Per questo motivo domani, 13 settembre, sulla spiaggia di Domaso la Cgil organizza l’Aperitivo dei Diritti, con volantinaggio per l’iniziativa “Backstage – Il lavoro che non vedi vale” con l’obiettivo di ricordare ai lavoratori stagionali di richiedere in questo periodo la Naspi, la disoccupazione. “Di solito in questi i nostri uffici preparano circa 2500 pratiche di questo tipo, si tratta di numeri imponenti” ha spiegato Fabrizio Cavalli di Filcams.
Inoltre i problemi ci sono anche durante il periodo di lavoro. Molti sono quelli legati all’orario di lavoro, con personale assunto part time ma che fa giornata oppure a cui non vengono conteggiati gli straordinari. “Negli ultimi due anni sono state 150 le vertenze su tutta la Provincia e il 50% era relativo a mancati pagamenti, in misura minore a licenziamenti, lavoro grigio mentre 5 sono stati gli episodi di lavoro nero” ha aggiunto Cavalli.
Dal canto suo il segretario Licata ribadisce la proposta fatta nei mesi scorsi: “Mettiamo attorno a un tavolo tutti i soggetti del settore turistico per creare un ‘Bollino della qualità’ per le strutture che assumono in modo corretto il personale. L’idea è di partire dal territorio del Distretto Turistico del Centro lago, vista la sensibilità dimostrata dal sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra“.
2 Commenti
Ottima e giusta riflessione. Il boom turistico lascia solo le briciole ai lavoratori che si spezzano la schiena per 12-14 ore. Andate a vedere nelle cucine dei ristoranti e locali e negli alberghi: il personale è in stragrande maggioranza extracomunitario, sottopagato, con orari indecenti , solo 1 giorno libero la settimana e il ricatto di avere una fila di altri semidisperati che prenderebbero il loro posto nel caso si protestasse per questo. Forse se le condizioni fossero migliori anche molti italiani disoccupati farebbero quei lavori (Lega dove sei?) e probabilmente molti di quei datori di lavoro votano centrodestra (ipocriti)
In realtà l ‘ Istituto ” Gaetano Pessina ” di Como prevede un indirizzo di studio di cinque anni (tre più due) per operatore turistico.