“Mi sentirei preso in giro. E come me tanti altri che per Forza Italia si sono spesi per portare voti al partito, hanno appena contribuito all’elezione di Alessandro Fermi cercando consenso e preferenze, ne hanno fatto uno tra i più votati in assoluto alle ultime regionali eppure ora vedono pesantemente messa in discussione la sua nomina nella nuova giunta. Se così fosse, non credo proprio resterei in Forza Italia”.
Eccola la prima avvisaglia di scossone politico frutto dei venti gelidi che spirano attorno a Palazzo Lombardia. A parlare è Enrico Cenetiempo, consigliere comunale rieletto a Como lo scorso giugno e ora componente del gruppo di Forza Italia in Comune. La sua voce, che prefigura un passaggio al gruppo misto (sempre in maggioranza ma con le famose “mani libere”), è per ora una delle poche uscite allo scoperto dallo stato maggiore forzista comasco dopo le numerose e sempre più robuste indiscrezioni che vorrebbero l’ex sottosegretario nella giunta Maroni, coordinatore del partito in provincia e appena rieletto in consiglio con oltre 8mila preferenze, Alessandro Fermi, escluso dall’esecutivo Fontana.
Fermi, nonostante l’ottimismo della vigilia, un primo mandato milanese pore l’ottimo risultato personale lo scorso 4 marzo (primo forzista in assoluto nel rapporto preferenze/popolazione di riferimento), rischierebbe di rimanere “schiacciato” tra lo strapotere leghista (con i salviniani che per Como non disdegnano affatto un loro assessore), i risultati ancora superiori in termini di voti di alcuni forzisti di altre province (Milano e Brescia in primis), gli equilibri politici nel centrodestra che possono anche prescindere dai puri numeri e infine gli equilibri di genere (la tassativa presenza della metà di donne nella giunta restringe ulteriormente gli spazi). Ad oggi, ragionevolmente, il borsino dice 50% dentro e 50% fuori.
Intanto, i giochi delle segreterie politiche regionali e bazudi Lega, Forza Italia, FdI e cespugli vari non sono ancora chiusi e il quadro potrebbe delinearsi con più precisione dopo l’insediamento ufficiale del neopresidente di Palazzo Lombardia, Attilio Fontana, il 26 marzo. Ma intanto gli spifferi gelidi che dal capoluogo regionale arrivano fin sul Lario, tanto da indebolire la candidatura di Fermi, provocano le prime reazioni ufficiali.
“Io non accetterei l’esclusione di Como, e in particolare di un assessore comasco di Forza Italia, dalla giunta regionale – ribatte Cenetiempo – Sono 15 anni che il territorio non ne esprime uno e credo che Fermi se lo sia ampiamente meritato. Non è possibile che i risultati di un candidato e le legittime esigenze di un territorio vengano costantemente frustrate. Noi piccoli portatori d’acqua, o almeno io, ci siamo spesi in prima persona, ognuno nei propri limiti, per un risultato a vantaggio di tutto il territorio. Ma non si può sempre fare campagna elettorale, cercare i voti per il partito – cosa accaduta anche alle comunali di primavera – e poi prendere sempre una porta in faccia”.
Una protesta, quella del consigliere comunale di Forza Italia, che come annunciato potrebbe essere seguita da un gesto dimostrativo: l’addio al drappello forzista a Palazzo Cernezzi per confluire nel Gruppo Misto. “E’ una possibilità, è vero – conferma Cenetiempo – Vedremo cosa accadrà nelle prossime ore, ma la tentazione è fortissima. La delusione, l’ennesima, è troppa”. In Comune, dunque, Forza Italia passerebbe da 6 a 5 componenti, con la Lega a 6, Fratelli d’Italia a 4, così come la civica Insieme per Landriscina. E, stando ai soliti beninformati – tenuto presente già il trasferimento di Matteo Ferretti e Sergio De Santis da Insieme a FdI – dicono che altri sommovimenti potrebbero verificarsi a breve.
Vedremo.