Il borsino del centrosinistra comasco, per ora, vede un sorpasso (virtuale, naturalmente). A mettere la freccia in alto nelle quotazioni sulle possibili candidature a sindaco è l’ex segretaria regionale della Cisl Scuola, e poi segretaria generale della Cisl dei Laghi, Adria Bartolich.
Sessantadue anni, originaria di Brunate, le esperienze di Bartolich sono multiformi e multi-istituzionali, non solamente legate al sindacalismo: negli anni ’90 ad esempio, fu già consigliera comunale a Palazzo Cernezzi e poi anche deputata per l’allora PdS.
Nel curriculum, anche un giallo: le dimissioni dal vertice della Cisl dei Laghi giunte nel 2018 come un fulmine a ciel sereno e mai spiegate fino in fondo dalla stessa Bartolich.
Ad ogni modo, microbiografie a parte, a oggi il suo nome è quello che ha catturato più attenzione e più sostegno ai vari tavoli settimanali del centrosinistra comasco, dove con varie turnazioni si siedono tutti i partiti e i movimenti della galassia politica.
In particolare, secondo i rumors, il nome di Adria Bartolich sarebbe stato calato dalla lista Civitas di Bruno Magatti, il che – se fosse confermato – spiegherebbe anche il senso delle famose dimissioni di Magatti dal consiglio comunale, qualche mese fa, per dedicarsi al progetto con vista sulle elezioni del 2022. Tattica e strategia, insomma.
Como, clamoroso: Bruno Magatti si dimette dal consiglio comunale. “Un nuovo progetto”
Per ora, a quanto se ne sa, nel vasto spettro centro-mancino della politica comasca i consensi alla eventuale candidatura di Bartolich a sindaco sarebbero comunque maggiori (anzi, forse decisamente maggiori) rispetto ai dubbi o alle perplessità.
Come già ampiamente noto, la rosa dei desideri del centrosinistra ha/aveva incluso anche una sorta di “sogno proibito”: Ada Mantovani, che dopo lo strappo con la lista “Rapinese Sindaco” siede nel Gruppo Misto ma in questi mesi ha sovente trovato intese e collaboraizoni su singoli temi con il centrosinistra.
A Mantovani è stato effettivamente chiesto di valutare una candidatura a sindaco, ma per ora i segnali sono stati contrastanti e non definitivi, pur in un dialogo fitto e collaborativo. L’ipotesi del questo “grande salto”, però – sempre se si dovesse percorrere ancora la metafora borsistica – si potrebbe definire senza variazioni di rilievo. E forse senza grandi outlook positivi in prospettiva.
2 Commenti
Credo che anche l’ultimo degli spin doctor capirebbe che il nome di una sindacalista ultrasessantenne riuscirebbe a far convergere su di sé solo e soltanto una parte di elettorato ultra-consolidato, senza riuscire a “bucare gli schieramenti”, che molto concretamente significa riuscire a conquistare nuovi elettori “fuori target”.
Perché non fare un’analisi lucida e onesta di quali siano stati i fenomeni elettorali più riusciti degli ultimi anni, analizzarne l’universo valoriale e trarne qualche valida indicazione?
Proviamoci al volo.
A sinistra gli esempi di maggior successo (effimero successo) sono stati:
– Matteo Renzi e il mito del rottamatore che si lascia alle spalle l’establishment di partito.
– I 5 stelle e l’utopia dell 1 vale 1, della democrazia diretta, dell’anticasta, del rappresentante del popolo, il rancore giacobino verso il potere costituito.
– il movimento delle sardine e l’ideale della partecipazione spontanea, la forza dell’associazionismo, la fascinazione della spinta dal basso.
A destra invece si va da:
– l’aggrapparsi al mito del candidato della società civile, alternativo al politico di mestiere (Forza Italia)
– l’immancabile abbandono fideistico nell’uomo solo al comando.
– il ricondurre la complessità dell’esistente a concetti semplici (sarebbe meglio dire “semplicistici); ossia l’individuazione di un capro espiatorio causa di tutti i mali (l’immigrazione fuori controllo) che alimenta la paura; paura alla quale si promette facile soluzione con un mix di interventismo (la retorica del “fatti e non parole”) e sovraesposizione del leader, che combatte “uomo tra gli uomini” fino a rischiare di suo pur di difendere e salvare la moltitudine che gli ha dato fiducia e per la quale è pronto a immolarsi fino all’estremo sacrificio.
Ora, dico io: ma è così difficile capire qual è il profilo ideale che si deve mettere insieme per essere competitivi?
Possibile non riuscire a intuire che – se devi costruire un personaggio che funzioni, se devi scrivere una storia nella quale la gente possa riconoscersi – devi mettere insieme una narrazione costruita su valori di un certo tipo?
La destra lo ha capito bene, e la sua narrazione è decisamente in linea con quello che fino ad ora ha pagato.
Che la sinistra – ma chiamiamolo pure “il campo progressista – non trovi la quadra (e una sindacalista ultrasessantenne mi sembra abbastanza fuori fuoco come modello) invece mi sconforta parecchio.
Splendida analisi. Grazie.