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La dolce estate era già cominciata, senza eventi. Cavadini: “Giunta Lucini, noi i veri giovani”

La dolce estate era già cominciata ma a Como mancava ancora un calendario degli eventi.

27 giugno 2018, suona davvero malinconica la stagione battezzata dal calendario solo 6 giorni fa ma, nella sostanza, avviata ormai da un paio di mesi (e anche più: il turismo è largamente destagionalizzato).

Mentre antiche contese spengono le piazze alle 23 (De Gasperi, qui la vicenda) ancora non c’è traccia di una programmazione di eventi che accompagni a settembre. Forse sbagliavamo, qualche tempo fa, quando abbiamo scritto del “blindatissimo calendario estivo chiuso negli uffici Cultura del Comune” perché, più che sigillato, sembra essere (per ora) desolatamente vuoto.

Il bando per gli eventi, annunciato dall’amministrazione, dovrebbe essere pubblicato entro un paio di giorni. Una settimana di tempo circa per partecipare e, occhio e croce a essere davvero ottimisti, si arriverà intorno al 5 luglio.

Il tempo per assegnare, allestire, organizzare e, sempre corteggiando una sorte davvero amica, si arriverà agevolmente a metà luglio. Più che di un bando meglio parlare di un “bandino”, un “appaltuccio”: non dovrebbero essere più di cinque o sei gli eventi contenuti, stando alle indiscrezioni.

Intanto, d’intorno la città si muove. Jazz tutto luglio in piazza San Fedele (voluto e finanziato dagli esercenti), Swing, cinema in piazza Martinelli, bande, rassegne, il festival Como Città Della Musica. Tutti eventi eccellenti che però avrebbero potuto essere organizzati in un calendario organico, uniti agli spettacoli organizzati dal Comune: il più classico cappello amministrativo che avrebbe permesso di cucire ogni cosa, armonizzarla e, anche solo graficamente, pubblicarla in un unico agendone per la stagione calda.

Niente di tutto questo, solo poche settimane fa, peraltro, si è rischiato pure di non avere a disposizione le sedie comunali (con le Bande pronte a dare forfait):

Tra “appaltino per le sedie” e “buona volontà” il Comune salva Bande e spettacoli

Alla fine sì, i veri giovani siamo stati noi“. Sorride l’ultimo assessore alla cultura di questa città, Luigi Cavadini. Ultimo, nei fatti, la delega alla cultura – questioni di equilibrismi e alchemici contrappesi politici – dall’insediamento della giunta è fissa nelle tasche del sindaco, Mario Landriscina (seguito quotidianamente da Franco Brenna, suggeritore ombra, consigliere della civica Insieme).

E’ normale non avere un programma a fine giugno?

Non è normale. Bisogna avere un progetto e averlo per tempo. Magari lo hanno ma aspettiamo di vedere i contenuti, siamo a luglio ormai. Spero di trovare, assegnato l’incarico, ogni giorno eventi e occasioni almeno per luglio e agosto. Nei nostri cinque anni, tra giugno e settembre, c’erano più di cento eventi dedicati a residenti e turisti. Mi meraviglia questa assenza

Luigi Cavadini Ph© Carlo Pozzoni FotoEditore

Pensa sia stato vanificato il suo lavoro?

Ho visto che è saltato il Jazz Festival di primavera ma per fortuna c’è ancora Wow. Ho passato cinque anni a costruire contatti con operatori, associazioni e musicisti, un tesoro di relazioni che spero sia stato mantenuto, è stato molto faticoso tessere queste relazioni, è un mondo vivo e importante.

Insomma i veri giovani eravate voi della giunta Lucini

Rispetto a oggi direi di sì. Anche se sono più vecchio di tutti

Dato il peso della delega, è normale che la Cultura resti tanto a lungo in mano al primo cittadino?

In alcune città è successo ed è andata bene. E’ una delega impegnativa. Inoltre, Landriscina ha scollegato Cultura e turismo, non capisco. Dovrebbero lavorare in relazione stretta

L’hanno sempre accusata di aver spazzato il lavoro del suo predecessore, Sergio Gaddi. Oggi accade a lei

No, è diverso. Intanto perché, come ho sempre detto, alcune cose sono andate in continuità rispetto a Gaddi. E poi, sì, hanno fatto un’intera campagna elettorale dicendo che la città era morta. Adesso cosa dobbiamo dire? Ora è una città orfana

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