Sarà il nuovo polo di area moderata e liberaldemocratica la grande novità dello scenario politico di Como città da qui ai prossimi due anni? O i contatti informali e semiformali già avvenuti, i segnali di fumo fluttuanti sopra Palazzo Cernezzi, i “vediamoci, parliamone, facciamo due chiacchiere” moriranno assieme all’ultimo punto di questo articolo?
A due anni dalle elezioni comunali (primavera 2022, salvo crolli per la verità non tutti da escludere, basta leggere qui, dell’attuale maggioranza a sostegno di Mario Landriscina), ogni profezia decede nel momento stesso in cui emette il primo vagito. E però…
E però, però, però, qualcosa si muove. Pigramente, giusto con qualche colpo di acceleratore ogni tanto, ma si muove.
Al centro dello schemone c’è lui: l’imprenditore, ex candidato sindaco del centrosinistra nel 2017, creatore della lista “Svolta Civica” a lungo corteggiato anche dal fu Pdl nel 2012, Maurizio Traglio. Nome di peso e anche di parola: molti, dopo la sconfitta contro Landriscina, avrebbero giurato in un suo rapido addio allo scomodo scranno da consigliere di minoranza.
E invece Traglio ha tenuto. Sbuffando, dando palesi cenni di insofferenza per l’impotenza reale a cui il ruolo lo ha condannato, ma ha resistito. E alla fine, guardando al calendario, ormai sono passati già tre anni dalla delusione. Ne mancano già meno alla data dell’ipotetica rivincita: maggio 2022.
Da qui, ecco i rumors (solidi) provenienti da Palazzo Cernezzi, zona corridoi. Ovvero, quelle due-tre avances garbatissime e buttate là con nonchalance, finite oltre gli steccati di schieramento. E cioè cadute nell’area moderata dell’istituzione che – esclusi gli estremi a destra di Lega e Fratelli d’Italia e gli indipendentismi rapinesiani e magattiani dall’altra parte – coincidono con Forza Italia. Anzi, in particolare con i giovani di Forza Italia: i Luca Biondi, le Elena Canova (i due “pezzi” ritenuti pregiatissimi), i Davide Gervasoni.
Virgulti del neomoderatismo liberale, definizione che in assoluto non stonerebbe nemmeno accostata alla veterana Anna Veronelli e al vecchio lupo Enrico Cenetiempo, che radicali di certo non si possono definire, e farebbe la sua figura pure associata al Sorriso Maximo Alessandro Fermi e al pur più brutale Sergio “Grande Mostra” Gaddi.
“Vediamoci, facciamo due chiacchiere, parliamone”, il tono di base. Poca roba, è vero. Ma provate a visualizzare un attimo un tavolo con gli “scelti civici” Traglio, Barbara Minghetti e Vittorio Nessi seduti al fianco della giovinezza forzista. Farebbe impressione, probabilmente, ma non risulterebbe innaturale, per molti aspetti.
Non è finita qui. Torniamo per un attimo nello specifico a Luca Biondi ed Elena Canova. Molti non lo ricorderanno, eppure parteciparono convinti a un’iniziativa di formazione amministrativa piuttosto peculiare, lo scorso inverno. Era una di quelle serate young organizzate da Officina Como. Come che cos’è Officina Como? Bisogna proprio dirvi tutto, insomma.
Officina Como è la creatura dell’imprenditore turistico-alberghiero per eccellenza, nonché ex assessore di Forza Italia nella prima giunta del compianto Alberto Botta: Paolo De Santis. Sì, lo stesso promotore del progetto di un Hub della creatività in Ticosa, poi brutalmente cassato dalla giunta Landriscina a favore dello spostamento nell’area del Comune. Qui il cerchio si chiude: chi è ferocemente contrario a all’operazione-trasloco, nell’attuale maggioranza? Ma Forza Italia, naturalmente.
Nuovo passo indietro: varchiamo la soglia di Officina Como per un attimo. Ci troviamo esattamente l’album di famiglia del mondo moderato, liberale, civico, culturale, professionale potenzialmente perfetto per forgiare il Dna di un nuovo listone.
Qualche nome: la pediatra Roberta Marzorati e l’ex presidente degli architetti, Angelo Monti, ad esempio, entrambi designati assessori se Traglio avesse vinto le elezioni 2017. E ancora, senza voler creare connessioni dirette ma per dare il “sentiment” dell’associazione: la coppia reale, Barbara Minghetti-Michele Tomaselli, Enrico Lironi, Aram Manoukian, Mauro Frangi, Filippo Arcioni, Andrea Passarelli e così via. Pur con nuances personali differenti, avreste difficoltà a calare questa fotografia di gruppo in una definizione di “moderatismo liberale”, a Como?
E infine, i potenziali battitori liberi. Che tentazione, in questo senso, le Ada Mantovani, i landrisciniani civici Franco Brenna (amicissimo del presidente di Fondazione Volta, Luca Levrini), le Elena Maspero e Sabrina del Prete, una spruzzata di Marco Galli o addirittura un più pepato Fabio Bulgheroni – transfuga FdI – che molti danno di prossima discesa da Casnate (fine mandato da sindaco) al capoluogo, destinazione Cernezzi. E magari pure quell’alfiere del renzismo che risponde al nome di Alberto Gaffuri da Albese, che tanti aspettano al grande salto che però non arriva da troppo tempo.
Concludendo. Di sicuro, in tutta questa ragnatela di nomi e possibili incastri, c’è poco, è oggettivo. Fate benissimo a borbottare e a bollare il tutto come fantapolitica. E’ altrettanto sicura, però, l’insofferenza palese – sia nel centrodestra che nel centrosinistra – per questi anni di prevalenza dell’estremo (soprattutto nell’ambito dell’attuale governo cittadino, dove la trazione destra Lega-Fratelli d’Italia è incontestabile).
Qualche abboccamento (non fanta-abboccamento, qualcosa di reale) c’è stato. Qualche diffusa tentazione di riconsegnare Como a un’area moderata, nel solco della storia politica della città, è innegabile. Basterà tutto questo per avviare sin d’ora la nascita di un nuovo listone rigorosamente civico e liberal-centrista da piazzare nel cuore delle prossime elezioni comunali?
Qui, ci fermiamo (anche perché, metti che Forza Italia mi rientri a breve nella giunta Landriscina, il castello cadrebbe subito in mille pezzi; o almeno il castello trasversale. Gli altri mattoni, chissà).
4 Commenti
Ammucchiata conservatrice…
Non sono un grande esperto di politica. Anzi, credo di non capirne nulla. Tuttavia, da bravo ignorante mi chiedo. Se esiste un gruppo catalizzante che ha idee, proposte, persone in grado di renderle fattibili perché dovrebbe catalizzare altri gruppi che idee non ne hanno, che hanno le solite inconcludenti persone, e, per di più, sono in costante declino dal punto di vista elettorale?
In altri termini, ma perché mai Officina Como dovrebbe catalizzare Forza Italia o qualsiasi altro partito cittadino?
Se fossi in loro, eviterei di catalizzare. L’unica chance che ha questa città è pulire la lavagna e riscrivere tutto da capo senza farsi condizionare dai soliti noti. Se poi altre forze politiche si accodano al “catalizzatore” ben venga ma senza troppe condizioni anzi senza nessuna condizione! Inquadrati e coperti da bravi soldatini…..
Ps. Mi spiace che non si faccia menzione della Lega. Avrei pagato una cifra per vedere la scena dei nostri prodi che ingurgitando ciliegine con ruttino finale discutono di politica e bon ton con l’alta borghesia cittadina. Avremmo rivisto in chiave moderna, l’incontro tra Brenno, i suoi Galli e i patrizi romani…..senza oche ovviamente anzi con la papera dalla parte sbagliata ma poco importa.
Troppa ressa. Più selettività, grazie.
Se Forza Italia è liberale, allora io sono Mago Merlino.