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Politica

L’addio di Antonella Sacchi ad Azione Como e Calenda: “Moratti candidata solo per la poltrona, scelte imposte, bavaglio alle critiche”

A una settimana esatta dalle elezioni regionali, Azione Como – la “costola” locale del partito fondato da Carlo Calenda – è scosso da un turbolento addio. A lasciare è Antonella Sacchi e già referente di Azione per tre anni sul territorio canturino. E non si tratta di un addio soft, anzi: nella lettera che pubblichiamo integralmente, compaiono nero su bianco durissime critiche alla gestione del partito, così come sulla scelta di candidare a presidente di Regione Letizia Moratti.

Di seguito, il documento di Antonella Sacchi.

Lascio Azione, dopo averla seguita per tre anni e dopo aver cercato di coinvolgere i miei concittadini come referente canturina del partito, per la delusione sul metodo operativo ormai delineato e irreversibile, con scelte impositive e non condivise, sull’impossibilità di esprimere un pensiero critico, imbavagliata dalle sentinelle poco liberali che il partito mette sui militanti.

In un incontro pubblico in un bar canturino a gran voce mi è stato detto che le “decisioni del leader sono incontestabili per definizione”, che i miei pensieri critici devono stare silenti, tutto direi poco liberale e ben diverso dalla proposta iniziale che Carlo Calenda aveva messo in campo avvicinando chi sperava in un progetto sincero in cui credere.

L’esperienza nella provincia di Como, ha vissuto il paradosso totale di questo partito, non essendo andata a congresso è stata guidata da un referente posizionato dal nazionale, ex onorevole Claudio Pedrazzini, (ex Forza Italia, ex vari partiti, fino all’approdo in Azione nel 2022, insomma ormai un ex in tutto, forse non ancora ex di Azione, ma poco importa) che oltre ad essere letteralmente un fantasma sul territorio, ad un certo punto è misteriosamente scomparso del tutto.

Sempre misteriosamente vengono inseriti nel direttivo regionale politici locali, della stessa provenienza partitica di Pedrazzini, cooptandoli senza interlocuzione con il territorio; se da Roma qualcuno ha pensato di incaricare questo ex onorevole, almeno capirne le assenze, invece resta il silenzio e la politica sul territorio comasco ancora allo sbando.

Quest’anno, post elezioni politiche arriva il commissario di riferimento, senatrice Giusy Versace, che oltre a cercare di sostenere candidature specifiche per queste elezioni regionali imminenti, si preoccupa di verificare se i militanti ai quali è stato detto di mutarsi fanno qualche dichiarazione scomoda, intervenendo personalmente nel momento in cui ciò avviene.

Il 6 novembre 22, arriva la candidatura alla presidenza della Regione Lombardia di Letizia Moratti, quella Moratti che ha bocciato tutte le proposte sulle riforme sanitarie che Azione in Lombardia ha fatto, la stessa che abbandona la coalizione con Fontana solo perché non le hanno dato la poltrona. Inizia l’allontanamento di tanti attivisti canturini e il mio scetticismo palesato, per arrivare ad oggi, in cui esco da quella che ormai non è più la casa politica in cui pensavamo si potesse stare, mutismo e rassegnazione regnano e imperano.

Non è un problema di destra o di sinistra, è un crollo degli ideali, oramai un partito che è un contenitore di chiunque possa portare un voto, esattamente l’opposto di ciò che era il progetto iniziale. Peccato non aver avuto la pazienza legata alla coerenza dei valori, ed essere caduti nella trappola che lo stesso Calenda voleva combattere: il populismo, cercando anche un solo voto in più, non importa come.

Grazie per l’attenzione

cordiali saluti

Antonella Sacchi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

7 Commenti

  1. Con grande amarezza e dispiacere, tutta la verità, tutte le verità, che emergono da chi ha vissuto la politica per gli ideali e non le poltrone.
    La delusione che fa molto più male della sconfitta.
    Dalla sconfitta si prendono energie e si correggono gli errori, dalla delusione si perdono le speranze. Non perdiamo mai il coraggio di dire la verità, ne guadagna il senso civico di far politica. Grazie Camilla.

  2. Ho letto la lettera di Antonella ed ho riflettuto se rispondere pubblicamente sarebbe stato utile.
    Ecco, credo che lo sia.

    Anche io, come Antonella, ho dovuto “rompere” con Azione, l’ho fatto il settembre scorso, dimettendomi dal direttivo regionale Azione Lombardia dopo l’imposizione della candidatura Moratti.
    Ebbene sì, imposizione, perché il direttivo regionale non è stato minimamente interpellato per scegliere il/la candidato/candidata regionale. Anzi, a seguito della notizia è stata tenuta una riunione online (aperta agli organi eletti di Azione in Lombardia), in cui Calenda cercava di motivare la candidatura e convincere al sostegno di tale candidatura. Ha dovuto convincere, perché la maggioranza del direttivo lombardo di Azione (e non solo) era incredulo, e discordava dalla scelta.

    Dopo le mie dimissioni motivate (es. Azione nasce sul rilancio della sanità ed è vergognoso scegliere Moratti, candidata contro cui Niccolò Carretta ha lottato in nome della sanità), molti sono stati i messaggi di sostegno, in cui si invitava a resistere, convincendomi che la democrazia si sarebbe salvata stando dentro al partito, anche dopo la candidatura improponibile.

    Non ho accolto l’invito, ma non me ne pento, visto che Antonella lo ha fatto, ha portato avanti la lotta al posto mio e di tanti altri. È rimasta nel partito ed ha cercato di parlare del suo dissenso, di evidenziare l’incoerenza della candidatura, di sottolineare che era importante analizzare il sentimento della base.

    Però a furia di aver paura di diventare come il M5S (per cui non si può mica chiedere ad ogni iscritto cosa pensa della candidatura), si è deciso di bypassare gli organi eletti senza alcun problema, dopo un congresso chiamato a gran voce.

    È tutto vero: dalla cooptazione di persone nel direttivo regionale lombardo ai due commissariamenti comaschi completamente inadeguati.

    Calenda riconosce il coraggio di Moratti nel aver sfidato Fontana, io invece riconosco il coraggio di Antonella nell’aver prima lottato per il suo ruolo e poi nel aver usato gran voce per denunciare l’assenza di democrazia del partito. Voglio essere da testimonianza, per dare ancora più concretezza e veridicità alle parole di Antonella.

    Penso ce ne sia bisogno, questa non è e non deve diventare una battaglia sterile, i tanti dissensi devono unirsi per denunciare il cambio di rotta di Azione. Cambio di rotta lecito, ma che deve essere palesato per il rispetto degli iscritti ed elettori.

    Diventa quasi un appello, anche per le persone che sono rimaste nel partito, a pretendere trasparenza, coerenza e democraticità, altrimenti ci si accontenterà, rendendo il leader incontestabile.

    Con amarezza e dispiacere,
    Camila Halimi

  3. Carletto ha sempre lo stesso vizietto. In Veneto ha deluso le speranze di tanta gente per bene calpestando come al solito la democrazia interna al suo “giocattolo”. La Politica è altra cosa ma lui non lo vuole capire!

  4. Il punto è che Azione-Iv non avevano nessun nome forte in Lombardia da candidare alla presidenza.
    Sfumato l’accordo col PD su Cottarelli per le vicende note (accordo che era in realtà solo Azione-Pd; Cottarelli che si candida col PD in Parlamento perdendo la sua nomea di esponente civico e preparandosi per un piano B in caso di sconfitta) e vista l’impossibilità del PD a scendere a compromessi per fare delle primarie, era chiaro che l’unica possibilità che avevano Azione-Iv era quella di sostenere Moratti. Candidatura che, al netto delle zero possibilità di vittoria, non farà sfigurare il Terzo Polo portando a casa un buon 15%

    1. Secondo me l’hanno capito in molti, dopo l’esproprio del partito da parte degi ex-FI, molti dei quali area CL, che ora dettano legge. Purtroppo non ci sono grandi alternative, così alle regionali qualcuno si turerà il naso e voterà Moratti, qualcuno si asterrà, qualcuno si turerà a sua volta il naso e voterà Majorino (con i 5 stelle a rimorchio). Per la gioia di Fontana che, senza fare nulla, rimarrà dov’è per altri 5 anni.

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