L’attacco, oggettivamente (e, in parte, inusualmente rispetto agli ultimi mesi) era stato feroce, frontale. Il deputato della Lega, Eugenio Zoffili, aveva definito i parlamentari lariani di Pd e Cinque Stelle, rispettivamente Chiara Braga e Giovanni Currò, “complici” del potenziale disastro occupazione legato all’addio all’ex Ilva di Taranto da parte del gruppo Arcelor Mittal.
Lo tsunami Ilva archivia la pax tra parlamentari comaschi. Zoffili: “Braga e Currò complici”
Ora è proprio Currò a replicare secco al leghista.
“Eugenio, che toni! I cittadini non meritano questo! Portare a Como termini di “complicità” come se avessimo commesso un delitto mi sembra eccessivo, semmai l’opposto – risponde il deputato del Movimento Cinque Stelle – Ricordiamo che qui si parla della creazione di una immunità ad hoc ad un solo soggetto, la legge è uguale per tutti, se vogliamo farci rispettare come italiani nel mondo”.
“Da un partito che fa dell’ordine, della disciplina e dell’orgoglio italiano il suo baluardo, non mi sarei mai aspettato che avesse voluto concedere tutto ad un investitore straniero solo per il Dio denaro – prosegue alzando il tono dello scambio Currò – Ma poi, non ricordi di aver votato con noi il Decreto Crescita che trattava proprio questo tema?!”.
Chiara la stoccata, a cui fa seguito un dito puntato soprattutto con ArcelorMittal.
“E’ evidente a tutti che la questione dell’immunità penale è la foglia di fico dietro la quale Mittal nasconde i propri interessi economici, un maldestro tentativo di scaricare sugli italiani i costi delle perdite economiche, che quest’anno si attestano intorno agli 800 milioni – attacca Currò – E’ Mittal stessa ad aver riconosciuto, nel corso di un’audizione, che la questione immunità non è nel contratto: elemento che rende impossibile qualunque contestazione da parte loro di un mancato rispetto dei patti”.
“L’impressione è che si stiano sottraendo ai loro doveri nei confronti dei cittadini e dei lavoratori di Taranto, creando ad arte un allarmismo che danneggia soltanto il territorio – chiude il deputato comasco dei Cinque Stelle – Per noi non c’è trattativa possibile se non si mettono al primo posto il diritto alla salute dei cittadini di Taranto e quello alla sicurezza dei lavoratori dell’acciaieria”.
“Il nostro invito, quindi, è quello di valutare un accordo di programma sul modello di quello messo in campo a Genova, che è stato in grado di coniugare salute, rispetto dell’ambiente e conservazione dei livelli occupazionali – è il passaggio finale – Solo così si potrà proseguire lungo la via, già tracciata, della riconversione economica del territorio tarantino, su cui il governo deve imprimere una svolta decisiva. Il mio invito è alla compattezza tra tutte le forze politiche e non allo schierarsi con le multinazionali estere, facciamoci rispettare come italiani”.