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Foto, battaglie e scheletrino: 5 giugno 2018, il Pd stava con Locatelli. “No al dormitorio”

E però, c’è un però. Che somiglia al classico scheletrino politico nell’armadio e risale al giugno 2018 e che oggi – mentre moltissimi esponenti del Pd aderiscono con foto all’iniziativa lanciata da Patrizia Maesani #mettiamocilafaccia – crea certamente qualche imbarazzo almeno tra i dem del capoluogo.

E così si spiega anche perché, sempre nel sostenere il “foto-bombing” pro dormitorio, nel primo post di Svolta Civica ci fosse questo inciso: “La nostra mozione era già pronta, ma poi abbiamo pensato che un’iniziativa bipartisan avrebbe avuto maggiore forza”.

E probabilmente si capisce meglio pure il passaggio nel fresco comunicato di Como Senza Frontiere in cui si parla di “mozione utile ma tardiva” (qui), riferendosi al documento presentato a inizio settimana da Maesani assieme alle firme di Barbara Minghetti, Maurizio Traglio e Vittorio Nessi di Svolta Civica, Patrizia Lissi, Stefano Fanetti e Gabriele Guarisco del Partito Democratico, Fabio Aleotti del M5S e Bruno Magatti di Civitas.

Perché tutti questi (seppur micro) distinguo?

Perché nella primavera di un anno fa il Pd a Palazzo Cernezzi disse no (astenendosi) a una identica richiesta avanzata da Svolta Civica per aprire un nuovo dormitorio comunale per i senzatetto e un nuovo centro diurno in città, oltre che aumentare i servizi igienici.

Ma non solo. Il giorno dopo, vista la posizione spiazzante, i dem spiegarono ampiamente il no. Con parole che rilette oggi, con il Pd che chiede a gran voce un nuovo dormitorio, suonano come minimo beffarde.

“Non certo perché noi siamo contrari ad aiutare chi è in sofferenza e disagio – commentarono il 5 giugno 2018 i consiglieri Stefano Fanetti, Patrizia Lissi e Gabriele Guarisco – Ma è la diversa visione di ciò che si può fare per costoro che caratterizza la posizione dei democratici rispetto ai colleghi della civica”.

E ancora: “L’assessore ai Servizi sociali (Alessandra Locatelli, ndr) – dice il capogruppo Fanetti – ci ha spiegato che molto si sta facendo e io ho specificato subito che molto si è fatto anche in passato per affrontare questo problema. C’è il dormitorio comunale, c’è l’Ozanam, c’è l’emergenza freddo. In generale i dormitori, finché fungono come una risposta a bisogni transitori e impellenti, rappresentano un’opzione sensata”.

Non basta?

Ecco un altro passaggio: “Il problema – aggiunse Fanetti – è che molto spesso questi luoghi passano dall’essere concepiti come una situazione momentanea all’essere vissuti come una condizione definitiva, stanziale. Questa visione non permette, in molti casi, di andare oltre una logica emergenziale e assistenziale che ostacola l’uscita dallo stato di degrado anche a chi ne avrebbe la possibilità”.

Insomma, per il Pd non un anno fa non era affatto scontato che “sia la risposta migliore per queste persone. Se alcuni di loro possono essere reinseriti nella società, possono aspirare a un progetto di vita dignitoso, dovremmo puntare su qualcosa di diverso. Secondo noi bisogna discutere modelli che guardano al fenomeno dei senza tetto non più solo in termini di pasti distribuiti e di posti letto assegnati”.

La proposta di Fanetti, Lissi e Guarisco, appoggiati in questo dal segretario cittadino Tommaso Legnani (nella foto sopra), verteva dunque su “modelli innovativi come l’housing first, cioè una forma di intervento, nell’ambito delle politiche di contrasto alla grave marginalità, fondata sull’inserimento diretto in unità abitative indipendenti di persone senza dimora e in situazione di disagio, con l’obiettivo di favorirne percorsi di integrazione sociale e di benessere personale”.

Come sono cambiate, le cose in casa dem, in meno di 12 mesi.

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