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Dopo lo show contro tutti: “Da Rapinese solo offese e dileggi”, “Roperto da donna non legittimi chi umilia”

Dopo lo show del sindaco di Como Alessandro Rapinese, ospite di CiaoComo per gli auguri natalizi assieme alla vice Nicoletta Roperto, di cui abbiamo dato conto nell’articolo “Ignoranti”, “Analfabeti” e “vediamo chi è il cogl….”. Dai ciliegi a don Giusto, il buon Natale di Rapinese (ah, c’era anche Roperto)”, Fratelli d’Italia e Pd hanno affidato ai social repliche e valutazioni.

Stefano Molinari, presidente provinciale di FdI

Ancora una volta, i toni e il linguaggio utilizzati non sono consoni al ruolo istituzionale che ricopre.

Il confronto politico può essere fermo, anche duro, ma non può trasformarsi in offesa o dileggio verso cittadini, amministratori o rappresentanti delle istituzioni che esprimono opinioni diverse. Delegittimare chi critica non è franchezza: è una scorciatoia che impoverisce il dibattito pubblico e allontana i cittadini dalla politica.

Come presidente provinciale di Fratelli d’Italia, rivendico il diritto e il dovere di esercitare un controllo serio e responsabile sull’operato dell’amministrazione. L’opposizione non è un ostacolo da zittire, ma una componente essenziale della democrazia locale.

Como merita un’amministrazione capace di affrontare le criticità con serietà, visione e rispetto reciproco. Il linguaggio istituzionale non è una formalità: è una responsabilità che ogni amministratore deve avere verso la comunità.

Rispetto e concretezza: su questi valori continueremo a lavorare, con determinazione e senza alzare i toni.

La segreteria cittadina del Pd

Rapinese continua a bruciare Como come Nerone fece con Roma. Lo abbiamo visto e ascoltato ancora una volta: 48 minuti di logorrea autoreferenziale, di autocelebrazione vuota, di parole che non costruiscono nulla ma consumano tutto. È il segno evidente di una caduta politica e istituzionale ormai sotto gli occhi di tutti, una caduta in cui il sindaco vorrebbe trascinare tutti con sé e che rischia di travolgere l’intera città.

Capriccio, delirio di onnipotenza, incapacità di ascolto? Qualunque sia la causa, il risultato è chiaro: un uomo solo, che parla solo a sé stesso, che confonde il ruolo di sindaco con quello di padrone, e che trasforma il confronto democratico in intimidazione.

L’affermazione pronunciata pubblicamente — “se mi provochi ti meno” — anche se riferita al Consiglio comunale, è gravissima. Non è una battuta, non è una metafora: è il linguaggio della sopraffazione, è l’idea che il dissenso vada punito, che l’autorità si imponga con la minaccia.

Accanto a lui, in quella scena inquietante, c’era la vicesindaca. Una donna ridotta al silenzio, costretta nel ruolo di comparsa  mentre il sindaco oltrepassa ogni limite. A lei non va un attacco, ma un appello chiaro e rispettoso del ruolo che ricopre: non restare prigioniera di questo schema, non legittimare con il silenzio un modo di governare che umilia le istituzioni e svuota la democrazia.

La violenza verbale è violenza, sempre. E nessuna donna — tantomeno una rappresentante delle istituzioni — dovrebbe essere chiamata a sorridere, tacere o fare da spalla a chi usa il potere come clava. Reagire non significa creare conflitto, significa difendere la dignità del ruolo, delle persone, della città.

Como non merita un sindaco che minaccia, né una giunta ridotta a coro silenzioso. È tempo che chi ha responsabilità istituzionali scelga come porsi, che messaggio ed esempio dare: con l’arroganza di un uomo solo al comando dei suoi deliri, o con il rispetto delle regole, del confronto e della democrazia. È l’augurio che facciamo, per il bene ed il futuro della nostra città, accanto a quello di Buon Natale a tutte le cittadine e i cittadini di Como.
La segreteria cittadina del Partito Democratico

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