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Fondazione Volta, il ritorno di Castelli. Traglio: “Scandalosa tristezza”

Il valzer si è chiuso la settimana scorsa. Il nuovo Cda di Fondazione Volta, non senza polemiche e scambi – più o meno evidenti – di accuse è stato nominato. Venerdì, 29 giugno, la prima seduta dove, ormai pare certo – salvo colpi di scena – il medico e docente comasco Luca Levrini sarà nominato presidente.

Papabile vice Giuseppe Castelli, ex presidente di Centro Volta (che con UniverComo ha dato origine a Fondazione). Nominato dal Comune, Castelli è stato la causa di parecchie tensioni durante l’assemblea dei soci della scorsa settimana.

Fondazione Volta, tensione altissima per il ritorno di Castelli. I soci di minoranza: “Verifiche legali”

Secondo i soci di minoranza la nomina sarebbe quantomeno discutibile. Sotto la guida di Castelli, Centro Volta accumulò debiti scoperti poi all’avvio dell’attività di Fondazione. Elementi messi nero su bianco dal Presidente uscente, Mauro Frangi, nell’ultima relazione al Bilancio:

Abisso Centro Volta: debiti per oltre 1milione e 200mila euro. E paga Fondazione

La questione è approdata ieri sera in Consiglio Comunale a Como. Il consigliere di Svolta Civica, Maurizio Traglio, è stato durissimo. “Uno scandalo apocalittico, una tristezza”. “Il sindaco Landriscina – ha detto – fa largo uso della discrezionalità per la nomina delle figure apicali nelle società controllate dal comune. Legittimo, ci mancherebbe, ma tra legittimo e opportuno vi sono molte cose in mezzo”.

Mario Landriscina

In sostanza Traglio chiede “più trasparenza, lo abbiamo fatto anche in passato sperando che l’amministrazione pubblicasse tutte le candidature in vista delle nomine”. Da qualche anno infatti (amministrazione Lucini) gli incarichi non sono più diretti. I cittadini che ambiscono a una nomina devono prima presentare il curriculum al Comune, una sorta di pre-selezione attraverso un microbando.

Chi chiediamo – prosegue l’ex candidato sindaco – dove sia nata l’idea di nominare nel Cda l’ex presidente di Centro Volta. La relazione del presidente Frangi è chiara, sono emersi debiti, soprattutto per quanto riguarda le poste in bilancio relative ai convegni. Mi chiedo come una persona competente come Castelli abbia potuto postare a ricavo voci che sono evidentemente debiti verso i fornitori”.

Qui è bene ricordare qualche passaggio. Secondo la relazione del presidente uscente (vera novità rispetto alla voragine economica del Centro di cui qualcosa, negli anni, si era saputo) tra i lasciti inattesi è spuntata la voce “attività convegnistica del Centro Volta”.

Nonostante un linguaggio doverosamente tecnico/istituzionale Frangi nella relazione ha rivela qualcosa di clamoroso. “In sede di predisposizione del bilancio di esercizio relativo all’anno 2015, sono emerse passività potenziali derivanti dalla gestione dell’attività convegnistica dell’ex “Centro Volta” non risultanti dallo Stato Patrimoniale dell’Ente sulla base del quale è stato definito il processo di fusione che ha portato alla nascita della Fondazione”. In sintesi: prima della fusione nessuno sapeva nulla, nessuno ha parlato, suggerito o segnalato. La sorpresa è arrivata dopo.

In particolare, “da riscontri documentali extra contabili è emersa la possibile sussistenza di debiti di “Centro Volta” nei confronti di promotori di iniziative formative e convegnistiche, debiti non risultanti dalla contabilità aziendale e, quindi, senza alcun riscontro nei bilanci dell’Ente”. l punto è che i debiti del Centro, appunto “extra contabili”, furono iscritti agli attivi. Per questo non è stato un istante scoprirlo.

Le posizioni sono ancora in esame e “interessano una pluralità di soggetti possibili creditori, sono state quantificate, nella loro entità massima, in euro 406.000 per la gestione sino al 31.12.2014 e in euro 30.000 per la gestione relativa al primo semestre dell’esercizio 2015”.

Scoperto il nuovo buco nero, il Cda, la Direzione e il Collegio dei Revisori dei Conti, “hanno posto in essere, ciascuno per quanto di propria competenza, una intensa e approfondita attività di ricognizione”. In questo caso le trattative sono ancora in corso, i 436mila sono a passivo per Fondazione, il debito non è sanato ma i vertici contano su un’ampia riduzione dopo aver trattato con i fornitori.

Presidente e Cda uscente hanno sbrogliato una matassa complicata e molto onerosa – prosegue Traglio – per le casse di Fondazione. Per questo la scelta del sindaco sul nome di Castelli ci pare piuttosto suggestiva, dicono peraltro possa diventare vice. Fondazione ha un ruolo importante nel futuro di Como, parliamo di università, di cultura. Visto il buon operato del board in uscita ci chiediamo perché non sia stata data continuità all’attuale gestione. Perché il sindaco non ha tenuto conto delle capacità dell’attuale Cda? Le competenze di Castelli sono così elevate? A noi non sembra visto il pregresso. Presenteremo un’interrogazione. E’ un tema che merita attenzione e tutto è passato come nulla fosse”.

Parole molto simili, anzi identiche, a quelle pronunciate da Giovanni Pontiggia, rappresentante delle Bcc nell’assemblea: “Il presidente Frangi – aveva dichiarato – ha lavorato per sanare i danni patrimoniali evidenziati nell’ultima relazione, l’intero Board si è mosso molto bene, mi chiedo perché non si sia scelta la continuità, visto che ci sono nomine di cui ciascuno dovrà assumersi la propria responsabilità, nomine che per ragioni di opportunità sarebbe stato sconsigliabile fare”

Per approfondire:
FONDAZIONE VOLTA, TUTTA LA VICENDA

 

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