La scena, in queste ore, è tutta presa dalle convulsioni del centrodestra, tra eventuali rimpasti, assessori che vanno, assessori che “penzolano”, assessori che (forse) cambiano. Ma andando oltre le impressioni, forse è nel centrosinistra cittadino che stanno avvenendo i movimenti più interessanti, o quantomeno quelli potenzialmente più di prospettiva. Tanto che i boatos danno già i retrorazzi di Maurizio Traglio pronti ad accendersi per un tentativo bis di scalata al soglio cernezziano.
Da Traglio a Forza Italia, dall’Officina De Santis ai nomi jolly: listone civico, moderato, liberale per Como 2022?
E allora il Pd (cit.)? Il Pd parla di tutto questo e molto altro e lo fa con il capogruppo in Comune, Stefano Fanetti.
Fanetti, impossibile non partire da quanto sta accadendo nella coalizione di maggioranza. Che idea si è fatto? Crede nella crisi reale e nel voto anticipato?
No, perché paradossalmente la debolezza delle forze di centrodestra e del sindaco stesso è il miglior cemento per tenerli comunque assieme ed evitare come la peste una crisi vera e dunque le elezioni anticipate. Il che non toglie, però, che questa città, oggi, non sia governata. Landriscina ha perso le redini della squadra e della coalizione, oltre a un uomo di sua stretta fiducia come l’ex assessore Bella. Il sindaco si era proposto come indipendente dai partiti e invece ora ne è completamente in balìa. E alla fine, i fili della giunta sono tenuti da Roma, in particolare da Alessandra Locatelli e dalla Lega.
Eppure in queste ore si parla di un ingresso in giunta di Forza Italia, una mossa che pare avere l’obiettivo di lanciare un ponte per arrivare al 2022.
Una mossa incomprensibile quella di Forza Italia, peraltro figlia di un loro dibattito interno totalmente slegato dai reali problemi della città, in un momento in cui Como ha urgenze pratiche, reali, concrete: dal dormitorio alla perdita degli eventi, passando dalla cultura, settore per cui segnalo che il centrodestra è dovuto ricorrere prima a un assessore piemontese e ora alla direttrice del Museo del Ghisallo. Possibile che non abbiano nemmeno un solo nome espressione della città per parlare di cultura? E’ la dimostrazione di un’area politica arroccata su se stessa, di cui il “bunker” in cui è quasi nascosto il sindaco è l’emblema.
Le si potrebbe obiettare che dall’opposizione è sempre facile contestare tutto e tutti. Ma voi sareste pronti ad andare a votare anticipatamente?
Come ho detto, credo non accadrà, ma nel caso ci faremmo trovare sicuramente preparati.
Tanto è vero, me lo conceda, che già si parla con insistenza di un Maurizio Traglio pronto per una candidatura bis a sindaco. Le risulta?
Prima metterei l’obiettivo generale, ovvero creare un’alleanza larga in città tra le forze politiche e i settori civici, moderati, liberali che sono indispensabili per uscire dai recinti politici delle sole sigle di partito. L’epoca dei blocchi preconfenzionati è finita, così come quella dei veti a priori.
Una mano tesa anche ad ambienti di Forza Italia in vista del 2022?
Al partito in sé e preso in blocco ovviamente no. A figure che rispondano a quei requisiti liberali, moderati di cui parlavo prima, ovvero capaci di allargare il campo del centrosinistra senza stravolgerne principi e visioni generali, sicuramente sì. Naturalmente a patto che chi fosse interessato prenda nettamente le distanze dalla giunta attuale e dalla destra Lega-Fratelli d’Italia.
Non ha risposto alla domanda su Maurizio Traglio, però.
Traglio è una figura importante, ha dato un grosso contributo, in questi anni in consiglio comunale c’è stato, ha fatto sentire la sua presenza. Nessuna preclusione sul suo nome, che tra l’altro ha accanto personalità validissime, però bisogna vedere se lui ha voglia di tentare un bis. Di sicuro ha un profilo capace di costruire ponti con aree nuove e ampie della città, la capacità di attrarre personalità e risorse. Anche nel privato, naturalmente, ambito che non va demonizzato anche perché su partite grosse come la piscina di Muggiò o lo stadio, solo per citarne due, la pubblica amminsitrazione da sola non ce la farà mai.
Da sinistra, dopo la clamorosa rottura con Bruno Magatti alle elezioni 2017, si è però già levato qualche mugugno sulla poca considerazione da parte di voi “istituzionali” rispetto alle forze fuori dal Palazzo.
Se si riferisce alle parole di Celeste Grossi (“Como, la sagoma di Traglio per il 2022. Grossi agita la sinistra: “In 3 anni mai più sentiti i consiglieri di opposizione”) dico che avrà anche qualche ragione ma avrebbe anche pure potuto contattarci lei qualche volta. Siamo un po’ stufi delle critiche al Pd da sinistra a priori: su dormitorio, manifestazioni, iniziative ci siamo sempre stati; con Bruno Magatti in questi anni abbiamo spesso collaborato e lavorato bene pur avendo sensibilità non sempre identiche. E’ resta certamente un interlocutore anche in prospettiva. Talvolta, però, e parlo in generale, per qualcuno sembra che il Pd non faccia mai abbastanza, che non sia mai abbastanza “puro”, mai abbastanza di sinistra. Ecco, se una coalizione di centrosinistra, anche allargata e ampliata, deve nascere, non potrà mai farlo partendo da veti, personalismi e pregiudizi. Da entrambe le parti, naturalmente.
Un commento
La solita vecchia e stucchevole strategia perdente di un partito che a Como esprime il nulla. Strada spianata a Locatelli & co. Bravi!