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Il deputato comasco Currò (M5S): “Positivo al Covid”. E poi la strenua difesa del Cashback

Il deputato comasco dei Cinque Stelle, Giovanni Currò, è positivo al Coronavirus. Lo ha annunciato con un post su facebook.

“Positivo al Covid-19 – ha scritto – Qualche sintomo, ma tutto ok, ovviamente continuo il mio lavoro in smartworking, sapete che non mollo nemmeno un centimetro”.

Dopo le due righe dedicate alla questione medica, il parlamentare lariano si è lanciato in una strenua difesa del Cashback, il meccanismo di restituizione di una parte dei soldi spesi nei negozi introdotto dal governo Conte.

Sento in queste ore attacchi incrociati sul Cashback, con richieste di sospensione addirittura a luglio – ha scritto Currò – Il Cashback, è importante sia per la sua funzione primaria di contrasto all’evasione fiscale e di sostegno dei consumi in una fase di grave crisi, che in prospettiva, infatti, può risultare davvero determinante per agevolare il rapporto tra cittadino e amministrazione pubblica con l’APP IO e i suoi servizi integrati”.

“Invito quindi il Governo a sostenere questo strumento importante di digitalizzazione in un momento di transizione decisivo per il futuro della pubblica amministrazione”, ha concluso Currò con un appello all’esecutivo Draghi che invece sembra molto meno convinto della bontà del provvedimento.

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3 Commenti

  1. Per stanare l’evasione fiscale proviamo a fare come in Svizzera: per ogni acquisto (non ovviamente la spesa al supermercato) si deve dimostrare la provenienza della disponibilità finanziaria. In primis la dichiarazione dei redditi. Faccio un esempio: un politico che dichiara un reddito di mille euro al mese come fa ad acquistare una villa con parco dal costo di mezzo milione di euro? Questo politico esiste. In quanto al cashback, non è certamente un sussidio, ma non aiuta chi ha veramente bisogno. Siamo poi convinti che incentivare i consumi è la strada migliore da percorrere.

  2. I sussidi di solito si danno a chi ha poco da spendere e necessita di un aiuto.
    Qui abbiamo un sistema che premia chi più spende, e quindi chi evidentemente non ha bisogno di sussidi per fare acquisti.
    Se l’intento era sostenere i consumi e agevolare i pagamenti elettronici, allora molto meglio meccanismi quali la vecchia Tremonti-card, o progetti simili attuati dalle regioni. In quel caso almeno i soldi vanno a chi ne ha davvero bisogno (salvo i soliti immancabili furbetti).

    1. Il cashback non è un sussidio. Ha un obiettivo diverso che è quello di incentivare i pagamenti tracciabili per far emergere il “nero”. È un sistema poco efficace e assai costoso. È il motivo per cui si nutrono dubbi sull’opportunità di mantenerlo. Lo strumento è da cambiare ma l’obiettivo è da perseguire. Come molte battaglie del Movimento 5Stelle sono qualche volta giuste ma, come del resto quelle sbagliate, sempre mal condotte.

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