Come ampiamente annunciato nelle scorse settimane, anche sul Lario si apre la fase congressuale del Partito Democratico che porterà all’elezione del nuovo segretario provinciale e, di rimando, a quello nazionale.
I candidati lariani che dovrebbero giocarsela dovrebbero essere per l’ala renziana il capogruppo a Cantù, Filippo Di Gregorio, contro il sindaco di Solbiate Comasco (favoritissimo), Federico Broggi.
Eppure, in questo orizzonte apparentemente placido, sui territori si registrano inquietudini e malumori. Come dimostra questo intervento, che pubblichiamo integralmente di seguito, a firma di Leonardo Calzeroni, segretario del Circolo PD Turate-Rovello Porro.
La partenza dai territori provinciali della lunga stagione congressuale del Partito Democratico non lascia intravedere niente di buono e, soprattutto, niente di nuovo.
L’impressione rimane quella di un partito autoreferenziale, chiuso, composto di burocrati che hanno a cuore soltanto la conservazione di cariche e rendite di posizioni.
Noncurante del disastroso risultato delle elezioni del 4 marzo, il Partito Democratico si accinge in questi giorni a consumare i soliti rituali per la presentazione delle candidature alle cariche interne di segretari provinciali e regionali e delle liste collegate per le assemblee provinciali e regionali, in vista di un congresso convocato, ancora una volta, senza confronto e discussione interna e senza porsi il problema di un coinvolgimento degli elettori.
In un parola: un congresso, l’ennesimo, senza politica!Dai territori, come segretari di circolo, militanti e semplici elettori, assistiamo increduli alla cecità di un gruppo dirigente che, a tutti i livelli, appare intento soltanto ad autoriprodursi, senza che nessuno risponda degli errori compiuti in questi anni, anche soltanto per non trovarsi a ripeterli.
Sintomatico della noncuranza, divenuta ormai cronica, con la quale si evita d’interrogarsi sulle cause della crisi del PD, della sinistra italiana e delle coalizioni di centrosinistra, è il fatto che il prossimo congresso non vedrà svilupparsi un confronto franco e trasparente sulle future politiche del PD. Assisteremo, piuttosto, ad una prova muscolare tra personalismi e componenti interne, per misurare il peso di questa o quella corrente, di questo o quel leader.
Né si delineeranno maggioranze definite e riconoscibili, dal momento che il meccanismo scelto per l’elezione degli organi territoriali è del tutto svincolato, nei tempi e nelle modalità di elezione, dalle primarie nazionali. Il risultato è che avremo maggioranze variabili tra il livello provinciale, regionale e nazionale, costituite, non sui contenuti ed i rapporti politici, ma prevalentemente su relazioni personali ed amicali territorialmente consolidate.
Questo avverrà inevitabilmente anche in provincia di Como, dove, anziché ripartire dai circoli per costruire una piattaforma programmatica condivisa, si ripropone la liturgia della convergenza tra le anime interne: ex civatiani, orlandiani, renziani, lettiani, ecc. si riscoprono uniti in una maggioranza di convenienza costruita sulla spartizione dei posti negli organismi interni e su una prassi politica piegata su se stessa.
Insomma, ancora una volta, nessuna analisi sulle cause della sconfitta elettorale, nessuna autocritica, nessuna apertura all’esterno, nessun ricambio del gruppo dirigente. Soprattutto, nessun reale segnale di rinnovamento del Partito Democratico.
Leonardo Calzeroni
Segretario del Circolo PD Turate-Rovello Porri
2 Commenti
Che tristezza, anche tra i “giovani” (nati vecchi).
[ a questa congregazione di ex , consiglio di rispolverare Il bagno di Majakovskij ( che detto tra noi non si è suicidato, ma è stato terminato )]