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“Gaddi, l’uomo giusto per il futuro di Como”. Tra Ticosa, tariffe, Rapinese e visione di città intervista al grande tessitore politico, Umberto d’Alessandro

E’ arrivato a Como 61 anni fa, correva l’anno 1963, con la divisa della guardia di finanza, Umberto D’Alessandro e da allora Como non l’ha più lasciata.“E oggi mi sento anche più comasco di tanti comaschi, anche se non ho mai nascosto, o provato a perdere, il mio accento del Sud, anzi credo che qualche mio intercalare faccia anche tanta simpatia”.

Simpatia è vero, che non difetta certo a una personalità forte e poliedrica come quella di D’Alessandro, capace di tagliare traguardi importanti in ambiti diversi. In politica è salito dalla Circoscrizione al ruolo di assessore con deleghe pesanti, è stato presidente di Acsm-Agam (oggi Acinque), attualmente è presidente dell’Ato Ufficio d’Ambito di Como, la realtà che si occupa del servizio idrico integrato. Pure da dirigente sportivo ha ottenuto importanti successi. Ma D’Alessandro è soprattutto un grande tessitore, una persona che se non lavora in prima linea, lo fa dalla seconda, ma sempre da protagonista. Così anche oggi, l’81enne D’Alessandro è attivo più che mai.

Parliamo un po’ della città.
Posso rispondere da cittadino però, non certo per il mio ruolo istituzionale.

Da cittadino ok, però anche da importante rappresentante del centro politico territoriale, questo lo possiamo dire?
Io nasco nella Democrazia Cristiana e certo l’esperienza non mi manca, ma non sono uno che vuole fare politica a tutti i costi, anche se certi amori quando nascono non muoiono mai.

Un centro che parla molto con Forza Italia, con Sergio Gaddi in particolare, si è parlato di un passaggio anche di Alessandro Falanga da Noi con l’Italia a Forza Italia, parliamo di un movimento che si è riferito a lei, D’Alessandro.
Io non ho alcuna tessera, ma è vero che con Sergio stiamo pensando a un percorso comune. Mi sembra l’unico che potrebbe essere in grado, certo non da solo, di far fare un salto di qualità a questa città. Una mente che ha una visione anche nuova. Como è bella e attrattiva, ma ogni cosa va gestita, Sergio lo ha fatto in passato e potrebbe farlo ancora.

Vogliamo parlare di qualche tema della città? Partiamo dal progetto della Ticosa, lei cosa ne pensa?
Penso che sia un’operazione sbagliata, che non sta né in cielo né in terra. Ma cosa vuol dire fare una spianata con dei pannelli solari? E’ questo il massimo della modernità applicabile a Como? Io ho avuto anche la delega all’Urbanistica, il nostro piano è vero, incontrò difficoltà insuperabili, ci fu il problema della Multi, la bonifica, però, perché ogni volta si deve ripartire da zero? C’erano progetti già attuabili e viene proposta una bella spianata, che anche il Sciur Peppino e la Sciura Maria, due pensionati amici miei con la terza elementare, probabilmente potevano buttare giù in mezz’ora. Rapinese si era presentato come un sindaco oculato e riflessivo, poi arriva quel progetto della Ticosa, che mette i brividi solo a pensarlo.

C’è anche uno sviluppo della viabilità però che riprende un po’ la vostra idea di una grande rotatoria in via Grandi.
Forse non ha buona memoria però. Noi prevedevamo l’interramento dell’asse principale Nord-Sud. Chi arriva da Milano o dalla Svizzera non può passare dalla rotatoria, deve andare dritto. Oggi la rotonda di piazza San Rocco già fa qualcosa, ma lo svincolo di via Grandi va pensato bene.

Ticosa bocciata, sulla sosta, Rapinese sta cercando di razionalizzare le tariffe, foste voi, prima Nini Binda, poi lei, a introdurre i parcometri in città.
Abbiamo sempre immaginato che servisse un’organizzazione della sosta. Fui preso di mira allora dai parcheggiatori che gestivano le aree di Como. Con me scomparvero sedie di plastica e ombrelloni di parcheggiatori semi abusivi. Il Comune era stato solo spettatore fino ad allora. Abbiam migliorato la città, tolto le auto da piazza Volta, poi Lucini è arrivato fino al Duomo, gli va dato il merito di aver compreso l’importanza della Ztl.

Abbiamo lasciato un po’ in sospeso la questione del rapporto con Sergio Gaddi. Perché crede sia lui l’uomo giusto per il futuro di Como?
Perché è vicino alle persone e ai loro problemi. E’ tornato a fare quella che possiamo definire l’attività da marciapiede, critica, ma anche suggerisce e propone soluzioni concrete. E poi dobbiamo difendere la cultura da un sindaco e una giunta che evidentemente hanno qualche problema con questo argomento. Sergio riuscì a trasformare Villa Olmo in qualcosa di unico. Ma attenzione, oggi da Como non sono scomparse solo le mostre di Villa Olmo. Si stanno cancellando le associazioni culturali. La questione del tentativo di sfratto al Carducci grida vendetta. Non si favoriscono altre realtà. Io ho vissuto da amministratore gli anni in cui la Fondazione Ratti ad esempio portava periodicamente arte e cultura di sapore internazionale. Se Como perde queste prerogative si impoverisce e si chiude al mondo e sarà un danno anche per il turismo.

Vogliamo parlare dello sport, che resta una sua grande passione?
Mia figlia, che forse conoscete perché è anche lei giornalista, non vive a Como da anni, ma ogni volta mi chiede se hanno riaperto la piscina. Guardate che tenere Muggiò in quelle condizioni è un’assurdità. Invece si tiene la carota davanti al muso di tante società sportive, senza sanare mai il passato. Io fossi un atleta o una famiglia di un atleta che pratica nuoto o pallanuoto non so che reazione avrei. Per non parlare dei disabili, che non hanno più l’accesso in via Del Dos. Ma io mi ricordo bene cosa diceva Rapinese. Diceva che avrebbe fatto volare anche gli elicotteri per portare i disabili in piscina. Questo vuol dire non rispettare le persone fragili però, e anche non conoscere cosa serva per loro in una piscina, dalla temperatura elevata allo scivolo per l’accesso. In due anni Rapinese per gli sportivi del nuoto e per i disabili ha fatto zero, e questo è bene che qualcuno se lo ricordi.

Sul calcio qualcosa si è mosso però?
Poco o niente e non per merito di questa amministrazione, erano tutti progetti già in itinere. Anzi le società dilettantistiche del calcio e non solo del calcio non ricevono più neppure un euro di contributo dal Comune. Io li conosco i presidenti, tutti. Li vedo fare da soli manutenzioni, col badile in mano, fare le pulizie, ma possibile che non ci sia riconoscenza verso chi toglie dalla strada centinaia e centinaia di bambini, ragazzi e adulti per farli divertire e stare bene? L’attenzione del Comune è davvero scarsa verso lo sport quasi quanto lo è verso la cultura.

Eppure si dice che il più importante bacino di voti di Rapinese sia arrivato dallo Sport.
Non ho mai ragionato in questi termini e spero che non lo faccia nessun amministratore. Anche quando sono stato presidente di Acsm, ho cercato di aiutare sempre tutti, guardavo il progetto, il bene della città, mica il colore politico. Ricordo benissimo quando si presentò da me Paolo Ferrante, che voleva rilanciare la Comense Scherma dopo il fallimento della Comense. Sottoscrissi un accordo triennale, proponendo anche un ruolo ad Arianna Errigo di testimonial e di rappresentanza. Fu una decisione lungimirante, ma era per il bene della città, per la sua storia sportiva, non certo per interessi diversi.

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9 Commenti

  1. Ci mancava D’Alessandro!

    Uno che esordisce così (“Rapinese si era presentato come un sindaco oculato e riflessivo”) fa capire quanto sia poco lucido nelle proprie analisi.

    A quando l’intervista a Scopellitti?

  2. Certo la nostalgia si fa sentire in questi ragionamenti, del resto come non rimpiangere l’ amministrazione Bruni e poi Lucini e poi Landriscina …….hanno dato lustro alla citta’ ,certo, e come non criticare l’ attuale che sostiene di aver trovato macerie quando ha invece ricevuto un gioiello al massimo splendore !!!

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